Tricopigmentazione: cos’è e quando conviene farla

La tricopigmentazione è una tecnica avanzata che permette di contrastare a livello estetico gli effetti di calvizie e alopecia. Ecco in cosa consiste e quando è consigliata.

La tricopigmentazione è una tecnica avanzata che interviene sul piano estetico per attenuare gli effetti della perdita dei capelli. Attraverso la tricopigmentazione si può ricreare in modo molto realistico la presenza di capelli anche nei casi più avanzati di calvizie e alopecia. In sostanza, è come se si disegnassero, utilizzando speciali pigmenti colorati, i capelli che sono caduti simulandone così la presenza. In questo articolo approfondiamo l’argomento: scopriremo in cosa consiste esattamente la tecnica di tricopigmentazione e in quali situazioni è consigliata.

Che cos’è la tricopigmentazione

La tricopigmentazione consiste nella pigmentazione del cuoio capelluto: tramite questa tecnica, un pigmento colorato viene inserito nello strato superficiale del derma, andando a ricreare l’effetto della capigliatura in modo molto naturale e realistico. I pigmenti di color cenere vengono inseriti sotto la pelle come si fa per i tatuaggi, anche se l’effetto finale è completamente diverso: si ottiene infatti un effetto rasato, ad oggi l’unico raggiungibile con questa tecnica.

Per realizzare la tricopigmentazione serve un macchinario e un ago specifico per il cuoio capelluto, chiamato taper. La superficie liscia dell’ago crea un micro foro nella cute mentre la struttura ruvida dell’ago trattiene il pigmento colorato e non lo lascia scivolare via: in questo modo, grazie al movimento costante, viene rilasciata sempre la stessa quantità di pigmento per avere un effetto uniforme e naturale. Il deposito del pigmento avviene ad una profondità costante di 0,5 mm.

A chi è adatta la tricopigmentazione?

La tricopigmentazione è un trattamento assolutamente non invasivo e non doloroso, non è necessaria nessuna anestesia e, una volta terminato, si possono riprendere tranquillamente le proprie attività senza limitazioni. Il trattamento dura circa due ore ma è bene ricordare che non si tratta di una soluzione definitiva: proprio come succede per il trucco permanente, la tricopigmentazione dura dai 6 ai 12 mesi ed è consigliato effettuare trattamenti periodici di richiamo, per evitare uno sgradevole effetto sbiadito.

Quando è consigliata dunque la tricopigmentazione? Con questa tecnica si può dare l’impressione di avere capelli molto corti e, se bene eseguito, il trattamento simula una maggiore densità e copre le zone di diradamento del cuoio capelluto.

È utile anche per coprire le cicatrici, tuttavia esistono situazioni in cui non può essere eseguita. 

Quando non si può fare la tricopigmentazione

La tricopigmentazione non è un trattamento adatto a tutti. In presenza di particolari problematiche a livello di cuoio capelluto, ad esempio dermatite seborroica o follicolite, il risultato finale sarebbe inevitabilmente alterato e quindi viene sconsigliata. Così come viene sconsigliata a chi ha i capelli bianchi, biondi chiari o rossi. Prima di sottoporsi a questo trattamento è dunque indispensabile sottoporsi ad un controllo delle caratteristiche del cuoio capelluto, per poter valutare se ci sono le condizioni ideali per procedere.

Tricopigmentazione o trapianto?

Si tratta di due tecniche molto diverse tra loro, che rispondono ad esigenze diverse. Con la tricopigmentazione si crea un effetto rasato temporaneo, quindi è una soluzione adatta agli uomini che vogliono minimizzare i loro problemi di calvizie. Sottoporsi ad un trapianto di capelli significa invece poter recuperare una piena capigliatura o quantomeno riavere in parte i propri capelli ed è quindi una tecnica adatta a uomini e donne, per contrastare qualsiasi problema di calvizie senza altri tipi di rimedi e senza essere costretti a camuffare il diradamento.

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