Andrea Zelletta: «La cosa che mi spaventa di più del contesto sociale attuale è l’incertezza che ci separa dalla normalità»

Tratti armoniosi, fisico scolpito e sguardo limpido: Andrea Zelletta con il suo look da star-sensation ha all’attivo una carriera da modello, influencer con 500 mila followers e per di più fa il Dj a tutto campo. I suoi punti di forza? Affascinante, certo, ma anche competente e appassionato.

Parla di responsabilità collettive, di cambiamenti doverosi e si narra attraverso i canali social con empatia ed entusiasmo. Nel vestire, porta un mix nonchalantche sposa tradizione e contemporaneità.

Un’icona digitale moderna che fin dagli esordi apprende la moda “come arte, lo stilista come un grande artista e l’espressività come l’atto finale”, siamo riusciti ad indurlo a trattare temi che spaziano dalle ripercussioni in campo digitale post-epidemia al futuro del settore moda. 

Di cosa si occupa la tua professione? 

Faccio il modello e Dj. Lavoro nella moda da diversi anni è un mondo che mi è capitato ma che mi è subito piaciuto. Fare il modello significa mettere a disposizione il proprio corpo, le proprie forme a ridosso dei grandi marchi, dei capi d’abbigliamento in sfilate e servizi fotografici. Questo il significato comune io, invece, lo intendo in modo più profondo. La moda per me è arte, lo stilista un grande artista e la loro grande espressione è l’atto finale: la sfilata, il servizio fotografico. Da qui prendo il significato del mio lavoro che per me è essere parte della loro espressione. Ad accompagnarmi in ogni occasione è la consapevolezza di essere importante per l’atto finale del lavoro di un artista e per la sua riuscita. Questo mi stimola sempre a dare il massimo un mondo che mi sono andato a cercare è quello della musica, da sempre una mia passione. Infatti da più di un anno impiego le mie giornate a fare il Deejay, mixando, selezionando dischi per preparare le serate previste da calendario della mia agenzia. Ho vissuto il periodo che ha preceduto questa emergenza globale, il weekend nei clubs dove era prevista la mia performance, durante la settimana, a far musica e a studiare progetti per il tour estivo. L’attuale situazione non mi consente di far pronostici su quando potrò tornare in consolle nei locali e su quando si potrà tornare a ballare e a vedere i clubs pieni. La priorità in questo momento è che la vita di tutti sia tutelata. Aspettare per me non è un problema, perché sono convinto che quando tornerà tutto alla normalità, entrare nei locali, calpestare il palco della console, fare il mio dj set e vedere le folle ballare sarà ancora più bello. 

Come vedi il futuro del mondo della moda e dell’ambito creativo post-epidemia?

Sicuramente il mondo della moda, il mondo creativo, non essendo settori di sussistenza, sentiranno la crisi più di altri. Leggevo qualche giorno fa che secondo una recente indagine le vendite del comparto caleranno del 30 %. Beh, di fronte a un dato del genere è difficile essere ottimisti. Sicuramente sarà determinante per la ripresa, l’evoluzione dell’emergenza di un’economia molto importante per il settore, quella degli Stati Uniti che ad oggi non lascia ben sperare. Io credo in generale che il segmento luxury avrà una ripresa più veloce mentre tutto quello che non lo è, avrà una ripresa più lenta. La gente andrà mediamente alla ricerca di abiti più duraturi e eviterà di mettere le mani al portafoglio spesso come faceva prima. Sono fiducioso di una cosa, che l’aumento degli investimenti nel digitale potranno velocizzare la ripresa. Nella moda è ormai risaputo che sia fondamentale, sia come marketplace visto che l’e-commerce era un canale di vendita in crescita già prima del Covid-19, sia come canale di promozione visto che buona parte degli investimenti pubblicitari dei grandi marchi si concentrano su Social e Influencers. 

Con l’avvento dei social, in particolar modo nel corso di questo periodo di instabilità economica e sociale, a tuo parere quale sarà lo scenario che cambierà maggiormente da ora in poi? 

Il Covid-19 ci ha costretto alla distanza forzata e la gente si è rifugiata in quello di cui disponeva. I Social ma più precisamente tutte quelle App di video conferenza. Al momento è questo lo scenario che si va sempre più a definire. Quando si tornerà alla normalità, buona parte di questa tendenza è destinata a rimanere, la restante tornerà alle vecchie abitudini, quindi all’utilizzo classico dei Social. Sicuramente questa situazione ha inciso in tutti i mondi. Penso a quello food in cui il delivery fino a qualche tempo fa era una moda diffusa nei grandi centri, ora è diventato un servizio indispensabile anche in quelli piccoli. Queste sono le cose a cui mi vien subito da pensare perché tra le cose più vicine a me ma si potrebbe impiegare molto altro tempo a raccontare come questa emergenza in poche settimane ha rivoluzionato le abitudini mie e di tutta la gente. 

Quali sono le mosse che secondo te il sistema moda deve attuare per accingersi a un’etica di migliore impatto? 

Sembra che la moda in questo momento abbia capito che non sia il momento di vendere, ma sia il momento di far del bene. Tutti i grandi stilisti donano risorse economiche e producono mascherine o camici. In questo momento è questa l’etica vincente, di migliore impatto, di una moda che manifesta estrema vicinanza alla gente. Tutto questo sono sicuro che aiuterà i grandi marchi a ripartire. Mi viene da pensare a Armani, a cui sono particolarmente legato, che ha annullato la sua sfilata durante la fashion week quando si iniziava solo a parlare dei primi contagi, che ha messo in campo ingenti risorse economiche e ha trasformato in poche settimane fabbriche di capi di alta moda in fabbriche per camici monouso da donare al sistema sanitario italiano. Se dovessi pensare invece all’etica nella moda domani, vedo temi della sostenibilità e della trasparenza della filiera sicuramente tra quelli che si faranno spazio nel settore. 

A tuo parere, verso che rotta si sta orientando il settore creativo? E cosa punta a raggiungere in questi tempi? 

In questi tempi il settore creativo punta a creare nella gente la consapevolezza che è un mondo che per riuscire deve fare del bene. E va sempre più verso quella direzione. Non si acquisterà un prodotto ma si acquisteranno dei valori. E’ un mondo che senza valori non può stare in piedi; è un mondo che ora più che mai sta cercando di guadagnarsi la stima della gente perché scegliere un capo piuttosto che un altro significherà sceglierlo sì per il brand ma anche per i valori che questo ha espresso. 

Cosa ti spaventa di più appena cesserà l’epoca Covid-19? 

La cosa che mi spaventa è l’incertezza che ci separa dalla normalità. Questa situazione è per tutti nuova e non si sanno le cose come andranno esattamente. Non esiste nessuno, neanche gli esperti, in grado di dirci come si evolverà l’emergenza e quindi nessuno in grado di capire quando effettivamente ognuno di noi potrà tornare alla vita di qualche settimana fa. Purtroppo è un timore con cui ho imparato a convivere. Provo a non pensarci condividendo il mio tempo con Natalia, la persona che amo e impiegandolo facendo quello che mi piace di più: musica, tanta musica e forma fisica. 

Come cambierà il tuo lavoro dopo l’epidemia? 

Il graduale ritorno alla normalità non permetterà subito di vedere i soliti eventi e le solite sfilate. I DJ si esibiranno dalle proprie case in diretta streaming sui social e si accontenteranno di performance in locali più piccoli. Le sfilate saranno fatte senza assembramenti sugli spalti e tutti si accontenteranno di leggere i media, e di vedere i video delle stesse su Youtube. Quando non ci saranno restrizioni, parte dell’importanza che sta acquisendo l’online rimarrà invariata mentre per il resto, torneranno ad avere importanza gli eventi e le sfilate offline che permetteranno di rivivere le emozioni che solo loro sanno regalare. 

Riflessioni conclusive? 

Intanto vi ringrazio per l’intervista. È stato un modo per pensare e toccare degli argomenti a me cari. Colgo l’occasione per dire di essere fiero di esser capitato nel mondo della moda perché sta dimostrando al mondo intero, nel momento più difficile, di far del bene e che l’arte della moda è anche questa. E poi per raccontarvi che la mia passione per la musica è diventato il mio lavoro che sicuramente tornerò a fare con più motivazione di prima. Non mi resta che mandare un saluto dando a tutti appuntamento, quando la salute di tutti sarà messa al sicuro, nei clubs d’Italia dove metterò musica e potrò vedervi di nuovo ballare. Non so quando tutto questo potrà accadere ma dipende da noi. Per far sì che questo accada il prima possibile, ora l’imperativo è: rimanere a casa! 

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