PANE, MUSICA E RECITAZIONE: IL RACCONTO DI ANGELICA CINQUANTINI

Giovanissima, brillante e sempre pronta nel mettersi alla prova. Angelica Cinquantini, attrice romana classe 1998, intraprende il suo percorso nello sfavillante mondo della recitazione a soli otto anni, esordendo nella serie Quo Vadis Baby? di Gabriele Salvatores. Uno spirito frizzante, fresco e giocoso, l’allora piccola Angelica mostra una passione incontrollabile nello stare sul palco; uno scenario che sembra essere stato pensato ad hoc per lei e per la sua voglia di recitare. Una bambina entusiasta, avvicinatasi al set con una buona dose di inconsapevolezza: così la stessa attrice parla di sé all’età di otto anni. Un “piccolo tornado” con quella sana noncuranza tipica dei bambini che le ha permesso di affrontare ogni provino come fosse un gioco. E questa è stata la vera chiave del successo: la giovane attrice recita sempre divertendosi, dando costantemente il meglio di sé.

Con il passare degli anni, quella passione che sembra essere incisa nel suo DNA diventa per Angelica una vera professione. Nel 2020 l’attrice prende parte al lungometraggio per RaiPlay Il cinema non si ferma; nel 2021 è il turno di Casanova Opera Pop, spettacolo in cui la giovane romana interpreta il ruolo della protagonista femminile Francesca Erizzo. E ora, nel 2024, Angelica Cinquantini si cala nei panni dell’intraprendente Mita Medici, nel docu-film Rai Califano. Una narrazione per immagini che racconta il grande cantautore, sotto la regia di Alessandro Angelini. Nel ruolo di uno dei grandi amori che hanno segnato la carriera dell’artista, la giovane attrice afferma di aver imparato molto da Mita, dall’aver sempre rispetto per sé stesse al coraggio di rialzarsi dopo una sconfitta.

Angelica Cinquantini
Total look Saloni

«Mi piaceva veramente tanto stare sul set e divertirmi, con uno spirito giocoso. Le prime esperienze “da attrice” mi hanno insegnato tantissimo e rimarranno per sempre impresse nel mio cuore»

Ti sei avvicinata al mondo della recitazione fin da piccolissima con la serie tv di Gabriele Salvatores Quo Vadis Baby?. Come è stato lavorare sul set cinematografico in così tenera età?

Premetto che sin da piccola ho sempre avuto la passione per il trasformismo. In famiglia la vena artistica non è mai mancata: sono cresciuta ascoltando la voce di mamma cantare al fianco di mio padre, che è un musicista. Quando ero bambina, i miei si esibivano insieme e nell’armadio possedevano moltissimi vestiti da spettacolo. Io mi divertivo un mondo nel travestirmi, ad esempio con appariscenti giacche luccicanti. Inventavo sceneggiature, salivo in piedi sui tavoli, ballavo. Insomma, non mi fermavo mai; è una cosa che ho proprio nel sangue fin dall’infanzia.

Poi per caso, ancora molto piccola, ho iniziato a partecipare a provini per delle pubblicità. In seguito mi si è presentata l’occasione di prendere parte al mio primo progetto tv, Quo Vadis Baby?, per Sky Cinema. E fortunatamente è andato bene (ride ndr). Da lì in poi non mi sono più fermata; in quel periodo affrontavo ogni singolo provino come fosse un gioco. Senza dubbio all’epoca, essendo ancora molto piccola, vivevo il tutto con una buona dose di inconsapevolezza ed ero completamente disinibita. Mi piaceva veramente tanto stare sul set e divertirmi, con uno spirito giocoso. Le prime esperienze “da attrice” mi hanno insegnato tantissimo e rimarranno per sempre impresse nel mio cuore.

Con il passare degli anni ovviamente sono cresciuta e ho sviluppato una maggiore consapevolezza nell’approcciarmi alla recitazione. Il fatto di stare sul set divertendomi però non è mai cambiato.

Angelica Cinquantini
Tailleur Seafarer

«Appena percepisco l’odore del palco sono felice, sento un’adrenalina, una carica talmente forte che è addirittura difficile da descrivere»

Ti abbiamo vista in tv ma anche in musical teatrali come Alice nel paese delle meraviglie, con la regia di Christian Ginepro. Tra cinema e teatro, in che ambiente ti senti maggiormente a tuo agio? Perché?

Non saprei dirti quale tra i due preferisco; l’amore per il teatro e quello per il cinema sono due cose completamente diverse. Esattamente come il dover scegliere tra due figli: è praticamente impossibile. Il teatro offre sicuramente un impatto più diretto con il pubblico; sul palcoscenico la soddisfazione è immediata nel momento in cui ti rendi conto che il progetto a cui hai preso parte è stato apprezzato. C’è uno scambio di energie continuo tra l’attore e le persone che gli si trovano davanti. Appena percepisco l’odore del palco sono felice, sento un’adrenalina, una carica talmente forte che è addirittura difficile da descrivere. Poi, essendo io innamorata non solo della recitazione ma anche del canto, il musical per me rappresenta il connubio perfetto; lo strumento ideale in grado di condensare tutte le mie passioni.

Il set, invece, regala tutt’altro tipo di emozione. Lì la soddisfazione arriva “a scoppio ritardato” quando ti rivedi nei panni del personaggio. È interessante poi notare certe sfumature dell’atto recitativo, come le espressioni del viso, la gestualità… Anche nell’ambiente cinematografico mi diverto moltissimo, ma in un modo totalmente diverso rispetto a quando sono coinvolta in un progetto teatrale. In entrambi i contesti, però, amo trasmettere delle emozioni, una certa umanità, rimanendo vera sempre e comunque.

Ripeto, per me è impossibile scegliere tra teatro e cinema. L’ideale probabilmente sarebbe recitare in un musical e in un film all’anno: un sogno.

Angelica Cinquantini: «Il ruolo di Mita mi legherà inevitabilmente a lei per tutta la vita ed è stato in grado di tirare fuori una mia parte entusiastica che, in un certo senso, vorrei rappresentasse un nuovo inizio per me»

Ti sei laureata in Psicologia per poi continuare il percorso nel mondo della recitazione. Che relazione c’è tra queste due sfere nella tua vita?

Ho intrapreso il percorso universitario in Psicologia dopo una fase di distacco dalla recitazione. In quel periodo avevo bisogno di ritrovarmi e capire se davvero la carriera da attrice fosse la strada giusta per me. Come accennavo prima, ho approcciato il mondo della recitazione fin da piccolissima con una certa inconsapevolezza; in un certo senso “mi sono ritrovata” a fare l’attrice. Poi, da adolescente, non riuscivo bene a capire se quello fosse un mio reale desiderio oppure no.

Proprio per questo ho sentito la necessità di prendere per un attimo le distanze dalla recitazione. Ho frequentato il liceo e poi mi sono iscritta all’università. Il percorso di studi in Psicologia mi ha aiutato moltissimo nell’auto-analizzarmi interiormente. Poi, durante la stesura della tesi, mi sono davvero resa conto di avere fame di recitazione e di volermici buttare con tutta me stessa. L’università mi ha fatta sentire al sicuro, era una comfort zone dove mi sono sempre trovata bene; tuttavia non mi dava quella spinta che si prova affrontando un provino con la voglia di vincerlo.

Lo scorso 11 febbraio è andato in onda su Rai 1 il film Califano, con la regia di Alessandro Angelini. Qui ti abbiamo vista nei panni di Mita Medici, nome d’arte di Patrizia Vistarini. Ti è piaciuto interpretare questo ruolo?

Ho amato particolarmente il ruolo di Mita Medici perché mi ha permesso di rimettermi in carreggiata. Ho avuto modo di conoscere la vera Mita con cui ho stretto un rapporto bellissimo. Proprio ieri mi ha scritto un messaggio molto emozionante in cui si diceva soddisfatta della mia recitazione nei suoi panni. E questo per me è stato il giudizio più importante di tutti ovviamente. Il ruolo di Mita mi legherà inevitabilmente a lei per tutta la vita ed è stato in grado di tirare fuori una mia parte entusiastica che, in un certo senso, vorrei rappresentasse un nuovo inizio per me.

Angelica Cinquantini
Total look Zimmermann

«Interpretando questo personaggio ho imparato l’importanza di mantenere sempre dignità e rispetto per sé stesse, nonostante eventuali rifiuti ricevuti»

Cosa ti ha insegnato questo personaggio? Ti ci rispecchi?

Interpretando questo personaggio ho imparato l’importanza di mantenere sempre dignità e rispetto per sé stesse, nonostante eventuali rifiuti ricevuti. Un altro valore che mi ha trasmesso è poi la volontà di rimettersi in piedi e ricominciare, senza buttarsi giù. E in quest’ultimo aspetto io mi rispecchio molto: sono una persona profondamente ottimista; dopo una caduta cerco sempre di rialzarmi con il sorriso.

Poi io rispetto al mio personaggio sono sicuramente più riservata, forse un po’ più timida; lei ha sempre mostrato una maggiore intraprendenza. Quando però mi apro con le persone che mi circondano divento esattamente come Mita: mi piace far sentire a proprio agio chi mi sta vicino, scherzo, faccio battute, coinvolgo. Poi io e lei condividiamo anche lo stesso segno zodiacale, siamo del Leone (ride ndr).

Sotto il tuo più recente post Instagram hai scritto: “Califano è un prodotto straordinariamente delicato e umano”. In che senso?

Credo che i giovani di oggi conoscano Califano in modo un po’ superficiale; magari canticchiano le sue canzoni, però poi non sono al corrente della vita e della vulnerabilità di questo straordinario artista. La regia di Alessandro Angelini ha ascoltato i personaggi che si trovano nel film e ci ha permesso di ascoltarci l’uno con l’altro. E questo, secondo me, ha reso l’intero progetto molto delicato. Ogni attore ha approcciato il proprio ruolo con particolare rispetto, Leo in primis, che ha interpretato il personaggio di Franco Califano con delicatezza e umanità, senza scimmiottarlo.

Come è stato lavorare al fianco di Leo Gassman e in generale con il resto del cast?

Quello che si vede nel film Califano è un cast giovane. Sul set ci siamo divertiti tantissimo, sempre rispettandoci vicendevolmente. Si è creato proprio un bel rapporto, una sorta di famiglia in cui scorre un’energia molto positiva. Noi ragazzi del cast, Leo compreso, ci siamo visti spesso fuori delle riprese. Con lui, sin dal momento del provino, mi sono sempre sentita tranquilla e al sicuro.

Ricordo il primo giorno di set: si respirava la classica atmosfera da primo giorno di scuola. È stato molto bello.

Angelica Cinquantini
Tailleur Seafarer

«Quello in cui ho recitato alla fine è un vero e proprio documentario; un prodotto che ha permesso, al pubblico e alla sottoscritta, di approfondire lo spessore di un cantautore tanto straordinario»

Secondo te quali valori trasmette il film Califano? E perché è stato importante realizzare un film proprio su di lui?

In primis la perseveranza; la forza di non mollare nonostante eventuali fatti tragici che possono minare un percorso di vita. Poi, ovviamente, il coraggio di rialzarsi e di continuare con la propria passione, la propria arte. Nel film si presenta Califano da una prospettiva più profonda rispetto a come di media lo si conosce. Si mostra la sua fragilità in quanto uomo, talvolta lo si vede attraversare momenti di solitudine. E, in conclusione, si è portati a empatizzare con questo personaggio e a capire la profondità celata nelle sue canzoni, testi che ancora oggi tutti canticchiano e ricordano.

Prima di vedere il film, in molti non sapevano che Califano avesse scritto molti brani per altri artisti, come Minuetto ecc. Proprio per questo, secondo me, quello in cui ho recitato alla fine è un vero e proprio documentario; un prodotto che ha permesso, al pubblico e alla sottoscritta, di approfondire lo spessore di un cantautore tanto straordinario.

Guardando al futuro, c’è un personaggio che ti piacerebbe molto interpretare?

Avrei tanti nomi. In particolare, però, essendo io grande appassionata di musical, mi piacerebbe particolarmente calarmi nei panni di Fantine de Les Misérables. Oppure un personaggio un po’ bolder, stile Ragazze interrotte, per mettermi alla prova. In linea generale apprezzerei moltissimo ruoli che mi permettano di sperimentarmi, diciamo così.  

Prossimamente ti vedremo in Viola come il mare 2. Che personaggio interpreti in questa serie?

Interpreterò una ragazza disabile che intraprende una relazione un po’ travagliata con un personaggio sordo. E il resto lo vedrete con i vostri occhi, per ora non posso svelare altro.

Credits

Photographer Simone Panetta 

Stylist Stefania Sciortino 

Hair and make-up Lena Bantoula 

Press Office Amendola – Corallo Comunicazione 

Location Adèsso Hotel 

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