L’amore, la malinconia e le Manette: intervista a Beatrice Quinta

X Factor? «Una grande, grande palestra». La moda? «Un meccanismo di difesa». L’amore? «La voglia di capirsi e di scegliersi ogni giorno». La cantante Beatrice Quinta si racconta a cuore aperto a MANINTOWN, ripercorrendo la sua carriera dal successo di X Factor 2022 (dove si è classificata seconda con Se$$o) fino allo Showcase Summer Tour che l’ha portata a fare musica in giro per l’Italia.

Istintiva, esuberante e determinata, la cantautrice siciliana Beatrice Quinta (al secolo, Beatrice Visconti) ha conquistato un’intera generazione con la sua energia. Ora la sua musica accoglie anche nuove sfumature, come la malinconia di fondo nel nuovo singolo Manette, in featuring con VillaBanks. La storia di una passione che diventa ossessione, come sintetizza la cantante: «Questa relazione non è sana ma allo stesso tempo io non riesco a pensarmi senza le tue manette». In futuro però, promette, vedremo un lato di Beatrice Quinta molto diverso, che non mostra facilmente.

Beatrice Quinta, foto di Fabrizio Milazzo
Beatrice Quinta, foto di Fabrizio Milazzo

Chi è Beatrice Quinta oggi? Come ti definisci in tre parole?

Esuberante. Istintiva. Positiva.

Tre aggettivi che in qualche modo definiscono un po’ la tua concezione d’amore che rientra nel tuo ultimo lavoro.

Tranne la positività sì (ride, ndr).

Ti senti disillusa in amore?

Diciamo che ogni tanto capita di incontrare persone di m***a.

Da dove è nata l’idea del singolo Manette con VillaBanks, che ti racconta in qualche modo?

Prima è nato il ritornello e dopo la tristezza della strofa. Credo sia un bilancio tra due sentimenti contrastanti che dicono “questa relazione non è sana ma allo stesso tempo io non riesco a pensarmi senza le tue manette”. Quindi è una cosa sia sessuale che emotiva. VillaBanks parla nei suoi testi di sesso e sapevo che avrebbe portato una strofa pazzesca, quindi è stato un po’ così.

Qual è il carattere distintivo di questo singolo e il tratto di novità secondo te?

Penso sia un pezzo estremamente coerente con il percorso che ho fatto. L’unica cosa è che porta un po’ più di malinconia rispetto agli altri ed è più evidente. A livello musicale VillaBanks ha messo la sua parte, io ho fatto la mia. La prima volta che ha registrato è stato tutto perfetto fin da subito.

Beatrice Quinta e VillaBanks sulla cover di Manette
Beatrice Quinta e VillaBanks sulla cover di Manette

«Con i social ho un bel rapporto, ma travagliato come per tutti quella della mia generazione»

X-Factor ti ha un po’ lanciato ma oggi il tuo carisma, il tuo mood “esuberante” ti ha portato comunque a vivere la fama. Che relazione hai con i social da questo punto di vista?

Io ho un rapporto credo molto onesto con i social perché è stato l’unico strumento a mia disposizione oltre ad X Factor ed era l’unico modo che avevo per far conoscere anche la mia personalità oltre che la mia musica. Penso siano super liberatori a volte e mi hanno aiutata anche a mostrare una verità che non dicevo neanche a me stessa. Quindi ho un bel rapporto ma travagliato come per tutti quella della mia generazione.

Come possiamo chiamare il tuo genere musicale?

Puttan-pop”. Definizione UK che identifica un pop molto girl power.

Con la tua musica quindi cerchi di rivolgerti ad un pubblico a prevalenza femminile per creare consapevolezza di sé da parte della donna?

Credo sia una cosa che viene naturalmente. Io sono donna, ho vissuto un determinato tipo di esperienze, quindi è normale che sfoci nella musica e esca.

«Quello che mi è rimasto di più di XFactor sono le persone. Lavoro ancora con Dargen D’Amico»

Che consapevolezze ti ha lasciato X Factor?

A livello di live è stata una grande, grande palestra. Ti forma da quel punto di vista e dal punto di vista della pressione psicologica. Se riesci a reggerla quella cosa sei pronta alla discografia, se già a X-Factor ti trovi male, inizi a crollare emotivamente, è meglio che ti dedichi ad un altro lavoro. Quello che mi è rimasto di più sono le persone. Lavoro ancora con Dargen D’Amico, è quello che mi è rimasto. Per me lui è stato X Factor.

In cosa ti riconosci nella musica odierna e in cosa no?

Questo divario gigante tra passato e presente lo sento fino a un certo punto.

A chi ti ispiri oggi nel tuo fare musica?

Per la maggior parte sono nomi internazionali, però in questo periodo sto cercando di basarmi più sulla cultura italiana, perché credo di avere un grande gap a livello proprio di conoscenza e quindi sto scoprendo anche parti della nostra cultura che mi fanno molto sorridere, perché in realtà penso che anche sul pop, anche delle cose americane si siano ispirate all’Italia e alle grandi italiane.

Se dovessi farmi qualche nome?

Mina, la Bertè, la Carrà.

Hai mai pensato a un possibile featuring con qualcuno di questa scena musicale?

Ci sono un sacco di donne con cui mi piacerebbe lavorare. Penso che tutte le donne della scena di questo momento siano fortissime e mi piacerebbe da morire poter collaborare con loro. Anna per esempio è fortissima. Sono una super fan.

Il singolo Manette di Beatrice Quinta
Il singolo Manette di Beatrice Quinta

«Anche quando non avevo un progetto musicale ero sempre quella strana, usavo la moda come un modo per manifestarmi nel mondo e dire: “Ok, I’m a weirdo. Non mi interessa“»

Tu sei molto eclettica e la scelta di capi che indossi racconta molto di te come persona, ma anche di te come artista. Quando hai scoperto la passione per la moda?

È una cosa così che era dentro di me da sempre. Anche quando non avevo un progetto musicale ero sempre quella strana. Usavo la moda come un modo per manifestarmi nel mondo e dire “Ok, I’m a weirdo. Non mi interessa”. L’ho sempre usata come un meccanismo di difesa.

Come scegli il look giusto rispetto alle canzoni che interpreti?

È come la produzione di un pezzo. La puoi scrivere al pianoforte e nel momento in cui la produci capisci cosa sta bene sopra. Non è una cosa su cui ci sono chissà quali ragionamenti, tranne la percezione totale dell’anima del pezzo. Cioè ascolti il pezzo e ti chiedi, che cosa fa provare? Mi fa provare rabbia. Ok, allora si va a “mistress” sul palco. Il senso è che dobbiamo cercare di trasmettere il messaggio che vorremmo che la gente prendesse dal pezzo.

Beatrice Quinta, foto di Fabrizio Milazzo

Progetti che dobbiamo aspettarci per questo periodo?

Il prossimo pezzo farà vedere una parte di me che non penso si sia mai vista. E per me non è neanche facile mostrare.

Quindi una produzione lontana dal mondo Manette?

Lontana, lontanissima.

Per concludere: cos’è l’amore per Beatrice Quinta?

La voglia di capirsi e di scegliersi ogni giorno.

FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata