Bentornate sfilate. La moda maschile torna in passerella con un’identità più forte e codici evoluti

La moda maschile dedicata alla FW 22-23 ha idee chiare e guarda al futuro, lasciandosi alle spalle paure e momenti di stallo che hanno caratterizzato le stagioni precedenti, riportando sotto i riflettori tutto il bagaglio creativo di designer autorevoli ed emergenti illuminati, unito a un saper fare tutto italiano di cui i marchi rappresentanti del Bel Paese si fregiano da generazioni.

I fratelli Caten rimangono fedeli al loro slogan “Born in Canada, Made in Italy” e aprono la prima sfilata del 2022 – Dsquared2 – con uno speech grintoso e positivo, legato alla necessità di non fermarsi e sull’importanza di esserci fisicamente, per lanciare un messaggio di coraggio al mercato e per poter ricominciare a vivere a pieno la vita con le bellezza che il mondo ha da offrire. Non a caso il tema del viaggio è centrale e di grande impulso. La ricongiunzione con il mondo, con i luoghi d’oltreoceano da raggiungere con il cuore dell’esploratore, torna sulle passerelle con uno stile libero e connesso con la natura.
Scarpe da trekking ferrate e zaino in spalla, i poncho multicolor, maglie di lana grossa i cui motivi jacquard ci riportano allo stile degli abitanti delle montagne peruviane, una capsule in collaborazione con Invicta in versione outdoor porta sulle spalle un baglio di ottimismo verso il futuro. Per arrivare alla versione rivisitata in chiave metropolitana, in un mix di giacconi in paillettes e piumini tecnici dalle varianti cromatiche audaci, pantaloni in microfibra di nylon sotto giacche in lana check, pronti per il tempo di tornare a ballare e vivere insieme la vita frenetica della città.



Zegna raggiunge la vetta di un percorso desiderato ed elaborato con grande attenzione da Alessandro Sartori che aggiorna definitivamente i codici maschili, eliminando ogni legame con il classico come lo abbiamo conosciuto fino a questa stagione. Un processo, a dirla tutta, che il Direttore Creativo della Maison porta avanti da un anno e che raggiunge un livello di maturazione massima con l’uomo della FW 22-23 rivoluzionando forme, tagli e introducendo texture innovative, frutto di un mix evoluto di filati pregiati come la lana effetto astrakan per il cappotto chiuso dalla sua sottile cintura in cuoio e portato sopra un anorak che a primo impatto può sembrare un tessuto tecnico, ma si rivela un’elaborazione sapiente della seta, declinata anche sui pantaloni.
Il completo tre pezzi cambia volto e l’outfit diventa modulabile e intercambiabile per essere indossato indoor e outdoor, con una sola condizione: un grande amore per il dettaglio, raccontato attraverso la stratificazione di forme e funzioni che rappresentano il tone of voice della collezione.  La giacca a trapezio è aperta lungo i fianchi per rendere fluido e libero ogni movimento, mentre la camicia lascia il posto a bluse super fittate in seta tecnica, create per avere vita autonoma o per assumere una nuova connotazione insieme agli altri capi di collezione, creando nuove sovrapposizioni e shapes inedite.
La maglieria si riassume sotto la nuova etichetta “Oasi Cashmere”, firma di una qualità controllata meticolosamente in ogni suo singolo passaggio. L’arte del rammendo definisce la nuova estetica della maglieria, che in alcuni esemplari mette in mostra il fascino degli inserti a contrasto tra il diritto e il rovescio, effetto di una lavorazione fatta a mano e destinata a durare nel tempo, come ogni capo della collezione.
L’importanza dell’artigianalità è raccontata attraverso una performance del coreografo francese Sadeck Waff – girata all’Oasi Zegna – che in un percorso dinamico con punti vista in continua evoluzione (in linea con il linguaggio della Maison) fa riferimento alle 160 mani (80 artigiani) che hanno creato la collezione dell’uomo nuovo di Zegna.



Altri brand che hanno fatto la storia dell’alta sartoria italiana presentano progetti innovativi come quello dei fratelli Mariano e Walter De Matteis, terza generazione di casa Kiton, che col progetto KNT sperimentano nuovi linguaggi attraverso forme e tessuti innovativi, caratterizzati da una vestibilità ultra comfort e adatta, volendo, all’uomo e alla donna indistintamente. L’attenzione al dettaglio e lo studio approfondito dei nuovi materiali che vanno ad arricchire la personalità della collezione non tradisce il savoir faire della tradizione di famiglia e porta contaminazioni dal mondo dello streetwear in una collezione preziosa al tatto, creata con la cura sartoriale impeccabile di chi è cresciuto nel cuore del tailoring partenopeo. Il tessuto sottovetro ha una lucentezza d’ispirazione anni 90, in una pregiata microfibra soft touch e un interno in piuma d’oca. Una sensazione tattile di comfort e sicurezza che investe tutta la collezione, studiata e ottenuta su ogni superficie attraverso ricerca e tecnologia. Dalla lana 100% waterproof dei cappotti e delle overshirt, ai pile di cashmere, fino ai giubbotti in limited edition e le nuove giacche doppiopetto, massima espressione di un’eleganza aggiornata al luxury comfort di nuova generazione.



La definisce sport couture il designer turco Serdar Uzuntas, che torna a Milano Moda Uomo con una collezione ispirata alla disciplina olimpionica della scherma, sull’onda dei meritati successi della nazionale Italiana, a cui lo stilista ha deciso di rendere omaggio attraverso la sua nuova collezione FW 22-23. La sua dinner shirt presenta i dettagli più riconoscibili della tenuta da scherma, che Serdar inserisce sotto la giacca da smoking in velluto o i capi in pelle creati attraverso un ciclo di produzione sostenibile.
Tessuti pregiati e tecnici come lane, neoprene, cotone e pelle si fondono in un color mix a contrasto per colpire il cuore con un colpo di spada, dando voce a un’eleganza energica e dai toni positivi. Giallo, arancione, rosso e cachi fanno da padroni di casa insieme al nero e a tinte neutre come grigi, blu navy e bianco. Non mancano tessuti e cerniere upcycled e bottoni in oro galvanizzato a rappresentare un dettaglio unico sui capi, spesso segnati da toppe a cuore su tutta la collezione, come un monito a non perdere mai di vista il lato più umano che c’è in ognuno di noi. Completano la collezione gli occhiali fatti a mano e le calzature in crochet, made in Florence dalle mani dell’artigiano Elif Malkoclar, che realizza ogni modello all’interno del suo omonimo atelier.


Serdar

Miuccia e Raf Simons portano nella passerella di Prada 10 attori hollywoodiani, riportando in alto l’asticella del desiderio delle sue performance con uno stile tuonante, fatto di cappotti strutturati con inserti in pelo sui polsi e pantaloni dal taglio largo per raccontare un’eleganza curata ma comoda, da portare tutti i giorni, nella vita reale e da tutti coloro che lo desiderano. “Gli attori sono interpreti della realtà, chiamati a dar voce alla verità attraverso le loro interpretazioni”.
La scenografia è di Amo, che riedita il Deposito della Fondazione Prada come un palcoscenico in cui viene rappresentata la realtà, che coinvolge come nella trama di un film ognuno di noi.



Andrea Incontri presenta il suo nuovo progetto creativo partendo dall’evoluzione del simbolo del suo nuovo marchio: la lettera I ispirata alla forma simbolica di una casa industriale, una dimora sostenibile, un hub creativo in cui prende forma lo scambio di idee. Questo simbolo cucito su ogni capo è la rappresentazione del libero pensiero, di una identità autentica ma connessa con le altre. La scelta dei materiali è basata sul pieno rispetto per l’ambiente, a partire dal rifiuto di utilizzare pelle di origine animale. Una collezione raccontata attraverso un manifesto fotografico curato da Giampaolo Sgura che individua sette personalità, scattate e riprese con l’obiettivo di scovare la verità di ognuno di loro, di noi. Gioia, rancore, meraviglia, disagio, allucinazione, stanchezza, esaltazione, sono rappresentazioni autentiche della natura umana che Andrea Incontri vuole rappresentare con onestà intellettuale.



Il Paisley di Kean Etro sfila tra le mura dell’Università Bocconi, raccontando l’uomo e le sue infinite vite con la complicità della letteratura espressa attraverso un plotone di giovani in fieri, che affrontano l’avventura della vita con un libro in tasca, perché l’evoluzione dell’uomo non può prescindere dalle parole di chi è passato da qui prima di noi. Ogni capo e la sua rappresentazione si arricchiscono di un significato più profondo: il cappotto, il soprabito da giardinaggio, il pullover inteso anche come outerwear, il caftano, il duvet, la giacca, la camicia stampata, il maglione con lo slogan-calembour. I guizzi della lingua di Etro seguono questo nuovo ordine: la rosa è declinata come parola latina su camicie e fodere, o si presenta in forma botanica e stilizzata; il lupo, specie per la cui conservazione Etro si impegna dal 2020 insieme al WWF, è un intarsio o un jacquard.



Together è il titolo che il designer portoghese David Catalan dedica a questa stagione di ritorno di sfilate in presenza. La sua ispirazione è legata alla sartorialità delle uniformi scolastiche inglesi degli anni 60 e 70 e a un dress code britannico da cui è sempre stato attratto. Da qui gli elementi preppy rivisitati in chiave comfort e funzionale e il denim che porta con sé la sua identità worker textile, contaminando e sperimentando il codice stilistico della collezione caratterizzata dagli iconici rombi di un impeccabile, classico british, libero dalle stagionalità della moda. Nel più autentico approccio di David Catalan, egli rende omaggio alle sue umili origini proponendo una moda indossabile con un taglio umoristico e di evasione.



Miguel Vieira ci riporta alle origini del suo vero DNA: Il nero, una dominante nei suoi fashion show che viene rieditato in chiave rock e postmoderna con trattamenti tecnici sui tessuti e accessori a tratti irriverenti. Gli accessori sono il tocco finale. Orecchini, fasce per capelli, cappelli e stivali da neve completano il look di un nomade urbano con audacia e marcata personalità. Libero.



Anche il guardaroba aggiornato di Boglioli fa appello alla libertà di espressione e a uno stile più disinvolto, stravolgendo il concetto classico di eleganza per raccontare un nuovo concetto di Made in Italy, più libero dagli schemi, cosmopolita ed eclettico per vocazione. Giacche fatte per essere indossate anche da lei, con forme rivoluzionate che strizzano l’occhio all’universo dell’outwear con pezzi classici reinventati con trattamenti innovativi e modellistiche nuove. Il risultato è quello di capi leggeri e caldi che fanno affidamento a imbottiture in selezionati materiali tecnici.
Parka, field jacket, trapunte, bomber e husky vengono declinati in vari materiali come shetland, flanella, panni di lana, tutti «water repellent». Il cashmere è il protagonista assoluto del nuovo guardaroba firmato Boglioli, sviluppato in tutte le categorie, dalle giacche alla maglieria alle camicie, sia nella tinta unita che nelle fantasie sofisticate come la resca, il principe di galles e nei punti più ricchi l’hopsack e la tela.
Four Elements è la capsule che celebra la storia e le origini di Boglioli, dedicata a un atteggiamento più responsabile e consapevole nei confronti del territorio e dell’ambiente.
L’iconica K-Jacket decostruita e tinta in capo in cashmere, da 20 anni protagonista del guardaroba Boglioli, diventa al 100 per cento eco sostenibile: realizzata in cachemire riciclato, ottenuto rigenerando la fibra tramite il riciclo di scarti di produzione e indumenti usati in cashmere. La Tintoria Emiliana, azienda dove la tintura in capo viene realizzata, è stata una delle prime tintorie ad aderire all’organizzazione ZDHC di Amsterdam, stabilendo dei nuovi standard per il controllo dei processi di produzione. Un’impresa sostenibile in senso ecologico, che assume scelte in grado di abbassare l’impatto ambientale delle proprie attività produttive contenendo i consumi.



Dopo il debutto al Pitti Immagine Uomo, torna tra gli appuntamenti di Milano Moda Husky in una versione decisamente rinnovata e fashionista. Padroni di casa Saverio e Alessandra Moschillo che svelano il capo iconico della collezione autunno-inverno 2022/23: Papillon. Ispirato all’omonima pellicola del 1973 diretta da Franklin Schaffner con Steve McQueen e Dustin Hoffman, tratta dal romanzo autobiografico di Henri Charrière, la giacca si propone come un nuovo must have del guardaroba maschile che scardina le regole e le definizioni di capospalla, unendo i principi dell’activewear e dell’attenzione sartoriale, per un nuovo dress code: smart-formalwear. Un 2 in 1 che parte dall’iconico Husky per diventare ancora più innovativo e funzionale. A comporlo è uno shell in nylon bordeaux e un gilet picot nero in cashmere e pura lana vergine, ideale per poter essere indossato in ogni stagione.
La storica giacca Husky, nata nel 1965 per mano dell’aviatore americano Steve Gulyas e sua moglie Edna, chiamata Husky come il loro cane, rinasce così grazie all’expertise produttiva di Saverio Moschillo. Ai capi tradizionali vengono aggiunti nuovi modelli, tagli e colori dall’allure contemporanea, rafforzati nel carattere per i loro dettagli e per una qualità Made in Italy tanto cara a Saverio Moschillo: “La qualità si produce non s’inventa” .



FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata