Cinecult: Burning-L’amore brucia di Lee Chang-dong

Il fuoco purificatore come metafora dell’esistenza, della memoria, dell’anima umana. Un efficace affresco della Corea del Sud di oggi dipinto da un regista sensibile e creativo: Lee Chang-dong, già ammirato per il film ‘Poetry’e per ‘Green fish’, colpisce nel segno con il suo film ‘Burning-L’amore brucia’. Una storia di rabbia e di mistero. Il film è distribuito da Tucker film e liberamente tratto dal racconto ‘i granai incendiati’ inserito nel volume ‘L’elefante scomparso e altri racconti’ opera del grande scrittore giapponese Murakami Haruki.

Al centro del plot, semplice ma allo stesso tempo non privo di zone d’ombra, sullo sfondo della Seoul dei grattacieli e della zona rurale, uno strano triangolo formato dai tre protagonisti: il giovane scrittore alla ricerca della verità Jongsu interpretato da Yoo Ah-in ed esponente della Corea proletaria, il facoltoso ed enigmatico Ben, uno yuppie di nuova generazione con Porsche e appartamenti di design rappresentante della Cora ricca e rampante (un talentuoso Steven Yeun già visto in ‘The walking dead’) e la bizzarra Haemi (Jung Jong-seo che vedremo presto in ‘Mona Lisa and the blood moon’ accanto a Kate Hudson) che reinventa la realtà con storie credibili e una fervida immaginazione.

Jongsu, un ragazzo brillante ma umile che nella vita fa il fattorino ma sogna di sfondare come narratore, s’imbatte in Haemi, una sua ex compagna di scuola perseguitata dai bulli che per vincere i suoi complessi si è affidata al bisturi, e se ne innamora. Mentre Haemi va in Africa, Jongsu si prende cura del suo gatto ma al suo ritorno lo aspetta una sgradita sorpresa: Haemi presenta a Jongsu la sua nuova fiamma, Ben, un ragazzo affascinante e misterioso, che si è arricchito con business di cui ignoriamo la natura, un po’ come il grande Gatsby ma dalla doppia faccia.

Thriller e romanticismo con accenti di algida carnalità e soffuso erotismo, si intrecciano in un film dalle molte anime, piuttosto lento nella prima parte e ricco di brio e di colpi di scena nella seconda. Tutto è giocato sul tema del doppio: dovere e piacere, realtà e illusione, uomo e donna. Riprese serrate, potenti, una certa magniloquenza descrittiva mista a un nitore di design, un montaggio secco e tagliente definiscono una pellicola di qualità, un grande romanzo cinematografico che Barack Obama ha descritto come ‘il miglior titolo del 2018’. Visione consigliata a un pubblico cinefilo ed esigente, attratto dall’Asia e amante delle storie moderne raccontate con una sintassi ineffabile, misteriosa come la vita.

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