Cinecult: Serenity di Steven Knight

Un paradiso terrestre che si tinge di rosso sangue, un thriller noir di grande effetto che non deluderà gli amanti del genere, dei brividi d’estate ma anche chi ama il filone surreale ricco di colpi di scena e di sorprese del tutto inaspettate e imprevedibili!

‘Serenity l’isola dell’inganno’ distribuito da Lucky Red, scritto e diretto da Steven Knight, è un film che nasce dall’ibridazione fra la visione misogina e al contempo femminista della bellissima e misteriosa Karen Zariakas interpretata dal premio Oscar Anne Hathaway che nel film è vittima di violenze domestiche da parte del secondo marito Frank (l’attore australiano molto convincente Jason Clarke), e la sensualità torrida e muscolare del protagonista premio Oscar Matthew Mc Conaughey, che torna a interpretare un ruolo da eroe americano disperato e profondo dalla testosteronica fisicità, quello di Backer Dill/John, un pescatore che nel tentativo di catturare il tonno perfetto cerca di sfuggire al dolore e al trauma della guerra in Iraq e dell’abbandono della moglie. Baker Dill è un personaggio che combina mascolinità e vulnerabilità, sensibilità e rudezza, un uomo che ha sofferto e annega i dispiaceri nel rum e nel sesso, consumato impetuosamente con la seducente e burrosa Diane Lane (nel ruolo di Constance) pensando al figlio Patrick che non vede più da tempo a causa della ex moglie (Karen) che lo ha inaspettatamente tradito e piantato in asso.

Dopo 10 anni dal divorzio Karen si palesa a Plymouth facendo una proposta particolarmente estrema a Baker che si troverà di fronte a un grande dilemma esistenziale. Il regista e sceneggiatore è Steven Knight, una delle ‘firme’ di Hollywood che ha ottenuto una candidatura agli Oscar nel 2002 per la sceneggiatura di ‘Piccoli affari sporchi’ diretto da un altro gigante, Stephen Frears. Per ‘Serenity’ ha tratteggiato e dato vita sul set a personaggi ambivalenti e magnetici. Il regista dopo la realizzazione del film, si è detto affascinato dalle brave persone che fanno brutte cose come il capitano Dill. Splendido lo sfondo naturale che è anch’esso poi un personaggio della pellicola: la fantomatica isola di Plymouth dove si svolge tutto il plot, è stata ricostruita nello spettacolare scenario azzurrato di un’isola delle Mauritius dalle spiagge di sabbia bianca finissima bagnata dall’Oceano Indiano di un blu cristallino. La tessitura della storia è particolarmente efficace, godibile e al contempo raffinata.

A un certo momento del film ci si può sentire persi interrogandosi sui possibili sviluppi di una trama concepita per lasciare lo spettatore a disagio, senza punti fermi. Il film che suggerisce già dal titolo un intreccio turbinoso –e occhio al titolo perché non è scontato ma studiato- è destabilizzante e avvincente e si ispira in qualche modo a certi classici noir e avventurosi della letteratura anni’40 e’50 come Ernest Hemingway e Graham Greene. Questa pellicola peraltro è una reunion di due grandi attori: McConaughey e la Hathaway avevano già recitato insieme in Interstellar.

Notevoli i costumi creati da Danny Glickman specialmente quelli indossati dalla glamourous Anne Hathaway che è abilmente trasformata in una rediviva Lauren Bacall e ricorda anche Ida Lupino e Veronica Lake, le belles dames sans merci del cinema noir anni’40. Promosso a pieni voti il monumentale Djimon Hounsou nei panni del pescatore Duke, amico e confidente di Baker Dill e che nel film incarna il coté spirituale ed emotivo, semplice e vibrante insieme.

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