Cinecult: Il sogno di Francesco di Renaud Fely e Arnaud Louvet

Francesco è stato portato sullo schermo da più registi e a più riprese: da Liliana Cavani a Roberto Rossellini fino a Franco Zeffirelli e Michele Soavi solo per citarne alcuni. Questa volta con ‘Il sogno di Francesco’ distribuito da Parthénos ci provano due registi francesi, Renaud Fely e Arnaud Louvet che reinventano in chiave rivoluzionaria ma elegiaca la magnifica figura di questo santo anarchico che parlava con gli animali e si spogliò di tutti i suoi averi in nome della pace e della fratellanza per riformare un mondo dilaniato dai conflitti e dalla sete di potere. Ciò per il suo coraggio in un certo senso lo rende davvero attuale e necessario oltre che vicino al mondo in cui siamo immersi. Novità e sorprese nel dipanarsi dell’opera: oltre ad Alba Rohrwacher scelta per il ruolo di Santa Chiara (le calza a pennello) che nel film sostiene che “L’amore di Francesco protegge i suoi fratelli” ampio spazio nel film è riservato alla figura di Elia da Cortona che in realtà non condivideva il totale pauperismo e il radicale sogno di libertà e fratellanza che per Francesco doveva legare i suoi confratelli. Così il film prende le mosse dal 1209 quando Papa Innocenzo III rifiutò la prima versione della Regola francescana. Molta importanza più che alla figura di Francesco stesso, circondato da una sacra e mistica aureola, pur essendo vicino a noi ma intransigente (indimenticabili le sequenze del giullare di Dio nella neve e quella fra le prime del film in cui S. Francesco/ Elio Germano accarezza gli uccellini), è l’entourage del santo, la sua comunità e i sentimenti che vi aleggiavano. Quando Elia da Cortona tenta il suicidio si coglie tutta la tensione interiore di un uomo diviso fra spirituale eticità e interessi mondani, fra pathos e serenità, in un perpetuo intimo dissidio. Elio Germano convince con il ritmo stesso della sua recitazione scandito da una singolare tecnica che alterna sapientemente le parole e le pause e rivela anche la bravura dei due registi oltre all’ormai incontrovertibile eccellenza dell’attore, anche se appare anticonvenzionale e comunque interessante la scelta di descrivere bene i vari confratelli dell’ordine: da Elia (Jérémie Renier) a Domenico (Yannick Renier) fino al giovane Stefano interpretato da Thomas Doret.

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