Dieci variazioni della bowling shirt

(Ri)apparsa in gran numero nelle sfilate maschili del 2016, la bowling shirt è tuttora oggetto di un revival modaiolo che la vede protagonista dei look per la bella stagione più rilassati e dégagé. L’identikit del capo è presto fatto: collo a V con piccoli revers ben distesi, maniche corte, abbottonatura frontale e silhouette leggermente squadrata; altri segni distintivi sono la leggerezza dei materiali – ad esempio cotone, lino, popeline o, nelle versioni di maggior pregio, texture dalla mano soffice quali seta o rayon – e la creatività di color block, righe, figure geometriche e stampe varie.

Al di là di corsi e ricorsi della moda la camicia in questione, chiamata anche cuban o camp collar shirt, vanta una storia di tutto rispetto, risalente agli anni Cinquanta, quando negli Stati Uniti iniziò a moltiplicarsi nelle sale da ballo e negli altri locali frequentati dai fan del rockabilly. Per un lungo periodo, quindi, ogni variante di camicia da bowling, in primis quella hawaiana, ha evocato soprattutto le tenute sfoggiate dai turisti nelle località più esotiche, corredate magari di cocktail, sigaro, occhiali a specchio e altri cliché dell’iconografia vacanziera; tutt’al più, ha fatto capolino in pellicole care agli appassionati di cinema come Il grande LebowskiScarface Il talento di Mr. Ripley.

MILAN, ITALY - JUNE 15: Models walk the runway at the Dolce & Gabbana fashion show during the Milan Men's Fashion Week Spring/Summer 2020 on June 15, 2019 in Milan, Italy. (Photo by Ernesto S. Ruscio/Getty Images)
PARIS, FRANCE - JUNE 19: A model walks the runway during the Valentino Menswear Spring Summer 2020 show as part of Paris Fashion Week on June 19, 2019 in Paris, France. (Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images)

In tempi più recenti, sulla scia di quello stile dadcore all’insegna di vestibilità over, pantaloni slavati e sneakers massicce glorificato dai nuovi alfieri del menswear contemporaneo – su tutti Demna Gvasalia e Gosha Rubchinskiy -, le bowling shirt sono tornate alla ribalta. Nelle collezioni maschili per la stagione in corso sono numerose, infatti, le nuove interpretazioni di questo capo dall’animo retrò: da Valentino, Pierpaolo Piccioli lo considera una tela sulla quale sbizzarrirsi con tinte al neon, ricami, motivi floreali e fantasmagorie ideate dall’artista Roger Dean; anche Dolce&Gabbana dà libero corso alla fantasia, dispiegando sui tessuti un armamentario di frutti, piante, animali, pin-up e altri simboli di un immaginario “tropico siciliano”; un estro creativo speculare a quello di griffe quali Dsquared2, Amiri, Iceberg, Casablanca, Dries Van Noten, non ultima Prada che, effettivamente, ha reso la camicia a maniche corte un caposaldo della propria linea uomo, al punto da dare ai clienti la possibilità di personalizzarla, combinando liberamente le stampe più rappresentative del brand.

Qualsiasi selezione in materia di bowling shirt non può dunque prescindere dall’offerta della maison milanese, che quanto ad assortimento non teme confronti: si va dalle versioni basilari total white o rigate a quelle viste sulla passerella p/e 2020, con riproduzioni di walkman, videocamere e altri gadget iconici degli anni ’80. Gucci, dal canto suo, alterna il logo della doppia G a stelle, quadrifogli e altri ghirigori, evidenziando inoltre i profili con il nastro Web.
 Il modello di Bottega Veneta, in 100% viscosa, utilizza il classico binomio bianco e nero per mettere in risalto una grafica d’ispirazione tropicale, mentre Fendi trasla le suggestioni bucoliche dell’ultimo défilé su un tessuto arioso, percorso da un motivo a spirale nei toni del verde e grigio.

Se Marni sposa l’estetica naïf, espressa in una blusa quadrettata con disegni di alberi e tocchi saturi di colore, dal giallo al viola, Acne Studios gioca con dimensioni e sfumature delle righe verticali, che si stagliano su una base dalla nuance pastello. NN07 punta sull’effetto vintage, stampando paesaggi da cartolina sull’intera superficie del capo.
Le proposte di Ami e Sandro Paris seguono invece il mantra less is more, optando nel primo caso per il bianco panna, “interrotto” solamente dalla firma del designer (un cuore stilizzato sul taschino), nel secondo per l’intensità cromatica del blu navy; nemmeno COS, infine, tradisce la vocazione al minimalismo: la sua camicia immacolata in cotone organico, dal fit rilassato, è un inno all’essenzialità. 

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