Eugenio Franceschini, acqua e sapone

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E’ da poco diventato padre di Argo al quale dedica tutte le sue più amorevoli cure. Questo per sottolineare che Eugenio Franceschini, veronese, classe 1991, segno zodiacale Vergine, è un uomo semplice dall’animo gentile e pieno di talento, che non si prende troppo sul serio.

Equilibrato, cordiale ma timido, è figlio d’arte: suo padre é l’attore Gianni Franceschini che gli ha trasmesso la passione per il teatro dove ha anche recitato nel 2015 accanto a Leo Gullotta in ‘Prima del silenzio’, dramma di Giuseppe Patroni Griffi con un’elegiaca storia romantica a sfondo queer che è stata anche la sua prova attoriale più dura, come ci rivela lui.

Appassionato di rugby che pratica con gli amici, Eugenio ha vinto il nastro d’argento nel 2018 per tre sue interpretazioni, e per un artista della sua età non è poco.

L’attore, che ricordiamo soprattutto per ‘Una famiglia perfetta’, ‘Fango e gloria la grande guerra’ e ‘Una vita spericolata’, è attualmente sul piccolo schermo con la fiction ‘La strada di casa 2’ prodotta da Luca Barbareschi per Rai Fiction in cui Eugenio si cala nel ruolo avventuroso di Lorenzo Morra, fratello di Fausto, interpretato da Alessio Boni e affiancato nel cast da Sergio Rubini e Lucrezia Lante della Rovere.

La serie televisiva per la regia di Riccardo Donna ruota intorno alla cascina Morra di Torino avvolta in un fitto mistero. Ce ne parla Eugenio Franceschini in questa intervista.

Come si evolve il personaggio di Lorenzo dalla prima stagione della fiction a oggi?

Premesso che avevo già lavorato con Alessio Boni in ‘Maldamore’ prima di approdare a questa serie di successo, trovo che stavolta nella seconda stagione il plot sia più stimolante e i personaggi, soprattutto il mio, sono più definiti, più strutturati anche sul piano drammaturgico.

Tutto è più realistico e Lorenzo ha un ruolo più sfaccettato che lo porterà a Praga. Ma non vi svelo troppo. Lorenzo ha perso la sua ragazza sull’altare, la sua amata è sparita nel nulla e il mio personaggio tende un po’ a trainare la storia.

Che ne pensi delle nuove opportunità espressive offerte da Netflix?

Lo trovo stimolante, dipende dal ruolo ma mi piacerebbe lavorare con una produzione Netflix. Rispetto alla televisione (che ha dato anche il successo a Eugenio Franceschini: ‘i Medici’ e ‘Grand Hotel’ sono le serie in cui ha avuto maggior risalto n.d.r.) Netflix richiede tempistiche più accettabili.

Se per esempio al cinema in un giorno giri due scene al massimo, mentre in televisione ne puoi realizzare almeno sette, Netflix è un buon compromesso fra queste due prospettive, fra cinema e piccolo schermo. Comunque devo ammettere che anche la televisione dà un’ottima visibilità e lo conferma la mia partecipazione a ‘La strada di casa 2’.

Che differenza intercorre per te fra cinema e teatro?

Il cinema è magia, il teatro è come un concerto live. Il teatro è più prevedibile, si tratta spesso di ripetere lo stesso copione ogni sera, la messinscena teatrale presuppone un pubblico ‘vivo’.

Prima hai proposto la similitudine del concerto live. Che ne pensi della musica?

Mi piace molto, la seguo, in famiglia siamo tutti un po’ con il pallino per la musica, non a caso i miei cugini fanno musica anche loro.

Parlaci del tuo guardaroba. Com’è Eugenio Franceschini allo specchio?

Diciamo che non ho grande interesse per la moda, quando devo calcare un red carpet mi metto in smoking e mi piace ma in generale non sono un tipo glamour. Il mio guardaroba si compone di indumenti basic: una maglia, una giacca classica, niente di eccentrico.

Sicuramente la presenza non ti manca. Quanto ti ha aiutato nella tua carriera?

La bellezza è perfettibile e può decretare il successo di un artista come me ma dipende sempre dal percorso che intraprendi. Marlon Brando era famoso per la sua bellezza imperfetta e lui citava sempre un macchinista che dietro le quinte di ‘Un tram chiamato desiderio’ gli aveva sferrato un pugno sul naso perchè senza quel pugno probabilmente non sarebbe stato il divo che è stato in effetti.

Su Instagram e in alcuni tuoi film sei apparso anche nudo. Ti sei sentito a tuo agio recitando senza veli?

Non fa molta differenza per me. Certo, quando ero nudo sotto la doccia sul palco accanto a Leo Gullotta in ‘Prima del silenzio’ un po’ di imbarazzo l’ho provato ma poi svanisce. Vedi, io quando ero più giovane svelavo il lato B in modo goliardico come si fa con gli amici per tifoseria. In generale non sono un esibizionista ma sono a mio agio con il mio corpo.

I prossimi progetti?

Ho appena fatto un provino con un famoso regista ma non chiedermi di più. Girerò ‘Nero a metà’ con Marco Pontecorvo come regista e nel cast c’è Claudio Amendola. Il mio sogno è realizzare uno spettacolo teatrale partendo dal testo di ‘Film d’amore e d’anarchia’ di Lina Wertmuller che amo molto.

Adoro il cinema politico e di denuncia sociale, quello tosto e impegnato, il mio film preferito è ‘La classe operaia va in paradiso’ di Elio Petri. I miei cineasti del cuore sono Marco Tullio Giordana, Paolo Virzì e Matteo Garrone. Ma amo molto anche Wes Anderson e Alice Rohrwacher per i loro mondi favolistici, di reverie.

Che ne pensi dei social e degli influencer?

Tutto sta in come gestisci la tua immagine. Non ho una vera e propria opinione al riguardo. Uso i social per il mio lavoro ma non sono un fanatico di Instagram. Gli influencer sono delle figure di marketing, ognuno vende la sua immagine come meglio crede.

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