‘Extinction’, guerre e impoverimento culturale al centro della mostra di Max Papeschi

Dallo scorso 19 gennaio la Fondazione Stelline, storica istituzione meneghina radicata nel cuore della città, accoglie il primo capitolo del nuovo progetto artistico di Max Papeschi, autore che, dall’approdo nel mondo dell’arte contemporanea, nel 2008, si è imposto come uno dei nomi più influenti e prolifici della scena nazionale (e non solo), realizzando oltre sessanta personali e prendendo parte a cento mostre collettive in numerosi paesi e sedi, dall’hub culturale WeGil, a Roma, all’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco, dalla Gama Gallery di Istanbul al parigino Point Éphémère.

Max Papeschi
Extinction. Chapter one

On show fino al 19 febbraio, Extinction (questo il titolo dell’esposizione, nata dalla collaborazione con Flavia Vago e AIIO) rappresenta il primo capitolo di un racconto in tre atti volto a sviscerare, in luoghi e tempi diversi ma sempre in chiave ironica, quasi parodistica, gli aspetti più assurdi della civiltà contemporanea, mettendosi idealmente nei panni di un archeologo del futuro che estrapola dai suoi scavi “messaggi terrestri originali”, esattamente com’è avvenuto, secoli fa, per popoli antichi come Aztechi o Cretesi, di cui si hanno tuttora poche informazioni certe.
Nel caso specifico, l’indagine dell’artista riguarda due tematiche assai stringenti, la guerra – tornata a devastare, nel 2022, il territorio europeo – e l’impoverimento culturale che caratterizza la nostra epoca.

Max Papeschi mostra Milano
La locandina della mostra

Un’esposizione immersiva, tra sculture in terracotta e videoinstallazioni frutto dell’AI

Max Papeschi artista
Le sculture che compongono l’opera Zwergen Dämmerung

La grande mostra-installazione, all’interno del palazzo di corso Magenta, presenta il lavoro dell’autore milanese in un’inedita versione “tridimensionale”, immersiva. Protagoniste assolute, 54 sculture in terracotta e quattro videoinstallazioni frutto dell’intelligenza artificiale, che giocano sul sottile confine tra vero e falso, rendendo la stessa comunicazione un’opera d’arte a tutti gli effetti, integrata nell’exhibition. Le prime compongono l’installazione Zwergen Dämmerung (traducibile come “crepuscolo dei nani”), decine di statue alte 1,80 metri, nelle quali le teste di banali nani da giardino vengono innestate sui corpi del celeberrimo esercito di terracotta, una delle principali scoperte archeologiche del XX secolo, rinvenuto nella tomba del primo imperatore Qin Shihuang, vicino Xi’an, in Cina.

Max Papeschi opere

Papeschi l’ha concepita come una sorta di fermo immagine della temperie odierna, che cristallizza le due grandi questioni sopracitate, guerra e immiserimento della cultura, che oltre a smentire l’idea di fine della storia teorizzata, a suo tempo, dallo studioso Francis Fukuyama, proiettano sull’umanità l’ombra lunga di un altro devastante conflitto mondiale. Figure (definite, nel comunicato della mostra, «cariatidi antitetiche») che mescolano irrimediabilmente alto e basso, esprimendo anche un ulteriore tipo di distruzione, quella provocata dall’impoverimento culturale generalizzato, perché come sosteneva già Karl Kraus «quando il sole della cultura è basso all’orizzonte, i nani hanno l’aspetto di giganti».
Le videoinstallazioni, invece, suggellano l’excursus espositivo con Snow White Overdrive, che sfrutta i processi elaborativi dell’intelligenza artificiale AIIO per mostrare forme differenti delle opere.

Il mix di tecniche, ispirazioni e linguaggi espressivi definisce un’atmosfera incantevole e spaventosa al tempo stesso

Il filo conduttore dell’operazione è di stampo chiaramente cinematografico. L’art direction di Flavia Vago, in tandem con l’allestimento scenografico di Giovanni Musica, prende spunto da Alien; il percorso si configura così come un viaggio alla scoperta di una dimensione ignota, proprio come nel capolavoro sci-fi di Ridley Scott. Il light design, che ricorda l’interno dell’astronave del film, e il sound design, realizzato a partire dal suono originale di alcuni pianeti del nostro sistema solare, fanno sprofondare il visitatore in un’atmosfera onirica, surreale eppure tremendamente familiare, provocando a un tempo incanto e atterrimento.

Per stabilire un link con la sua produzione precedente, composta da collage digitali – qui totalmente assenti, Papeschi ricorre a medium espressivi per lui inediti, opposti: da una parte, l’arte classica, nel caso in questione la terracotta, con cui ha plasmato l’esercito di gnomi; dall’altra, dati digitali per loro natura smaterializzati, impalpabili, che danno vita ad artwork 3D in computer animation, rielaborati da AIIO grazie alla collaborazione con Michele Ronchetti.

Max Papeschi 2023
Max Papeschi con le sculture esposte alla Fondazione Stelline

Extinction. Chapter one, spiega la curatrice, è «diffondere, attraverso l’arte, la cultura della pace e il rispetto dei diritti umani»

L’obiettivo «ambizioso e potente» del progetto, sostiene la curatrice, Stefania Morici, è quello di «diffondere il più possibile, attraverso l’arte, la cultura della pace e il rispetto dei diritti umani». Extinction. Chapter one, spiega, «affronta il tema dell’estinzione della razza umana e dei rischi reali che stiamo correndo, evidenziando i paradossi e la complessità del nostro vivere, i punti deboli delle società moderne. Un incubo collettivo dal quale Papeschi ci esorta a uscire e ribellarci, mettendoci davanti a scenari futuri e lanciando un monito sul nostro avvenire. Un invito alla consapevolezza e a un cambio reale di direzione».
La mostra, organizzata da Fondazione Stelline e Arteventi, è patrocinata dal Ministero della Cultura, da Regione Lombardia e da Comune di Milano. È stata realizzata grazie un network di partner importanti, tra i quali MI Hub Agency, il main sponsor ArTI, Gobbetto Resine e Relco.

MAX PAPESCHI. EXTINCTION | CHAPTER ONE

A cura di Stefania Morici

20 gennaio – 19 febbraio 2023

Orario: martedì – domenica, h. 10.00-20.00 (chiuso il lunedì)

Ingresso gratuito

Fondazione Stelline, c.so Magenta 61, Milano

Info: [email protected] | stelline.it

Nell’immagine in apertura, una veduta della mostra Extinction. Chapter one, allestita alla Fondazione Stelline di corso Magenta

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