DIETRO LE QUINTE DI “AMICI PER CASO” CON FILIPPO CONTRI

Amici per caso o per fato? Così potremmo sintetizzare la coinvolgente storia dal titolo Amici per caso, in sala da giovedì 25 luglio. Sotto la sapiente regia di Max Nardari, le strade di Pietro (Filippo Contri) e Omero (Filippo Tirabassi) si incontrano – e scontrano – dando vita a una narrazione tra il comico e il riflessivo. Nel film, a conquistare la scena sono due coinquilini diametralmente agli antipodi: da un lato troviamo Omero, ragazzo gay, serio e raffinato; dall’altro Pietro, tifoso sfegatato della Roma, un po’ rozzo e… omofobo. All’inizio evidente ostacolo alla loro convivenza, la diversità tra i protagonisti (e in particolare la repulsione di Pietro nei confronti dell’omosessualità di Omero) si trasformerà poi in un’amicizia profonda e sincera; un autentico percorso di scoperta reciproca verso il miglioramento.

Di questo e molto altro ci parla il co-protagonista Filippo Contri, che con il suo personaggio, Pietro, condivide la passione viscerale per i giallorossi. Dopo i successi La svolta e Vita da Carlo, produzione che gli ha letteralmente cambiato la vita, l’attore romano si mostra entusiasta del suo ruolo in Amici per caso. Pietro gli ha insegnato tanto, anzi tantissimo; da lui Contri ha appreso come «rischiamo ogni giorno di essere ignoranti e tante volte sarebbe meglio non esporsi quando non si ha un quadro chiaro delle cose».

Filippo Contri
Filippo Contri

Filippo Contri a proposito del suo personaggio in Amici per caso: «Pietro, a forza di sbagliare, impara e mette in pratica. Questo è uno degli aspetti che più si apprezzerà nel film»

Come è nata l’opportunità di questa commedia Amici per caso?

L’opportunità di Amici per caso è nata ovviamente con un provino, come tutte le altre: la casting director ha contattato la mia agente e io ho fatto il self tape. La cosa bella è che a differenza del solito, in cui i tempi sono lunghi, ho avuta la risposta nelle 24 ore subito successive, ottenendo un call-back con il regista. 

Con Max Nardari c’è stata subito un’intesa. Sono stato scritturato per il personaggio di Pietro il giorno stesso di una semifinale di Europa League: a meno di 10 minuti dal calcio d’inizio ero seduto di fronte a Max e alla casting director, che erano ignari di quanto anch’io fossi tifoso esattamente come Pietro.

Nel film, così come nella vita reale, sei un ultrà sfegatato… Cosa racconta di te il personaggio del film e cosa ti ha lasciato?

Nel film sono un tifoso sfegatato, esattamente come nella vita. La mia passione per la Roma ha a che fare con un forte coinvolgimento familiare. Non mi dimenticherei mai di un anniversario di fidanzamento per la Roma, al massimo lo festeggerei andando allo stadio con la mia “Lolly” (la mia fidanzata nella finzione del film).

Pietro mi ha insegnato che tutti, nonostante le proprie conoscenze, rischiamo ogni giorno di essere ignoranti e tante volte sarebbe meglio non esporsi quando non si ha un quadro chiaro delle cose (errore che ancora ogni tanto faccio). Pietro, per esempio, a forza di sbagliare, impara e mette in pratica. Questo è uno degli aspetti che più si apprezzerà nel film.

Quello di Amici per caso è un cast di giovani. Li conoscevi, vi frequentate anche fuori dal set, o sono nate nuove amicizie?

Giulia Schiavo a parte, non conoscevo nessuno se non di nome. Oggi, però, con alcuni colleghi è nata un’amicizia oltre che un principio di collaborazione artistica.

«Vita da Carlo non è stata solo un’esperienza importante, io credo mi abbia letteralmente cambiato la vita»

Raccontami del progetto La svolta.

La svolta è stato il mio primo progetto ed è arrivato dopo l’ennesimo call-back andato male. Anche in quell’occasione, l’interesse per me venne mostrato subito e in meno di una settimana mi sono aggiudicato il ruolo.

È stato tutto nuovo, sia il regista sia gli attori sono stati accoglienti e professionali. Lì ho preso le botte sul set per la prima volta e ho guidato la macchina sgommando, sempre per la prima volta. Sono tutt’ora fiero di aver fatto parte di quel progetto.

Un’altra produzione sicuramente importante che ti ha visto tra gli interpreti è Vita da Carlo. Cosa ti ha insegnato?

Vita da Carlo non è stata solo un’esperienza importante, io credo mi abbia letteralmente cambiato la vita. Rendermi conto di come effettivamente i sogni a volte si possano realizzare mi ha dato una fiducia incredibile in un momento di assoluto sconforto, mancanza di stimoli e di autostima. Devo tutto a questa serie. 

Vita da Carlo mi ha insegnato tantissimo perché mi ha messo in contatto con colleghi che stimo molto; bastava osservare uno di loro sul set o un operatore della troupe per imparare già qualcosa.

La mia fascinazione verso la così tanta professionalità e umanità di quel set è immensa. Lavorare lì mi faceva sentire a Disney World. Carlo Verdone mi ha insegnato la base, con Antonio Bannò mi confronto più volte con lunghe conversazioni, spesso telefoniche, perché lo stimo infinitamente e ha sempre qualcosa da regalarmi (un consiglio che possa essere professionale o privato o anche un sorriso). Valerio Vestoso, invece, mi ha insegnato ad agire con più libertà.

Filippo Contri
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