Filippo De Carli: la fortuna lascia spazio alla determinazione

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Molto spesso pensiamo che il caso ci porti a percorrere strade che non abbiamo preventivato ma riguardando attentamente il percorso ci si rende conto che la fortuna lascia spazio al duro lavoro e se il futuro non è già scritto, il talento lo riconosci già da bambino.
Da cowboy sassofonista alle recite scolastiche a “Giorgio” protagonista della fiction “Un passo dal cielo 6” su Rai 1 e a breve sul grande schermo con il film hollywoodiano diretto da Ridley Scott “House of Gucci”, Filippo De Carli, classe 97, Trentino di nascita e romano di adozione, ci racconta di come una serie di fortunati eventi lo abbiano portato nella città eterna per inseguire il suo destino.

Quale è stato il percorso che ti ha portato alla carriera da attore?

Ho frequentato una scuola elementare abbastanza particolare in cui si dava molta importanza alle arti e mi ritrovavo ogni anno a partecipare ad uno spettacolo corale all’auditorium Santa Chiara di Trento, ricordo che una volta ho interpretato un cowboy sassofonista, ne sono sempre stato entusiasta ma non era sicuramente una mia passione.
C’è da dire che mia nonna, da artistoide quale è, mi inserì in una compagnia teatrale professionale facendomi assaporare il palcoscenico e da lì a poco il grande caso mi ha portato a fare un provino per un film, mi ritrovai, non so neanche io come e perché, in una stanza con una camera davanti al viso a raccontare di me, un po’ come sto facendo in questo momento, avevo 16 anni ed il regista Gianni Zanasi mi chiamò poco prima dell’estate e mi disse che sarei stato co-protagonista di un film con Valerio Mastandrea.
Il cinema non era sicuramente tra i miei piani, eppure eccomi qui.




Chi sono i tuoi punti di riferimento nella vita?

Il mio punto di riferimento è sicuramente mia nonna come tutta la mia famiglia, mia sorella è una bravissima ballerina e mio fratello si occupa di sport.

Dal sassofonista alle recite scolastiche ai video sui social mentre strimpelli con la chitarra, immagini un futuro da musicista o cantante?

Per caso non si esclude mai nulla, per me la musica si concilia con la recitazione in qualche modo.
Se ci fosse un ruolo che comprende le arti musicali io sono disponibile!
Per lo più scrivo anche testi ma essendo un po’ timido non ho la fiducia necessaria per far ascoltare i miei brani, ma succederà, presto.



L’apparenza molto spesso inganna, hai delle fragilità dovute ad esperienze in cui non ti sei sentito al posto giusto?

 Credo che per essere convincente e raccontare la verità recitando è necessario il contatto con il proprio “io interiore” e per fare questo lavoro l’empatia e la sensibilità si sviluppano solo se si è consapevoli delle proprie fragilità.
Ti assicuro che sono una persona molto insicura e lo riconosco ma spesso la mia educazione è confusa per mancanza di personalità o debolezza quando invece essendo cresciuto in un’ambiente pieno d’amore ho solo imparato a rapportarmi con il mondo in una maniera differente.

Cosa rispondevi quando da piccolo ti chiedevano cosa avresti voluto fare da grande?

Questa è una storia molto interessante, da bambino volevo assolutamente fare il cowboy con tanto di far west. Passavo l’estate a cavallo fingendo di essere un pistolero ed i miei genitori mi hanno sempre supportato anche in questo! 



Sembra un mondo privo di opportunità ma poi ci si ritrova su un palco scenico, come può un ragazzo della nuova generazione farsi conoscere per sfruttare ogni possibilità?

Ora risulterò un po’ noioso ma non mi importa, io mi soffermo tanto a vedere come la gente abbia la necessità di andare veloce, divorando storie prive di contesto culturale e tutto ciò si riversa nella società e nei rapporti umani, noto quotidianamente dei contenitori totalmente vuoti.
Soffro molto la mancanza di contatto con la mia generazione, il modo di farci conoscere è cambiato, quando incontri qualcuno ti sembra di conoscerlo già, lo hai già inquadrato in base a ciò che pubblica di se stesso online e non ti poni alcuna domanda e non vuoi andare oltre.
Succede spesso che io venga frainteso, vedono una foto con l’addominale scolpito e credono di conoscere tutto di me, poi con quei pochi che si spingono oltre c’è l’effetto sorpresa e magari quel contenitore non è vuoto come si pensava.
Devi sempre fare un doppio lavoro, mostrarti e poi confutare ciò che realmente sei.

Nel 2021 quale è il percorso che consiglieresti di seguire alle nuove generazioni che sognano di diventare attori/attrici?

Suppongo non ci sia un percorso prestabilito, io ho sicuramente una storia anormale in questo contesto e ne sono molto contento, credo in ogni caso che la miglior scuola sia l’esperienza sul set, non c’è gavetta giusta o sbagliata ma la fortuna di trovarsi al momento e posto giusto può aiutare esattamente come un percorso di studi in accademia, le vie sono talmente tante che bisogna solo capire la propria.
Io per lo più sono una persona molto curiosa, guardo tanti film e leggo molto, ho iniziato un percorso universitario e ho alle spalle una famiglia che mi ha sempre dato gli input giusti, sono stato molto fortunato.





Come reagisci alle porte in faccia e alle attese del tuo lavoro?

Bisogna rimanere concentrati e non farsi prendere dall’ansia di non farcela, io ho relativamente iniziato da poco il mio percorso da attore ma ho già capito che buona parte del lavoro è fatto di attese, snervanti attese.
Ci si ritrova a girare una fiction, un progetto internazionale e poi tantissimi provini e l’attesa è la costante che ti tiene in ballo ma bisogna rimanere focalizzati su ciò che ci fa star bene, non darsi per vinti e provarci ancora se ci si vuole davvero stare, questa è l’unica certezza che ho. 

Credi si stia perdendo l’interesse ad esplorare e a mettersi in gioco?

Da piccolo ricordo mio padre leggere Sandokan prima di mettermi a letto, incontravo i miei amici al parchetto vicino caso e ci perdevamo nelle storie senza alcuna paura del giudizio altrui, ad oggi l’attenzione è cambiata, la pandemia ha accelerato il sedentarismo tecnologico ed io sono convinto che l’incontro sia essenziale per abbattere le barriere sociali che non ci danno la possibilità di esplorare noi stessi.
Io sono molto curioso di vedere cosa accadrà alla mia generazione, bombardata di notizie quotidianamente, rapida ad assimilare ma poco propensa a mettersi in gioco e confrontarsi.
Credere che la questione ecologica, di cui sono molto attento ed attivo, o le guerre al di fuori dall’Italia, non ci tocchino perché la nostra vita continua regolarmente è il principio di distruzione della nostra specie, l’indignazione ed il menefreghismo sono la comune del nostro tempo. 



Come hai vissuto il passaggio da Trento ad una città come Roma?

Roma è una città senza fine ma poi ogni quartiere è un polo, una piccola realtà indipendente.
Trento è invece una realtà più piccola e ho il presentimento che ci sia quasi la paura di imbattersi in nuove realtà, di poter mettere il piede fuori dallo spazio che oramai si conosce molto bene.
Non nego che anche io il primo anno a Roma ne ero terrorizzato, anche prendere la metro per la prima volta mi ha sorpreso ma poi ti lasci affascinare dagli schemi che Roma riesce a rompere.
Passare da un nido d’amore familiare alla città eterna è destabilizzante ma mi ha dato la possibilità di esplorare prima di ogni cosa me stesso e poi a capire ed adeguarmi a questa magia e chaos, se mi chiedi dove mi vedo tra dieci anni attualmente ti rispondo Roma.





L’esperienza Hollywoodiana con il film “House of Gucci” ti ha spinto ad esplorare nuove frontiere?

Assolutamente sì ma mi ha anche spaventato nuovamente. Il giorno prima dell’inizio delle riprese ero in camera d’hotel accovacciato sotto le coperte a chiedermi se fosse davvero arrivato il mio momento, il mattino successivo sul set ho scacciato tutte le insicurezze ed ho pensato “siamo in ballo ed allora balliamo”, in quel momento ho davvero aperto gli occhi su una realtà che fino ad allora non mi apparteneva. Io confido molto nella mia generazione e voglio dedicare me stesso e la mia arte in primis all’Italia.

La tua prima reazione alla scoperta della partecipazione al film di Ridley Scott “House of Gucci”?

Ovviamente non ci ho creduto, ero in treno rientrando da Torino al termine delle riprese di “Cuori Coraggiosi” una nuova serie in onda sulla rai che tratta dei primi trapianti di cuore negli anni’60, ho ricevuto la chiamata del mio agente, la quale mi chiese di preparami perché avrei conosciuto Lady Gaga, Jared Leto ed Adam Driver, non ti nego che non ci ho creduto realmente fino alla prima prova costume. Sentirsi all’interno di quel progetto è difficile da realizzare, ancora oggi faccio fatica.


Total outfit: GUCCI



Quali sono stati i momenti di set “House of Gucci” che sono rimasti impressi nella tua mente e nel tuo cuore?

Dopo la prova costume ho davvero realizzato che mi trovavo nel posto giusto per me e sul set ho avuto modo di improvvisare con Adam Driver e Lady Gaga, questo mio momento ha catturato Ridley Scott che ha deciso di tenere la scena. Al rientro in hotel ho incontrato un uomo al bar con la gamba appoggiata su un tavolino a bere una birra, da curioso quale sono ho subito intavolato una conversazione per capire cosa gli fosse successo e chiacchierando ho scoperto di parlare con uno degli art director del film, gli aneddoti raccontanti ed i consigli dati da una persona che ha visto tanti set sono un prezioso dono, ed è per questo che credo sia essenziale che la gente si incontri e confronti perché da una piccola curiosità può nascere un rapporto umano.

Quale è il posto in cui ti senti libero, estraniato dal mondo?

Abbiamo tutti bisogno di un posto dove ci sentiamo liberi, per me l’isola tiberina nasconde dei luoghi in cui mi sento immerso nel mio mondo e nei miei pensieri, fumo una sigaretta e leggo un libro, un po’ bucolico ma almeno sono libero.
Non dimentico però il mio “posto del cuore” vicino Treno, si tratta di una terrazza che si affaccia sulla valle e mi dà la possibilità di ricordare da dove vengo e cosa voglio fare nella vita, senza che vibri il telefono.


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