Il percorso artistico del ballerino e attore Christian Roberto, dai musical a Netflix

Ph: Davide Musto
Assistente ph: Dario Tucci

Il percorso di Christian Roberto si snoda tra danza e recitazione, due totem per il 19enne messinese, astro nascente della new wave italica. Dopo un precoce esordio in Italia’s Got Talent e la perfomance “sdoppiata” nel musical Billy Elliot (in cui interpretava sia l’omonimo ballerino che l’amico Michael), colleziona ruoli in fiction (Baciamo le mani o La vita promessa) e al cinema, da I poli opposti a Grotto fino alla grande occasione di Sulla stessa onda, pellicola drammatica di Netflix di cui è protagonista con Elvira Camarrone; una parabola artistica destinata, con ogni probabilità, a procedere spedita.



Nasci come ballerino, ben presto hai iniziato a recitare e poi ti sei diviso fra teatro, serie e cinema, c’è un’attività tra queste che prediligi, su cui vuoi concentrarti, oppure preferisci non fare distinzioni?

«Porto avanti in parallelo queste attività fin da piccolo e vorrei continuare a farlo, dedicandomi alla danza come alla recitazione; in generale preferisco il musical che le tiene insieme, però mi trovo bene con entrambe».

Sei co-protagonista del film Netflix Sulla stessa onda, vuoi parlarcene più nel dettaglio?

«Ho saputo del provino a Los Angeles e l’ho sostenuto subito dopo il rientro dagli Usa, in realtà non sapevo si trattasse di un film Netflix. Comunque è andata bene, ne ho fatti in seguito altri cinque e fin dall’inizio c’era la mia partner sullo schermo, Elvira, come coppia siamo piaciuti subito e alle fine hanno scelto noi. Un’esperienza incredibile, poter lavorare per una piattaforma del genere in un ruolo da protagonista è un sogno avveratosi, inoltre abbiamo girato nella mia Sicilia, un vero onore. È stato entusiasmante, tutti i giorni al mare in vela, tra l’altro né io né Elvira sapevamo andarci e abbiamo dovuto imparare nel mese di training prima delle riprese. Per non parlare poi di quanto è venuto dopo, l’ottima accoglienza, il successo e così via».


Hai 19 anni ma nel tuo curriculum annoveri già numerose esperienze, ce n’è una cui sei particolarmente legato?

«Sicuramente Billy Elliot, una delle esperienze che più mi hanno fatto crescere. Esibirsi al Sistina è stato davvero emozionante, senza contare che il titolo in sé è sempre stato un mio sogno, conosco a memoria il film e non appena il musical è arrivato in Italia, ho fatto le audizioni, ritrovandomi in tournée nei successivi due anni, una grande scuola. D’altronde sul palco non è come sul set, quando sbagli non puoi rifare daccapo la scena, devi recuperare velocemente in altro modo, essere reattivo.
Lo porto nel cuore, tra l’altro mi è valso il premio come miglior attore non protagonista agli Oscar italiani del musical del 2016, che ho ricevuto da Christian De Sica; quella sera ero l’unico minorenne e sono poi rimasto l’unico under 18 ad averlo ottenuto, in competizione con i miei maestri, non mi sembrava vero».

Come ti sei avvicinato alla danza? E oggi come la vivi?

«Da piccolo mio padre mi portava a calcio, come sport mi piaceva ma la cosa che preferivo era il goal, non tanto per il risultato quanto per la possibilità di esibirmi in una specie di coreografia; resosi conto che amavo la danza, mi ha quindi segnato a una scuola vicino casa, che ho poi cambiato per dedicarmi a stili diversi. Otto anni fa, infine, mi sono trasferito a Roma, proseguendo qui gli studi».



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Il passaggio alla recitazione quando e come è avvenuto?

«La mia prima esperienza è stata da bambino la partecipazione a Italia’s Got Talent, dopo avermi visto un’agenzia ha contattato i miei per farmi proseguire nello spettacolo e, sebbene non sapessi di avere doti recitative o canore, abbiamo accettato la proposta. Il primo provino è stato per il musical La Bella e la Bestia, evidentemente hanno visto qualcosa in me, sono stato scritturato con tanto di corso di un mese (recitazione, canto, danza…). Ho passato quindi otto mesi al Teatro Brancaccio, appassionandomi a questo mondo, da allora non mi sono più fermato».

Il tuo mito è Michael Jackson, ora che la tua carriera è ben avviata ci sono altri artisti che ammiri, con i quali sogni – chissà – di lavorare?

«Sono un fan assoluto di Jim Carrey, conosco a menadito i suoi film, per le scene di Michael in Billy Elliot (che nel musical hanno reso più divertente rispetto al film) mi sono ispirato proprio a lui, rendendo questo ragazzino folle e iperattivo. Mi piacerebbe, un giorno, avere una parte comica in stile Carrey, dovendo fare due nomi direi dunque lui e Michael Jackson per la danza».


Descrivici la tua giornata tipo

«Quest’anno mi sto focalizzando sulla danza, piuttosto che frequentare un’accademia preferisco variare, scegliendo volta per volta gli insegnanti, così da essere il più versatile possibile e sperimentare stili differenti. La mia giornata tipo prevede sostanzialmente gli allenamenti, poi cerco di ritagliarmi momenti per gli amici. Giugno, inoltre, è un periodo di provini, ne sto facendo diversi».


Che rapporto hai con la moda?

«Mio padre, a Messina, aveva un negozio di abbigliamento di gran tendenza, molto noto perché assortiva capi decisamente particolari, stravaganti, soprattutto per una piccola città. Sono cresciuto con la moda e la mentalità è rimasta quella, mi piace vestire in un certo modo».



Hai dei brand o designer di riferimento?

«Dipende dal contesto, passo dalla tuta Nike all’abito, ad ogni modo non mi soffermo troppo su specifici marchi, ho dei must che indosso di continuo, su tutti il chiodo di pelle (sempre e comunque), apprezzo anche le sneakers più ricercate e a livello di brand nomi come Supreme. In sostanza mi piace essere alla moda, scovando però dei pezzi con i quali posso distinguermi».


Cosa ci dici dei progetti futuri, hai un sogno nel cassetto?

«Non posso dire granché, sono alle ultime battute per un film che verrà girato a ottobre, nel caso andasse a buon fine si accavallerebbe con un altro progetto e dovrò scegliere. Spero in generale si torni regolarmente al cinema, con il pubblico in sala a guardare magari un mio film».

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