Il ricordo di Germano Celant: cinque opere per scoprire l’importanza che l’arte povera ha ancora oggi

Viene a mancare all’età di 80 anni il critico e curatore genovese Germano Celant, dopo due mesi in terapia intensiva al San Raffaele per complicazioni dovute al COVID – 19.

Identificato come il fondatore dell’arte povera, movimento della seconda metà degli anni sessanta che pone il rapporto Uomo – Natura alle sue fondamenta, Celant fu tra i primi a privilegiare il “gesto artistico” mettendosi in forte contrapposizione con le tendenze consumistiche che in quei tempi stavano sempre più prendendo piede nel mercato dell’arte. 

Il mondo dell’arte italiano perde così una delle sue figure più importanti, autore di più di cinquanta pubblicazioni Celant è stato curatore del Guggenheim di New York, direttore della prima Biennale di Firenze Arte e Moda e della Biennale di Venezia nel 1997.

Nel 2015 la sua carriera raggiunge l’apice grazie alla nomina come direttore artistico di Fondazione Prada. 

Anche il direttore artistico del Museo Novecento ha voluto ricordare Germano Celant: “E’ un giorno triste per il sistema dell’arte del nostro paese. La pandemia ha strappato, all’affetto dei suoi cari e degli amici artisti, Germano Celant, straordinario protagonista della critica e della curatela in arte. Imprescindibile punto di riferimento per  il suo magistero teorico e il suo approccio nella organizzazione delle mostre, da quelle collettive alle personali, sempre impostate in condivisione con gli artisti, dei quali Celant non era solo interprete teorico, ma compagno di avventura fin dalla fine degli anni Sessanta. Ebbe allora la felice intuizione di scavalcare le storie personali di molti di loro per raggrupparli sotto il termine di Arte Povera, un’attitudine poetica e immaginativa che ha segnato l’evoluzione dei linguaggi contemporanei. Ricordo con emozione la sua ultima grande prova, la mostra antologica di Jannis Kounellis a Venezia lo scorso anno. L’omaggio di un grande critico a un gigante dell’arte contemporanea scomparso nel 2017”.

L’importanza dell’arte povera: Gli anni sessanta sono caratterizzati da un periodo di enorme cambiamento favorito dalle rivolte studentesche e le manifestazioni di dissenso contro la guerra del Vietnam e contro le repressioni nei paesi latini americani.

Sono anni particolari che avranno una forte ripercussione anche nell’arte, in particolare grazie a quella Povera che riflette una necessità di cambiamento nei contenuti ma anche nella sua natura vitale, un approccio non più statico ma mutevole. 

Gli esponenti dell’arte povera utilizzano così materiali alternativi come terra, legno, ferro e scarti industriali attraverso i quali ci comunicano i loro messaggi di stampo intellettuale. 

Cinque opere per ricordare l’importanza comunicativa dell’arte povera: 

Senza titolo – 12 cavalli 1967 – Kounellis


Igloo con Albero 1968 – 1969 – Mario Merz 


Quadro di fili elettrici 1957 – tenda di lampadine – Mario Pistoletto 


Famigliole 2010 – Piero Gilardi 


Mare  1967 – Pino Pascali

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