Il trapianto di cellule staminali in porzioni di bulbo pilifero genera moltiplicazione di capelli

Nel British journal of dermatology è pubblicato l’articolo « Human follicular stem cells: their presence in plucked hair and follicular cell culture C.G. Gho J.E.f. Braun C.M.L.J. Tilli, H.A.M. Neumann, F.C.S. Ramaekers». L’articolo mette in evidenza che quando si estrae chirurgicamente un follicolo pilifero, la porzione di follicolo che rimane attaccata al capello può essere utilizzata per la coltura di cellule staminali follicolari.

Dapprima sono stati classificati i fenotipi da studiare. Successivamente si sono prese in considerazione le cellule staminali per cercare di trovare il quantitativo di cellule staminali che è stato così prelevato. Altri studi di natura scientifica hanno già portato a conoscenza che il quantitativo cellulare è certo per quello che riguarda la citocheratina (CK) 19. Le cellule staminali sono soggetti fragili e devono essere preservate dall’apoptosi, la loro morte clinica. Ecco perchè sono utilizzati la proteina Bcl-2 che sopprime l’apoptosi, in assenza della Il Bax che invece provoca l’apoptosi e il profilo CK allo scopo di manifestare la presenza di cellule staminali nel follicolo pilifero e nelle colture di cellule di follicoli piliferi.

La ricerca sulle cellule staminali pilifere

Dei pazienti volontari si sono sottoposti a ricerca riguardante dei prelievi parziali di innesti ​​dal loro cuoio capelluto. Una coltura di cellule follicolari è stata preparata a partire di questi innesti. Questi innesti parziali di follicoli piliferi messi in coltura sono stati esaminati secondo il loro profilo di citocheratina, cosa che è significativa a seconda che si tratti di cellule basali o di cellule staminali. I marker di proliferazione (Ki ‐ 67, Bax e Bcl ‐ 2) sono stati esaminati. E’risultato evidente da questa sperimentazione che le cellule staminali pilifere sono situate in due zone distinte dell’innesto, una nel terzo superiore e l’altra nel terzo inferiore del follicolo. Le cellule staminali pilifere sono situate in quella zona dall’aspetto rigonfiato del follicolo pilifero, mentre non ne sono state trovate tracce all’interno o in prossimità della papilla dermica.

Le cellule staminali pilifere sono quindi concentrate in due distinti gruppi all’interno del follicolo pilifero. Il dr Conradus Chosal Gho dell’Hair science Institute di Maastricht in Olanda ha condotto una ricerca scientifica di laboratorio insieme col prof. H.A.M. Neumann dermatologo dell’università Erasmus di Rotterdam allo scopo di verificare se le unità follicolari possono rimanere vive dopo un’estrazione parziale del follicolo. Altro scopo della sperimentazione è stato quello di verificare se da questo innesto parziale così estratto possono crescere nuovi capelli. Il metodo: su cinque soggetti volontari sono stati prelevati dai 100 ai 150 innesti dalla zona donatrice occipitale del cuoio capelluto. Successivamente gli innesti sono stati impiantati nell’area ricevente.

A intervalli di tempo prefissati sono state controllate la ricrescita e l’aspetto dei capelli che crescevano nell’area donatrice e nell’area ricevente. A distanza di 3 mesi, è sopravvissuta una percentuale di unità follicolari parziali compresa tra il 92,1% e il 104,1% (media 97,7%) mentre i capelli che sono cresciuti avevano le stesse caratteristiche di quelli prelevati. A distanza di 1 anno, una percentuale di unità follicolari parziali trapiantate compresa tra il 91,1 ed il 101,7% (media 95,9%) ha prodotto capelli aventi le stesse caratteristiche di quelli prelevati dalla zona donatrice. La conclusione dello studio è dunque stata che le unità follicolari longitudinali parziali estratte quando sono trapiantate nell’area ricevente hanno esattamente lo stesso comportamento delle unità follicolari complete allo scopo di essere all’origine di una crescita dei capelli aventi le stesse carateristiche di quelli dell’area donatrice.

La ricerca sulle cellule staminali pilifere conduce all’applicazione pratica della tecnica HST

Gli innesti costituiti da prelievi follicolari parziali dall’area donatrice sopravvivono nell’area ricevente e generano nuovi capelli in numero e tipologia identici di quelli prelevati nella zona donatrice. La metodologia di trapianto che è derivata da questa ricerca è chiamata HST, Hair Stemcell Transplantation oppure anche PL FUT, partial longitudinal follicular estraction transplantation (clonazione di cellule staminali). Con questa metodologia di trapianto quindi un solo follicolo genera sempre due follicoli piliferi distinti, moltiplicando quindi il numero di capelli e allo stesso tempo preservando l’area donatrice che viene rigenerata.

Cellule staminali dei capelli: modalita di trapianto e clonazione

Un intervento chirurgico basato sul protocollo HST presenta numerosi vantaggi per il paziente grazie all’utilizzo delle cellule staminali pilifere. Tuttavia, avendo dapprima ben chiari alcuni dati. Prima di eseguire una estrazione parziale longitudinale di un bulbo pilifero in modo tale da mettere in evidenza le cellule staminali pilifere, occorre avere a disposizione degli aghi di prelievo molto più fini rispetto anche al più ridotto degli aghi della più fine tecnica FUE: stiamo parlando di 0,5 / 0,6 mm contro un minimo di 0,8 mm. Si tratta di una diminuzione della sezione di estrazione dell’ordine del 33 per cento. Attraverso questa modalità di prelievo così fine le cellule staminali sulla superficie dell’innesto diventano esposte visto che non saranno, in questo modo, più protette da tessuto epidermico. Le cellule staminali trovandosi non protette alla superficie dell’innesto sono molto delicate e necessitano di un conservante per non morire andando in apoptosi.

L’Hair Science institute di Maastricht brevetta la metodologia HST

Il brevetto in questione oltre alla metodologia di prelievo sopradescritta riguarda anche una è costituito da una soluzione chiamata “medium” destinata alla fertilizzazione ed alla conservazione delle cellule staminali messe a nudo dal prelievo parziale. La permanenza degli innesti sottili ottenuti dal prelievo parziale longitudinale del bulbo pilifero nel medium costituito da elementi di matrice extracellulare conferisce forza e quell’energia che li fa sopravvivere. Come si è visto più sopra il tasso di sopravvivenza medio di 97,7 per cento verificato durante le prove di laboratorio dimostra come i risultati ottenuti siano eccezionali. Risulta chiaro quindi di come i capelli risultino moltiplicati sul capo, mentre la ridotta dimensione degli innesti in zona ricevente genera una densità molto alta della capigliatura ricostruita mentre il sanguinamento è estremamente insignificante al punto che non è necessario un bendaggio alla fine dell’intervento.

Le tecniche di trapianto di unità follicolari

Un trapianto di capelli con metodologia FUT o FUE ha come modalità la ridistribuzione dei capelli permanenti disponibili in zona donatrice per rivestire le aree del capo calve o diradate. Con queste tecniche di trapianto di capelli non si creano nuovi capelli, si cambia solo di posizione ai capelli esistenti. Il numero di capelli presenti in area donatrice è uno dei fattori per determinare se un paziente è un buon candidato per la chirurgia. Con la tecnica HST con moltiplicazione periodica dei capelli, la disponibilità in numero dei capelli in area donatrice insormontabile. Così tutte le persone affette da calvizie, qualsiasi sia la loro classificazione nella scala di Norwood sono atte a ricevere un trapianto di capelli che permetta loro di raggiungere la densità e copertura desiderata.

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