John Galliano trionfa a Parigi con la sua Haute Couture di Maison Margiela

La moda torna ad applaudire John Galliano che con lo show Artisanal 2024 di Maison Margiela chiude la settimana della Haute Couture parigina. Una sfilata che rimarrà sicuramente negli annali, in cui tutto è stato progettato a regola d’arte, combinando musica, trucco, casting,  teatralità dei movimenti e, ovviamente, i vestiti. Galliano ha dato vita a uno spettacolo romantico, drammatico, di una bellezza straziante che fa commuovere, come non se ne vedeva da tanto tempo.

Un fashion show che fa vivere il popolo del sottosuolo parigino

Presentato all’interno di un magazzino abbandonato trasformato in una vecchia bettola, sotto Pont Alexandre III, lo show avviene in uno luogo tetro allestito con sedie, poltrone, tavolini da caffè trasandati, luci guaste e un vecchio tavolo da biliardo. Gli ospiti sono accomodati su sedie disposte a casaccio tra cui i modelli e le modelle si aggirano a passo lento e barcollante; si appoggiano sui tavoli, lanciano occhiate dalla forte tensione sessuale o intimidatorie. Un casting che rappresenta un serie di archetipi francesi: cortigiane formose, ballerine del Moulin Rouge, demi-mondaine, perdigiorno, giocatori d’azzardo notturni. Un popolo del sottosuolo parigino che abita in romanzi come Les Mysteres of Paris, di Eugène Sue o nelle opere di Victor Hugo. Storie malavitose, l’orgoglio dei relegati. John Galliano è andato ad attingere a questa cultura di cui Emily in Paris non sospetta nemmeno l’esistenza.

Un “film noir” diretto da Baz Luhrmann precede lo spettacolo, narrando un racconto avvincente di furti di gioielli e inseguimenti polizieschi. Subito dopo il modello Leon Dame apre la sfilata sotto le arcate del ponte avvolte dalla nebbia, con un’altra delle sue uniche camminate “alla Margiela”. Inizia così una performance dal gusto romantico, teatrale e decadente tipico di Galliano, che ricorda il suo trascorso da Dior e quelle sfilate indimenticabili.

Maison Margiela Artisanal, la couture di John Galliano

Ogni elemento è sublime e tutto racconta una storia in maniera incisiva; nessun dettaglio è lasciato al caso, nella messa in scena così come nelle incredibili lavorazioni d’alta moda che caratterizzano gli abiti.

Le silhouette sono surreali e grottesche tanto da rendere quei corpi veri e fantastici allo stesso tempo. Quello proposto a Parigi è uno spettacolo snodato tra delicati abiti gessati dal taglio magistrale, collari bondage in porcellana, capi con nudità trope-l’œil, crinoline trasparenti e corsetti abbinati a collant degradé. Il tutto arricchito da copricapi, frutto di un elevato lavoro artigianale dell’iconico Stephen Jones.

Ad acchiappare l’attenzione è però il beauty look, realizzato da Pat Mcgrath, con volti cerati e gote rosse, simili a bambole di porcellana. Le acconciature invece ricordano quella delle demi-mondaine parigine.

Il pubblico batte i piedi e applaude in modo quasi assordante nel finale; Galliano però non esce, rimane nel backstage, come era solito fare anche Martin Margiela.

L’ultimo dei couturier

Ieri sera, sulle rive della Senna, John ha messo in scena il miglior fashion moment nella haute couture degli ultimi dieci anni. In un periodo di carestia per la creatività, in cui tutto si appiattisce alle regole del marketing e dei numeri, questo grande couturier, l’ultimo rimasto, torna a farci sognare, proponendo qualcosa di più grande di semplici indumenti. Più emozionale e vicino alla magia. L’anno è appena iniziato e speriamo che ci riservi altri momenti come questi. Perché ne abbiamo davvero bisogno.

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