Danzare oltre i confini: KOR’SIA presenta “Mount Ventoux” al RomaEuropa Festival

Uno spettacolo che ha l’obiettivo di tenere una luce accesa sui problemi della società per comprenderli, analizzarli e ritrovare vecchi valori. Uno show volto a insinuare dubbi e generare spunti di riflessione nello spettatore anche una volta lasciata alle spalle la platea di un teatro. La compagnia italo-spagnola KOR’SIA porta il suo messaggio e la sua arte al RomaEuropa Festival, rassegna che ormai da 38 edizioni ospita diverse proposte del panorama artistico mondiale. L’11 e il 12 novembre, in anteprima nazionale, debutterà all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone Mount Ventoux, il nuovo spettacolo del collettivo.

Il concept della performance, che lega la danza a contaminazioni derivanti da altre discipline artistiche, parte da una lettera del quattordicesimo secolo di Francesco Petrarca (Ascesa al monte ventoso) per parlare del presente, cercando di definire ciò che è necessario fare per generare un cambiamento globale. Abbiamo intervistato Mattia Russo e Antonino de Rosa, coreografi e fondatori del progetto, che ci hanno raccontato qualcosa di più sul loro mondo.

Mattia Russo e Antonino de Rosa

«Sentivamo il desiderio ardente di creare uno spazio creativo dove sperimentare e sfidare i limiti tradizionali, spingendoci al di là dei confini predefiniti»

Cosa vi ha spinto a fondare il collettivo KOR’SIA? Quale esigenza sentivate?

KOR’SIA è nata circa 9 anni fa, ispirati da una profonda esigenza e dalla voglia di esplorare nuovi orizzonti nella danza e nell’arte contemporanea. Sentivamo il desiderio ardente di creare uno spazio creativo dove sperimentare e sfidare i limiti tradizionali, spingendoci al di là dei confini predefiniti, ma soprattutto uno spazio in cui poter sviluppare la nostra visione creativa e collaborare con altri artisti con identità simili. La motivazione era di cercare nuovi modi per comunicare emozioni, narrazioni e idee complesse attraverso il movimento e l’espressione artistica. Fondare KOR’SIA ci ha permesso di entrare a far parte del panorama artistico internazionale contribuendo con le nostre idee all’innovazione della danza contemporanea.

KOR’SIA, Mount Ventoux, RomaEuropa Festival, ph. Maria Alperi
KOR’SIA, Mount Ventoux, ph. Maria Alperi

«KOR’SIA per noi è un cammino, un’esperienza, un frangente spazio-temporale per esplorare l’arte e la danza contemporanea»

Cosa significa “KOR’SIA”? C’è un messaggio nascosto dietro questo nome?

KOR’SIA è più di un semplice nome, è un concetto che incarna la nostra visione artistica.
Deriva dalla parola “corsia”, ovvero un percorso, o lo spazio tra due file di poltrone in teatro. Tuttavia per noi è un cammino, un’esperienza, un frangente spazio-temporale per esplorare l’arte e la danza contemporanea. La scelta di scrivere il nome in modo non convenzionale, seguendo la fonetica, sottolinea la volontà di sfidare le norme e creare un percorso unico e innovativo. Nel futuro ci auguriamo che KOR’SIA sia una direzione che molti possano percorrere, un’invitante via di esplorazione nell’arte e nella danza contemporanea.

KOR’SIA, Mount Ventoux, ph. Maria Alperi
KOR’SIA, Mount Ventoux, ph. Maria Alperi

«Vogliamo incoraggiare una riflessione sulla necessità di modificare l’attuale paradigma e ritornare ai valori del Rinascimento per sopravvivere e prosperare»

Lo spettacolo che portate in scena al RomaEuropa Festival si intitola Mont Ventoux e si ispira ad Ascesa al monte ventoso di Petrarca. Una lettera scritta nel 1336 ma che ancora oggi, anche alla luce del periodo storico che stiamo vivendo, è attualissima. Qual è il messaggio che volete lanciare?

Il messaggio che intendiamo lanciare è intrinsecamente legato all’attualità. La lettera di Petrarca, scritta nel lontano 1336, rappresenta un punto di partenza per il Rinascimento, simbolizzando l’ascesa verso la luce e la natura, in contrapposizione al declino nell’oscurità del Medioevo. Mont Ventoux trasmette l’idea di scalare, arrampicarsi, di cercare una connessione tra l’individuo e l’umanesimo e di ritornare alla natura. Questo concetto si collega alle sfide contemporanee, vogliamo incoraggiare una riflessione sulla necessità di modificare l’attuale paradigma e ritornare ai valori del Rinascimento per sopravvivere e
prosperare.

Il lavoro coreografico non si focalizza su una teatralità esplicita, ma piuttosto sulla creazione di metafore suggestive, ricche di riferimenti e suggerimenti, dove la danza è il linguaggio espressivo predominante. La pittura rinascimentale svolge un ruolo cruciale nel nostro processo creativo, in quanto cerchiamo di evocare immagini che si collegano all’essenza di quell’epoca, anche senza seguire una linea temporale specifica. Il nostro approccio si concentra su elementi come il movimento, la musica e lo spazio scenico per trasmettere queste sensazioni al pubblico, creando un’esperienza evocativa e riflessiva.

KOR’SIA, Mount Ventoux, RomaEuropa Festival, ph. Maria Alperi
KOR’SIA, Mount Ventoux, ph. Maria Alperi

«Spesso ci concentriamo troppo su beni materiali e superficialità, trascurando l’importanza dei rapporti interpersonali genuini, della solidarietà e della connessione con la natura»

Quali sono, secondo voi, i valori che la società attuale ha perso?

Ci sembra che la società di oggi abbia perso un po’ di semplicità e autenticità. Spesso ci concentriamo troppo su beni materiali e superficialità, trascurando l’importanza dei rapporti interpersonali genuini, della solidarietà e della connessione con la natura. Scalando le montagne, possiamo ritrovare l’umiltà e la gratitudine di fronte alla grandezza della natura e, nel processo, forse possiamo ritrovare questi valori che sembrano essersi smarriti.

Credete che l’arte abbia ancora il potere di scuotere le coscienze?

L’esperienza che abbiamo dell’arte ci porta a pensare che ancora oggi abbia un potere straordinario. Nel tempo ci siamo resi conto di aver consolidato una comunità sensibile all’arte, che condivide valori ed estetica affini ai nostri.


Nel nostro processo creativo, l’arte si trasforma nel mezzo attraverso il quale esploriamo l’intimità dell’essere umano, affrontando questioni complesse e sollevando interrogativi difficili. L’arte agisce come uno strumento ispiratore per la riflessione e il dialogo, spingendoci a osservare il mondo da diverse prospettive e mettere in discussione le nostre convinzioni.

KOR’SIA, Mount Ventoux, ph. Maria Alperi
KOR’SIA, Mount Ventoux, ph. Maria Alperi

«Utilizziamo il movimento del corpo per creare immagini visive che esplorano la plasticità delle emozioni e delle relazioni umane»

Se doveste descrivere la vostra arte usando un aggettivo, un quadro e una canzone, quali sarebbero?

La nostra arte è “visuale” e “plastica”. Utilizziamo il movimento del corpo per creare immagini visive che esplorano la plasticità delle emozioni e delle relazioni umane. Se dovessimo scegliere un quadro, potrebbe essere Il Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch per la sua complessità, la profondità e l’immaginazione sfrenata, che spesso caratterizzano il nostro lavoro. Per quanto riguarda la canzone, potremmo citare Reverie di Arca, che si fonde perfettamente con la nostra estetica contemporanea e contribuisce a creare atmosfere suggestive nelle nostre performance coreografiche.

Nel corso dell’anno siete impegnati anche in workshop e masterclass. Qual è l’insegnamento principale che date?

Nelle nostre lezioni ricreiamo un autentico laboratorio, una “stanza delle idee” mettiamo enfasi sull’importanza dell’improvvisazione, sulla qualità del movimento e delle tecniche di composizione. Durante queste sessioni, condividiamo gli elementi chiave del nostro processo creativo con i partecipanti. Un requisito fondamentale per partecipare ai laboratori è l’immaginazione, poiché tutto ha origine da un impulso che può manifestarsi in diverse forme: spaziali, drammaturgiche, emozionali o musicali. Lavoriamo intensamente sulla costruzione di un immaginario unico, sfidando i partecipanti a esplorare territori inesplorati nella loro creatività.

KOR’SIA, Mount Ventoux, RomaEuropa Festival, ph. Maria Alperi
KOR’SIA, Mount Ventoux, ph. Maria Alperi

«L’artista deve essere un cercatore di verità e un trasformatore di esperienze, spingendo costantemente i confini dell’arte e della comprensione umana»

Cosa non può mai mancare in un performer o, più in generale, in un artista?

La profondità emotiva, la sincerità nell’espressione e la connessione con il proprio lavoro sono fondamentali. L’artista deve essere aperto all’ambiguità, alla complessità e alla ricerca
della verità, anche se ciò comporta l’attraversamento di territori scomodi. L’arte è un mezzo per esprimere la complessità umana, e l’artista deve combinare empatia, creatività, abilità comunicative e dedizione per creare emozioni capaci di spingere il pubblico a riflettere e a connettersi. L’artista deve essere un cercatore di verità e un trasformatore di esperienze, spingendo costantemente i confini dell’arte e della comprensione umana.

Progetti futuri? Avete già in mente il prossimo spettacolo o state già lavorando su altro?

Il 2024 si prospetta come un anno ricco di nuovi progetti entusiasmanti. Attualmente, stiamo lavorando su una nuova creazione presso l’Opera Grand Avignon, il cui debutto è previsto a febbraio. Successivamente, abbiamo una commissione dedicata a Kafka presso l’Hessisches Staatstheater di Wiesbaden, in Germania. Inoltre, stiamo preparando una nuova creazione per il Nederlands Dans Theater (NDT) che sarà pronta per il debutto il 3 luglio. Mentre il 2024 si prospetta ricco di impegni, non possiamo fare a meno di guardare al futuro. Stiamo già pianificando la nostra prossima produzione per il 2025, anche se per il momento preferiamo mantenere la suspense prima di rivelarne i dettagli.

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