L’assordante leggerezza della musica

Gli autori di Musica Leggerissima: Colapesce e DiMartino

Vi siete mai soffermati a pensare al vero significato del Pop? Siamo abituati a definire Pop tutti quegli elementi direttamente legati al pianeta musica, ma spesso dimentichiamo l’origine etimologica di una parola che anzitutto è una abbreviazione di un termine propriamente inglese, cioè popular, ormai divenuto identificativo di una precisa caratteristica. Cosa può essere definito popolare se non tutto ciò che riguarda il popolo, la gente comune? È quindi chiaro che la parola Pop assume una connotazione ben più ampia rispetto a quella limitante del solo ambito musicale. 

Ed ecco che entra in gioco il fattore sociale, sempre presente in qualunque ambito si vada a cercare, musica e moda in primis, anche perché non dobbiamo dimenticare che la musica è spesso sinonimo di moda.

Colapesce e DiMartino, semigiovani cantautori siciliani, recentemente sono balzati in testa alle classifiche grazie al brano presentato al Festival di Sanremo dal titolo “Musica leggerissima”. Verrebbe da esclamare che, sì, ne avevamo davvero bisogno dopo un anno di pandemia, chiusure di attività e limitazione della libertà. Fosse così semplice risolvere i problemi.


Gli autori di Musica Leggerissima: Colapesce e DiMartino


Ma, c’è un ma, perché questo brano apparentemente banale, scontato e già sentito, forse tanto banale e scontato non è. D’accordo, un po’ già sentito sì, infatti ricorda da vicino Se mi lasci non vale di Julio Iglesias, tanto che persino l’affiatata coppia l’ha riproposta diverse volte in alcuni programmi televisivi coverizzandola fin troppo fedelmente. Un omaggio, certo, ma anche una fonte abbastanza evidente di ispirazione. E nonostante la somiglianza la nostrana Musica leggerissima è diventata inaspettatamente un tormentone capace di far dimenticare i trionfatori del Festival, quei giovanissimi Maneskin che tanto fanno discutere e il cui brano vincitore, per quanto valido, non viene cantato a gran voce quanto la nostra Musica leggerissima.

Curioso che una canzone popolare sia divenuta in così poco tempo l’elemento distintivo di due autori che, va specificato, non vengono dal nulla, ma anzi hanno alcuni lavori già pubblicati alle spalle e diversi anni di carriera vissuta sul campo. Immaginiamo che la loro strada non sia stata facile, né leggerissima, ed oggi sono qui a far parlare e cantare milioni di italiani.

Ma dentro questa canzone apparentemente leggerissima c’è la voglia di raccontare un periodo difficile per tutti. Le parole hanno un peso e spesso divengono evidenti messaggi per l’ascoltatore, talvolta veri inni ai quali l’autore, suo malgrado, deve sottostare.

Se fosse un’orchestra a parlare per noi sarebbe più facile cantarsi un addio denota un’attenzione nei confronti della solitudine, quella che ci fa soffrire, quella che non vorremmo trovarci a combattere nei momenti bui e che un’orchestra, con strumenti d’ogni tipo, riuscirebbe a farci dimenticare anziché ritrovarsi a riflettere soli con se stessi e piangere dei propri dolori.

Per essere una Musica leggerissima partiamo male, molto male. Ma di questo brano rimane scolpito il refrain che penetra nelle sinapsi e le ammalia con la sua genuinità e con la sua spettacolarità popolare. E allora scorriamo un po’ il testo all’interno di questo ritornello memorabile per cercare qualche elemento meno evidente eppure tanto popolare, almeno quanto il concetto di leggero.

Metti un po’ di musica leggera nel silenzio assordante per non cadere dentro al buco nero che sta ad un passo da noi.


DiMartino e Colapesce, i due cantautori siciliani autori del fenomeno Pop Musica Leggerissima

Il silenzio assordante, concetto ormai abusatissimo in ogni ambito, da quello musicale a quello letterario; cadere dentro al buco nero, altro luogo comune per descrivere un momento oscuro e triste. Elementi apparentemente innocui se presi singolarmente o individuati all’interno di un’opera diversa da una canzonetta, ma fondamentali per dare il senso all’essenza di queste liriche che di leggero non hanno proprio nulla. Ed ecco che allora si intuisce quale enorme lavoro si nasconda dietro alla stesura di un brano musicale, la fatica di essere capaci di individuare l’elemento determinante per il successo popolare. Un testo scorrevole, leggero e senza fronzoli all’interno di una struttura musicale dal piglio dance che richiama il concetto di moda più patinata come quella di fine anni Settanta.

Due simpatici cantanti che sembrano prendersi gioco di noi all’interno di una situazione fino a poco tempo fa impensabile come un Teatro Ariston privo di pubblico e che forse, proprio riuscendo a prendersi gioco di noi, ci fanno dimenticare di essere tutti personaggi di un’opera allucinante come quella di una incredibile pandemia globale.

Ricapitolando, abbiamo due cantanti simpatici, una canzonetta leggera dal refrain orecchiabile, luci di palco effetto anni Settanta, abiti appena usciti da un video dance, un testo facilotto. Direi che il gioco è fatto. L’effetto popular c’è, le classifiche parlano chiaro. E il messaggio è giunto, ma arriva lentamente. Prima ci sono lustrini e paiettes, l’orecchiabilità della melodia, il ritornello invadente, e poi un significato profondo che insinuandosi lentamente vuole portarci a pensare a questo grande e doloroso vuoto che ci unisce, nessuno escluso, ed a scacciarlo con la forza della leggerezza.

Se non è genio questo, allora cos’è? Se non è questo l’espressione di un certo tipo di moda, allora cos’è?

È leggerezza, è spensieratezza, è desiderio di far sorridere quei luoghi della nostra mente che altrimenti si perderebbero dentro ad un buco nero fatto di silenzio assordante, ed ora francamente non ne abbiamo bisogno.

E della musica leggera, Ladies & Gentlemen, invece sì, ne abbiamo bisogno proprio tutti.

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