IL LATO GENTLEMAN DI CHEF RUBIO

Cover Natural Gentleman shirt & tie | Gabriele Pasini vest

Chef Rubio al secolo Gabriele Rubini (classe 1983) non è solo il protagonista e fenomeno televisivo di UNTI E BISUNTI in onda su DMAX, ma un uomo eclettico per cultura e interessi. Gabriele è un accanito lettore e viaggiatore, ama i libri intrisi di poesia e visioni oniriche: lo hanno formato autori come Murakami, ma anche Frey, Palahniuk e Welsh. La sua educazione inizia al liceo classico, in un ambiente multiculturale ricco di sub-culture tra punk e metallari. Vive la sua adolescenza tra musica, studio, sport e moltissima lettura. Lo sport arriva per motivi terapeutici in seguito a una brutta scoliosi. Sceglie il rugby, dopo aver tentato di praticare senza costanza judo, scherma e basket. Ricorda i primi tempi, in cui il rugby rappresentava per lui “fatica, sforzo, freddo e botte”, che si trasforma lentamente in qualcosa di cui non riuscirà più a fare a meno. “Dalla diffidenza alla dipendenza”, afferma lui stesso.
Tratto distintivo di Chef Rubio è senza dubbio l’ironia dai toni sarcastici e un carisma capace di coinvolgere le persone nei territori e nelle situazioni più differenti. Recentemente si è fatto ritrarre dalla fotografa Alessia Leporati a petto nudo con un agnellino sulle spalle. Una foto bucolica che nelle intenzioni voleva celebrare il carisma di Rubio come un pastore che guida le sue greggi di followers. Da qui si è innescata una reazione a catena tra giornali e web, tra polemiche e commenti entusiastici. Il risultato? Rubio è così immortalato nella sua versione statuetta da presepe nelle vesti di pastore. E commenta il maestro Marco Ferrigno, caposcuola nell’arte della terracotta partenopea e tra i più produttivi nel trasformare in pastori i personaggi della politica e dello spettacolo: “Con una posa così naturalmente presepiale mi è sembrato inevitabile un riconoscimento a Rubio che con il suo programma ha saputo dare la giusta evidenza alla tradizione culinaria che vive proprio qui, nei vicoli del nostro centro storico di Napoli, a San Gregorio Armeno”.
Rubio si conferma un instancabile viaggiatore e insaziabile ricercatore di sapori e tradizioni culinarie, superando confini e schemi. Col suo programma Unti e Bisunti, dai toni spesso irriverenti, è riuscito a lanciare un messaggio in cui il food è anche curiosità verso quello che ci circonda, una cultura accessibile a tutti, specchio di una società e non fenomeno elitario.

In esclusiva per MANINTOWN vi mostriamo il lato “gentleman” di Chef Rubio, anche attraverso le immagini del servizio diretto da Peter Cardona in cui lo vedrete in una versione inedita.

Com’è stata la tua adolescenza?

Ero un normalissimo ragazzo che affrontava gli studi del liceo classico e sono cresciuto in un ambiente con diverse etnie come metallari, punk o quelle che chiamano zecche a Roma. La musica è sempre stata presente durante l’arco del liceo e lo studio era sì presente, ma non era per me fondamentale.

La tua passione per lo sport?

In realtà è nata per fini terapeutici e di salute, poiché avendo avuto la scoliosi a dieci anni ho iniziato a praticare rugby, judo, scherma e basket. Poi iniziato il rugby non ho più smesso.

Come sei arrivato al mondo del food?

Ho fatto diverse esperienze come gourmand, viaggiando in Europa e in particolare nel Regno Unito. Tutti interessi un po’ sopiti perché pensavo alla carriera nel rugby. Poi col tempo è diventata una materia di studio e solo dopo un lavoro, grazie a un incastro di molteplici situazioni. Poi il fatto di poterlo raccontare con un programma è stata un’ulteriore occasione che mi ha confermato la necessità di mostrare un paese o un popolo senza prescindere dalla cultura di strada e dalla cucina povera.

Tra le città che hai visitato in quale vivresti?

Dal 2012 ho girato dodici nazioni prima dell’avventura televisiva, tra cui India, Cina, Corea, Giappone, Libano, Turchia, Israele. Tutte esperienze molto interessanti, anche sono molto affezionato all’Oriente e Tokyo è la città dove vivrei tranquillamente.

Com’è andata quest’ultima annata di “Unti e Bisunti”?

E’ stata la serie più seguita e la più complessa, sicuramente diversa dalla prima e dalla seconda. Nella progettazione del programma anch’io sono parte attiva, visto che comunque parla del sottoscritto e contribuisco all’ideazione dei contenuti.

Come scegli le città da visitare e in quali hai avuto più soddisfazioni?

Purtroppo non sempre posso scegliere perché ci sono delle esigenze di produzione, anche se il mio sogno sarebbe stato di andare all’estero per raccontare diverse città e realtà. Sicuramente Girona e la Costa Brava non erano tra le mie mete preferite, ma una volta lì ho scoperto una realtà fantastica. Non si finisce mai di imparare e di conseguenza si hanno a volte dei preconcetti di partenza quando invece poi si rivelano super interessanti.

La tua ironia ha suscitato polemica nella rete e tra i vegani.

Questa ira vegana non è mai esistita, è stato solo un titolo ripreso da alcune testate giornalistiche e da commenti che hanno criticato gli scatti in modo poco ortodosso. Così ho risposto a tono…di conseguenza si è scatenata una rivolta dei fan vegani, quando invece sono il primo ad avere amici vegani.

Nelle foto pastorali che hanno suscitato tanto scalpore ci sono immagini rurali legati al territorio di Parma, in cui tra l’altro ho vissuto e mi sembrava giusto rendere omaggio alla città.

Se apro il tuo guardaroba?

Troverai soprattutto magliette, shorts, infradito…da aprile a ottobre preferisco stare a piedi nudi, poi se il meteo rema contro mi metto pure le scarpe!

E l’eleganza….

L’ultima ricorrenza in cui mi sono vestito formale è stata a un matrimonio di un mio amico. Per questa e altre occasione scelgo sempre un abito su misura.

Il messaggio che vorresti lanciare col tuo programma?

Amare e rispettare il prossimo, rendere partecipe le persone che si hanno attorno e che tutto quello che eravamo e siamo stati non può essere dimenticato per un futuro migliore, ma ci deve essere una connessione tra passato e futuro che faccia vivere il presente nel miglior modo possibile. Il cibo è un fil rouge attorno cui ruotano temi sociologici e antropologici, ma traspare solo a chi vuole vuole approfondire il tema.

Photo | Roberta Krasnig
Style | Peter Cardona
Grooming | Veronica Caboni
Special Thanks | Lanificio Roma

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