L’attenzione che genera il cambiamento: Nicola Lamberti

Ambientalista, influencer e futuro ingegnere – abbiamo intervistato Nicola Lamberti.

Su instagram parla di sostenibilità, di consapevolezza, d’impegno civico e di come possiamo contribuire positivamente e regolarmente ad aiutare il nostro pianeta.

Ci racconta com’è nato il suo amore e il rispetto per la natura, di come la moda può essere eticamente sostenibile e di come il green-washing è un’arma imperdonabile.

Le sue foto e i suoi messaggi ricordano che ogni giorno facciamo delle scelte e queste possono mettere in pericolo o salvare il nostro futuro. 

Ig: @lambert.nic

Parlaci di te, come nasce la tua attenzione alla sostenibilità?

Fin da piccolo ho amato la natura incondizionatamente; leggevo riviste e libri che parlavano di ambiente, scienza e attualità – m’informavo – poi quando ne avevo la possibilità, spingevo i miei familiari a fare gite fuori porta ed escursioni. 

Mi piace stare all’aperto, ammirare la natura, la bellezza che ci circonda e la terra, il contatto con qualcosa che devi salvaguardare, mi fa stare bene.

In questi anni ho imparato diverse discipline legate alla natura come: il surf, lo snowboard, l’arrampicata e ognuna di queste ha suscitato in me una sempre maggiore sensibilità sul tema della sostenibilità ambientale. 

Che cosa fai tutti i giorni per dare il tuo contributo?

Sono un amante della conoscenza, credo che da questa possa nascere il cambiamento di cui ognuno di noi ha bisogno, per cui ogni giorno m’informo e cerco di migliorarmi. 

Dalla scelta di usare un semplice spazzolino in bamboo, alla partecipazione a un evento che sensibilizza lo spreco alimentare. 

Tutto quello che faccio poi, in questo momento in cui i social hanno un notevole impatto sulla comunità, lo condivido con i miei cari e sui miei canali. 

Secondo te ci stiamo impegnando abbastanza da salvare la terra?

A mio parere sembra stiamo percorrendo la strada giusta, anche se siamo ancora ben lontani dal nostro obiettivo. 

Noi giovani abbiamo ben compreso la problematica ambientale ma la questione potrebbe non essere del tutto chiara per tutti.

Nel 2015 abbiamo partecipato al summit di Parigi, condividendo e accettando l’accordo di restare sotto i 2°C. Secondo le analisi dell’associazione ambientalista sarebbero 14,3 i miliardi di euro l’anno che potrebbero essere eliminati o rimodulati, in modo da incentivare l’innovazione e ridurre le emissioni e invece, vengono disposti come sussidio alle fonti fossili.

Pensi che e qualcuno non prenda troppo sul serio questa situazione?

Negli ultimi periodi è semplice trovarci di fronte a delle campagne pubblicitarie ingannevoli. 

La problematica ambientale fa scalpore negli animi umani e questo implica che ogni azienda cerca in qualche modo di essere sostenibile, ma sappiamo che il green-washing è uno dei fenomeni più diffusi in questo periodo.

Come possono i consumatori essere più attenti?

Ogni giorno noi consumatori abbiamo la possibilità di scegliere se essere attenti o no. 

Al supermercato abbiamo la possibilità di comprare prodotti a km zero, abbiamo la possibilità di evitare di comprare prodotti confezionati con la plastica, abbiamo la possibilità di scegliere di muoverci con mezzi di trasporto pubblici o comunque meno inquinanti, abbiamo la possibilità di comprare capi sostenibili. 

Poi avremmo tanti doveri quotidiani, più che possibilità, come fare la raccolta differenziata, evitare di buttare le sigarette a terra e tante altre cattive abitudini che andrebbero superate.

Parliamo di moda sostenibile, in che direzione stiamo andando?

L’industria del fashion è il secondo settore più inquinante al mondo ed io credo che, essendo l’italia, la capitale della moda, la direzione che stiamo prendendo è ottima. 

CNMI sta sostenendo l’industria tessile sostenibile, e le numerose startup che puntano in quella direzione. 

Molti grandi marchi italiani hanno presentato capsule collection sostenibili e io mi auguro che nei prossimi mesi rendano anche tracciabile la produzione in filiera, in modo da essere sempre di più trasparenti. 

Ci sono dei brand che apprezzi per la loro visione ecologica ed etica?

Negli ultimi mesi ho conosciuto moltissime start-up sostenibili italiane. 

Ho collaborato con “Acbc” che produce scarpe completamente scomponibili e sostenibili.

Al WSM di Gennaio ho conosciuto i ragazzi di “Staiy” una piattaforma e-commerce completamente dedicata allo shopping sostenibile. 

Sono entrato in contatto con “WeAreWuuls” che oltre a produrre in modo sostenibile  compensano il loro impatto ambientale donando il 5% del loro ricavato all’associazione per la conservazione dell’orso marsicano tipico dell’Abruzzo.

Che consigli ci daresti per rispettare di più il pianeta? 

Per l’Earth Day ho chiesto alla mia community di instagram a cosa non sarebbero disposti a rinunciare della terra; ognuno di loro mi ha risposto con una foto oppure un pensiero. 

Ho scritto una lettera e li ho taggati tutti. 

Il giorno dopo ho chiesto ad ognuno di loro, cosa da quel giorno, avrebbero promesso di fare per non perdere quello che più gli piace della terra. 

A volte credo che ci manchi la consapevolezza dei nostri piccoli gesti quotidiani, e proprio qui io mi sento di dare il mio consiglio, sono questi gesti a fare la differenza. 

Diventare consapevoli e conoscere cosa accade nella “nostra” via, nel “nostro” quartiere, nella “nostra” città, è fondamentale perché la conoscenza genera attenzione e l’attenzione genera cambiamento

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