Lorenzo Richelmy, un attore senza confini

Nato a La Spezia e cresciuto a Roma, Lorenzo Richelmy è un attore eclettico, orgogliosamente italiano – seppur molto atipico («Tra una pizza, un piatto di pasta e una bistecca sceglierò sempre la bistecca» ci dice) – con una carriera internazionale. Da Marco Polo, serie televisiva statunitense di Netflix del 2014, fino a Hotel Portofino, period drama britannico del 2022, e tante cose in mezzo, Richelmy ha consolidato le sue consapevolezze di attore cosmopolita: «Sono contento di dire che la mia generazione di attori in Italia è al livello di quella americana e internazionale».

Lorenzo Richelmy attore
Total look and sunglasses Dolce&Gabbana, rings Bernard Delettrez

32 anni a marzo sotto il segno dell’ariete, cresciuto a pane e teatro – i suoi genitori sono entrambi attori teatrali – avverso ai social network, ma con un passato da nerd e una grande passione per il viaggio, «zaino in spalla, verso una destinazione semisconosciuta e a piedi», lo spezzino racconta e si racconta.

E con un balzo da acrobata, l’attore de Il Talento del Calabrone (film del 2020 con Sergio Castellitto, ndr), passa dal cinema al fashion, posando con disinvoltura davanti all’obiettivo di Davide Musto per la fashion issue di MANINTOWN, Youth Babilonia. Un «esperimento», come lo definisce lui, in cui la recitazione incontra la moda, dando vita a scatti dinamici nei quali Lorenzo Richelmy interpreta il ruolo di un supereroe contemporaneo.

Lorenzo Richelmy intervista
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Lorenzo Richelmy per Youth Babilonia

In uno scenario urbano post industriale, a tratti decadente, l’attore, sguardo glaciale e tagliente, travalica i confini di sé stesso, attingendo all’arte del trasformismo. Nei panni di un Matrix moderno, con soprabito see through, combat boots e occhiali scuri, si aggira per la città, cambiando pelle e rivelando pattern pitonati che si celano sotto trame principe di Galles. Dall’anima irrequieta, il protagonista della cover story di MANINTOWN sfoggia con disinvoltura giacche in pelliccia dai colori jungle, che alterna a completi sartoriali reinterpretati in chiave quasi futurista. 

Lorenzo Richelmy porta in scena il suo spirito ribelle e camaleontico, muovendosi con agilità nei meandri del prêt-à-porter, così come farebbe sulle diagonali di un palcoscenico teatrale: «Sono ancora un turista della moda, magari nei prossimi anni cercherò di entrare a gamba tesa in questo campo, tentando di portare una mia idea, non come modello ma come attore». 

Cinema, teatro, moda, viaggi, videogame e social network: a tu per tu con Lorenzo Richelmy

Sei reduce dal successo di Hotel Portofino, nel quale interpreti il figlio di Daniele Pecci, un conte tra gli avventori dell’hotel al centro della storia. Cosa ti è rimasto di questa esperienza e in che modo hai costruito il tuo personaggio di giovane aristocratico italiano?

Mi sono divertito molto a girare Hotel Portofino. Desideravo lavorare in un progetto che mi mettesse in panni diversi e sicuramente questo ruolo mi mancava, quello del ricco posh borghese dell’Italia di inizio ‘900. Quello di Roberto Albani è un personaggio molto estetico e piuttosto statico. Io sono un attore fisico e cerco di dare dinamicità ai personaggi che interpreto solitamente, anche quando sono un po’ statici. Potremmo dire che la serie in generale è statica, improntata su costumi e società, gli abiti e le ambientazioni fanno tanto. Il mio personaggio nel corso degli episodi è molto presente ma parla poco, mai inglese. Potremmo definirlo come lo stereotipo del dandy all’italiana, mi sono divertito a cercare di metterne in scena uno che non fosse troppo aderente ai canoni del passato.

Hai già preso parte in passato ad altri progetti internazionali, tra i quali Marco Polo. Come è stato far parte di un cast internazionale bilingue e, tra la prima esperienza e l’ultima, cosa è cambiato per te?

Quello di Marco Polo è stato il primo set americano sul quale ho lavorato. Chiaramente è stato difficile: il primo anno è stata pura sopravvivenza. Andavo sul set con la paura di non riuscire ad essere all’altezza dei colleghi oltreoceano. Perchè poi, noi italiani abbiamo un po’ la “sindrome del fratello scemo” e quando andiamo all’estero pensiamo sempre di essere i più “sfigati”, invece non è così. Marco Polo mi ha insegnato questo. Il primo anno è stato quindi molto difficile, poi dalla seconda stagione ho iniziato a rilassarmi. Da lì in poi, in tutte le altre produzioni internazionali per le quali ho lavorato, mi sono sentito assolutamente integrato come attore internazionale. Tolta la capacità produttiva americana, che è sicuramente superiore alla nostra, sono contento e orgoglioso di poter dire che la mia generazione di attori in Italia è al livello di quella americana e internazionale.

Lorenzo Richelmy Marco Polo
Faux fur N°21, pendant necklace Bernard Delettrez

Sei nato a La Spezia e cresciuto a Roma. Oggi vivi tra l’Italia e gli Stati Uniti. Qual’è il tuo rapporto con la tua patria e come, attraverso la tua carriera internazionale, riesci a mantenere e a esportare la tua italianità?

L’Italia per me è la mamma. Sono un italiano atipico per alcune cose, perchè non mi piacciono la pasta e la pizza, però ode all’Italia, alla bellezza e al saper vivere all’italiana. Quando giravo Marco Polo a Los Angeles, ho capito di voler invecchiare qui. Ho fatto quindi una grande scelta all’epoca, tornando in Italia. L’America dal punto di vista professionale è magnetica. Gli americani hanno una dimensione del successo e dell’industria del cinema che è più interessante e moderna della nostra, ma il tipo di vita non mi piace, la gente non comunica. Però sono nato nel ‘90 e comunque la cultura americana, cinematografica e non, mi ha cresciuto. Per me Italia e America rappresentano due modi di fare e vivere diversi, ma complementari. Per come sono fatto io, giostrare la mia vita tra queste due nazioni è l’ideale. Non potrei mai vivere solo negli Usa, potrei vivere solo in Italia, ad ogni modo in questo momento mi godo la complementarietà dei due stati e delle loro differenze. 

Quando hai capito che volevi fare l’attore e che quella del cinema sarebbe stata la tua strada?

Non c’è stato un momento preciso, l’idea di voler fare l’attore è sempre stata in me. Mio padre e mia madre sono entrambi attori di teatro e quando ero piccolo andavo in giro con loro. Sono stato affascinato fin da piccolissimo dal mondo dello spettacolo. Sia dal teatro, grazie ai miei genitori, sia dalla televisione, attraverso i cartoni animati, le serie televisive e persino la pubblicità. Da bambino, se mi avessi chiesto cosa volevo fare da grande, la risposta sarebbe stata: l’attore.

Lorenzo Richelmy Netflix
Shirt Alexander McQueen

Quindi, tra il teatro, il cinema e la televisione, cosa sceglieresti?

Il teatro è degli attori, il cinema è dei registi, la televisione sta in mezzo. Ricollegandoci al discorso di prima, è come se l’Italia fosse il teatro e l’America il cinema. Sono molto contento di fare sia teatro, che cinema, non potrei vivere di solo cinema ma potrei vivere di solo teatro, anche se ne ho fatto poco e questo mi dispiace, essendo cresciuto in un ambiente familiare in cui il palcoscenico era di casa. 

Recentemente sono stato impegnato in uno spettacolo teatrale in Calabria, La Follia di Shakespeare – Macbeth vs Romeo e Giulietta, di Max Mazzotta. Stella Egitto ed io eravamo protagonisti, entrambi con doppi ruoli: Stella interpretava Giulietta e Lady Macbeth, mentre io Mercuzio e Macbeth. Mazzotta è un artista che stimo tantissimo, allievo di Strehler che ha fatto un po’ di cinema e poi si è ritirato in Calabria a insegnare teatro all’università, perché questo è ciò che vuole fare nella vita. Gestisce inoltre una compagnia teatrale di giovani e noi siamo andati per un mese a immergerci in questo mondo parallelo di Mazzotta e dei suoi ragazzi. Questa è un’esperienza che il cinema non ti permetterà mai di vivere. Teatro e cinema sono dunque complementari tra loro, ma per un attore, il teatro è imprescindibile. Mette davvero alla prova e un interprete che ha passione per il proprio lavoro, non può negarselo.

Hai posato davanti all’obiettivo di Davide Musto per la Fashion Issue di MANINTOWN, Youth Babilonia. Qual è il tuo rapporto con la moda e come è stata questa esperienza per te?

Il mondo della moda di prima acchito mi repelle per tutto quello che c’è intorno, eventi, mondanità ecc, mentre la moda in sé mi interessa tantissimo. Con Davide Musto ci siamo ritrovati a fare un esperimento: facevo l’attore e penso che dalle foto emerga questa mia intenzione. Con la moda mi cimento sempre assai poco ma per fare delle cose molto specifiche e particolari, come questo servizio. Per me infatti è come il teatro, una grande passione, dunque proprio perché mi piace non riesco a vedere cose non fatte bene. Sono ancora un turista della moda, magari nei prossimi anni cercherò di entrare a gamba tesa in questo campo, tentando di portare una mia idea, non come modello ma come attore.

Lorenzo Richelmy Instagram
Total look Gucci

Oltre al cinema e al teatro, quali sono le tue passioni?

Il viaggio è la mia passione più grande. Zaino in spalla, verso una destinazione semisconosciuta e a piedi: questa è la dimensione in cui mi trovo più comodo e mi sono trovato più comodo negli ultimi anni. Ho viaggiato tanto quando ero bambino grazie al marito di mia madre, professore all’università di biologia, grande amante del viaggio, con cui ho girato tutto il sudest asiatico. Ce ne andavamo per un mese, un mese e mezzo verso luoghi meno battuti, con l’obiettivo di scoprire. Ci teneva a sottolineare la differenza che c’è tra il turista e il viaggiatore. Questa filosofia, del viaggiatore che abita un po’ ovunque, me la sono portata dietro.

Un’altra mia grande passione è quella dei videogiochi. Sono un nerd. Giocavo in chat con persone da tutto il mondo: giochi di ruolo, giochi di strategia… Non è un caso che da alcuni anni l’industria dei videogiochi abbia superato il comparto cinematografico e i più grandi sceneggiatori e registi siano stati comprati dalle case di videogame.

Che rapporto hai con i social network?

Pessimo. Penso che siano poco utili e contribuiscano ad aumentare le nostre insicurezze. Poi chiaramente ogni strumento ha la sua utilità. Fui obbligato ad aprire un account Instagram quando giravo Marco Polo. Mi feci convincere solo a patto di non dover pubblicare selfie, ma solo foto di cose che mi piacevano. Avevo quindi iniziato a scattare e condividere foto di street art, altra mia grande passione, ma non avevo follower. Non voglio fare promozione o pubblicità, il mio mestiere è fare l’attore, andare in scena. Finalmente l’anno scorso me ne sono liberato. Non ho una visione positiva dei social network. La relazione umana è una delle cose più preziose che abbiamo e penso che i social la stiano minando.

Che progetti hai in cantiere?

Sto per iniziare a girare una serie britannica di Amazon. Si tratta di una serie contemporanea sul mondo del tennis, ambientata a Londra e Wimbledon e che mi vedrà impegnato da luglio a ottobre. Interpreterò il ruolo di un tennista un po’ folle, un Andre Agassi moderno, che veste in maniera strana, un tipo ribelle, una sorta di George Best del tennis. Originariamente il personaggio sarebbe dovuto essere greco, poi però, dopo avermi preso, hanno deciso che sarà italiano. Questo un po’ mi dispiace, in quanto il mio mestiere implica il non avere confini. Sono molto contento comunque e lotterò, come ho sempre fatto, per dare un’’immagine dell’italiano meno stereotipata.

Ho fatto il provino per la serie mentre stavo girando un film, L’Uomo sulla Strada. Opera prima di Gianluca Mangiasciutti, è un thriller prodotto dalla Eagle Pictures, con cui avevo già lavorato per Il Talento del Calabrone

Qual’è il tuo sogno professionale più grande? 

Il mio sogno sarebbe quello di interpretare il protagonista di un videogioco. Coronerebbe tutti i desideri più reconditi e inconsci che avevo fin da bambino. 

Lorenzo Richelmy series
Total look Zegna

Lorenzo Richelmy actor
Total look N°21

Credits

Talent Lorenzo Richelmy

Photographer Davide Musto

Stylist Stefania Sciortino

Stylist assistant Federica Mele

Make-up Marco Roscino

Nell’immagine in apertura, Lorenzo Richelmy indossa total look e occhiali Dolce&Gabbana, anelli Bernard Delettrez

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