Le infinite possibilità che un Monolocale può custodire: alla scoperta del nuovo brano di Maninni

Maninni, nome d’arte di Alessio Mininni, ha rilasciato un nuovo singolo intitolato Monolocale. Il suo mantra di vita è: “Svegliarsi la mattina e inseguire un sogno per il quale magari si soffre anche, fa bene” (dalla canzone Sono sempre i sogni a dare forma al mondo di Ligabue). Vivere con questa convinzione significa condurre un’esistenza all’insegna della speranza, di una passione bruciante che funge da carburante per continuare a muoversi. È un punto di vista sulla vita positivo, che permette di non abbattersi di fronte agli ostacoli, ma anzi di trarre da essi insegnamenti che si facciano strumenti di riscatto. Tutto ciò viene riflesso perfettamente nel nuovo brano Monolocale, prodotto da Maninni in collaborazione con Shune e uscito per Epic/Sony Music Italy il 17 novembre.

Maninni
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Tra le mura di Monolocale

Tra inedite sonorità indie pop, più fresche e dirette di quelle a cui ci ha abituati, l’eclettico songwriter in questo nuovo singolo si espone e canta di gioia e paura nelle relazioni d’amore. Le due emozioni concettualmente contrastanti vengono qui abbracciate da Maninni, come due sfaccettature di uno stesso prisma. Monolocale rappresenta non solo il nido d’amore dei protagonisti della canzone, ma diviene esso stesso simbolo e trasposizione metaforica della relazione vissuta.

Fresco di premio SIAE come giovane cantautore più suonato dalle radio con Graffi, il singolo precedente che ha riscontrato grande successo tra il pubblico, Maninni si racconta. In chiamata da Bari, sua città natale, l’artista si gode del meritato riposo a casa. «Stiamo già chiudendo delle date per il tour dell’anno prossimo. E in questi mesi lavoreremo alle nuove canzoni e al nuovo disco» ci anticipa, ma rivela che si concederà qualche settimana per staccare la spina e riprendersi dal tour appena concluso.

Maninni
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«Credo che la carriera di un artista si concentri soprattutto sui live. Mi sento un po’ vecchia guardia su questo topic, ma per me è importantissimo poter fare delle date del genere, soprattutto con i miei musicisti»

Il tuo primo tour europeo, un’enorme prima volta, si è concluso da poco. Cosa ti sei portato a casa da questa esperienza?

È stato fantastico, ci sono state delle date davvero molto belle e le quattro di chiusura del tour, che sono state fatte all’estero, sono state incredibili. È stata veramente un’esperienza stupefacente. Inoltre abbiamo aggiunto una data fuori programma, che consisteva in una partecipazione ospitata in un teatro per un festival, in acustico, diversa dalle altre. Qui mi hanno consegnato il premio SIAE, a sorpresa. Non ne avevo idea, non me l’aspettavo, mi è arrivato il premio sul palco così. È stato davvero bellissimo.

Ho portato a casa un’esperienza live strepitosa. Perché suonare dal vivo le mie canzoni con la mia band per la prima volta è stato speciale. Ci sono state altre date live in passato, ma quando ti esibisci in un tour che riguarda solo te e i tuoi brani è diverso. In questo caso invece è stato bello sperimentare per la prima volta anche l’impatto delle mie canzoni sulla gente, vedere una reazione dal vivo. Credo che la carriera di un artista si concentri soprattutto sui live. Mi sento un po’ vecchia guardia su questo topic, ma per me è importantissimo poter fare delle date del genere, soprattutto con i miei musicisti. È stata la prova del nove in qualche modo e mi sono divertito davvero tanto.

È uscito il nuovo singolo Monolocale. Sei soddisfatto? Ci racconti com’è nato e come si è sviluppato il brano?

Sì, sono molto soddisfatto, soprattutto per come si presenta la canzone. Abbiamo tirato fuori questo singolo un po’ dal cilindro, in maniera totalmente spensierata e senza alcuna vera aspettativa. Eravamo (e siamo) molto soddisfatti di come è andata Graffi, il singolo precedente, quindi questa volta volevamo affrontare il nuovo singolo in maniera più scanzonata. Molti mi hanno detto: «Ma come, siamo a novembre! Non tiri fuori una ballad?». Secondo me però le canzoni non hanno stagioni. Dipende tutto dall’andamento della vita dell’artista. In questo periodo mi sentivo di tirar fuori una canzone spensierata, up-tempo, che mettesse di buon umore la gente. E mi sembra abbia funzionato, il riscontro sembra positivo. Ho anche già beccato la canzone in radio questa mattina [ride, ndr].

Maninni
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«Dopo questo tour divertentissimo in cui abbiamo sperimentato la resa live dei pezzi up-tempo, che non mi aspettavo mi piacesse così tanto, ho scoperto un altro lato di me. Un lato più spensierato, a tratti ironico nei testi e generalmente più divertente»

Quello che hai appena descritto è il tuo modus operandi nella scrittura dei testi delle canzoni o adotti un approccio diverso di volta in volta?

Le mie canzoni nascono sempre in modo diverso, a seconda del periodo che sto vivendo. Ma ti parlo soprattutto in termini di produzione, quindi tutto il mondo sonoro che poi il brano si porta alle spalle. Sono un eterno affezionato alle ballad perché credo che abbiano quel tocco in più, che arriva al cuore più profondamente. Però dopo questo tour divertentissimo in cui abbiamo sperimentato la resa live dei pezzi up-tempo, che non mi aspettavo mi piacesse così tanto, ho scoperto un altro lato di me. Un lato più spensierato, a tratti ironico nei testi e generalmente più divertente. Per cui, quando alla fine del tour ho ripreso in mano questo brano che avevo scritto diverso tempo fa, la volontà è stata subito quella di portarlo verso una direzione sonora totalmente spensierata, che facesse sorridere la gente.

Nel complesso in effetti il pezzo fa venire voglia di ballare e trasmette un forte senso di ottimismo, di farcela nonostante le difficoltà. Sei un tipo ottimista?

Sì, cerco sempre di guardare il bicchiere mezzo pieno e, se non lo è, lo riempio io. Cerco di scacciare i pensieri negativi o di analizzarli per ricavarci del buono. Perché non tutto il male vien per nuocere, no? Alla fine nella vita l’importante è essere felici e ognuno ha i propri motivi per esserlo. Spesso però cerchiamo la felicità in cose che scopriamo poi non essere davvero importanti per noi. Credo che la felicità stia nei piccoli gesti, nelle piccole cose. Anche in un semplice monolocale, dunque, anche se a tratti può risultare stretto e soffocante, soprattutto per due persone. Credo invece che se ci si riesce a focalizzare sui piccoli aspetti che la vita di coppia regala, anche un monolocale si può trasformare in qualcosa di speciale.

Questa canzone è frutto di riflessioni personali nate durante il periodo di isolamento per la pandemia, dove tantissime coppie si sono ritrovate a spartire monolocali 24h per settimane. Ciò ha causato numerose separazioni, ma anche regalato diverse conferme. Credo che le conferme siano derivate da una scoperta d’intimità di coppia a un livello superiore, quando scopri che per stare bene è sufficiente condividere momenti semplici, ma genuini, anche in pochissimo spazio.

Maninni
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«Quando scorriamo i video di TikTok, lo facciamo a una velocità tale per cui non godiamo di nessun contenuto in particolare. Questo approccio si è insinuato anche nelle nostre vite, dove i momenti belli e le esperienze che potrebbero renderci felici ci passano davanti e non riusciamo a goderne appieno»

È un messaggio piuttosto raro da sentire oggi, dove l’eterna corsa all’avere ed essere “di più” muove quotidianamente tutti noi. Perché risulta così difficile dar maggior valore a ciò che abbiamo, anche se poco, secondo te? Perché ci focalizziamo sempre su quello che ci manca?

Non voglio peccare di presunzione, assolutamente, ma secondo me la causa di questo atteggiamento verso la vita sono i social. Credo caratterizzi soprattutto noi giovani. Se ci fai caso, oggi la velocità con cui una persona ha la possibilità di scoprire ed esplorare nuovi contenuti, nuova musica, ecc. caratterizza anche il modo che ha di fruirne. Quando scorriamo i video di TikTok, lo facciamo con una velocità tale per cui non godiamo davvero di nessun contenuto in particolare. Questo approccio si è insinuato anche nelle nostre vite, dove i momenti belli e le esperienze che potrebbero renderci felici ci passano davanti e non riusciamo a goderne appieno. Stiamo già pensando al dopo. Non riusciamo a concentrarci su una cosa in particolare, a valorizzarla, perché ci sembra sempre di non avere tempo per farlo.

È così un po’ anche con la musica: esce una canzone ogni settimane e da un venerdì all’altro è già vecchia. Ne sono uscite così tante, nel frattempo, tutto scorre così velocemente che la gente non ha modo e nemmeno più voglia di fermarsi, concentrarsi e dedicare tempo solo a una canzone. Bisognerebbe invece ripensare questo sistema, sedersi e prenderselo un po’ di tempo, perché quello alla fine è l’unica cosa davvero importante che abbiamo nella vita. Il tempo è sicuro che continui a scorrere, che non torni più indietro e se lo si fa passare senza dare importanza alle cose che davvero hanno senso, poi quelle cose non le recuperi più.

Sono d’accordo. Credo sia una dinamica legata anche al consumismo che caratterizza la nostra società. L’idea che “più consumi, meglio stai” e che ci porta ad acquistare compulsivamente oggetti di cui ci stufiamo altrettanto velocemente.

Esattamente! È un discorso che si applica a tantissimi temi odierni. Penso al fast fashion. Acquisti una felpa, un paio di scarpe o di pantaloni che poi tra un mese non metterai più perché sono passate di tendenza. Oppure semplicemente perché senti l’esigenza di acquistare qualcos’altro ancora più nuovo. Questo perenne sguardo in avanti non ci permette di apprezzare nemmeno quello che scegliamo di acquistare e di consumare, ci fa dimenticare i motivi per cui quell’oggetto o quel contenuto ci piacevano.

Maninni

«Sto vivendo un periodo in cui voglio sperimentare, provare, cambiare. Lo vivo come quando guardi attraverso un bicchiere pieno d’acqua: la realtà dall’altra parte si deforma in base a come giri il bicchiere e quindi il tuo punto di vista cambia»

Per Monolocale hai collaborato con Shune, già produttore di Tedua e Bresh e altri. Com’è stato lavorare insieme?

È stato un incastro interessante, perché non ho mai collaborato con un produttore che non c’entrasse quasi nulla col mio mondo. Dargli la canzone è stato un po’ un esperimento. Come dicevo, sto vivendo un periodo in cui voglio sperimentare, provare, cambiare. Lo vivo come quando guardi attraverso un bicchiere pieno d’acqua: la realtà dall’altra parte si deforma in base a come giri il bicchiere e quindi il tuo punto di vista cambia. Dare in mano una mia canzone a qualcuno che possibilmente la pensi in modo diverso da me, in termini di gusto e approccio musicali, sembrava la cosa giusta da fare per cambiare il mio punto di vista. E così è stato.

Mi è piaciuto tantissimo, perché quando mi ha presentato la prima versione del brano l’ho ritrovato in una veste che non pensavo potesse assumere. Era nuova, interessante, stimolante. Da lì ci abbiamo lavorato su, al team si è unito Enrico Brun, che da quasi un anno è il mio produttore, l’abbiamo resa un pochino più nostra, ma la base di partenza pensata da Shune è rimasta quella.

C’è qualche artista o produttore in particolare con cui sogni di collaborare? Perché?

Angelina Mango mi piace molto come artista: la reputo molto forte tra quelli emergenti, credo che sia la più interessante. Scrive, canta e si muove bene sul palco, produce le proprie canzoni… è veramente forte.

Poi ultimamente ho un piccolo sogno nel cassetto, ossia provare a collaborare con qualcuno che non c’entri assolutamente nulla con la mia musica, come potrebbe essere un rapper. In quel caso i nomi da sogno proibito sono Fabri Fibra e Marracash.

Questo 2023 è stato un anno ricco di successi ed esperienze positive per la tua carriera. Cosa ti spaventa di più del futuro e cosa desideri maggiormente, invece?

Ciò che mi spaventa è l’insoddisfazione, i rimpianti. Pretendo sempre il massimo da me stesso come persona, quindi ciò che desidero di più è sentirmi soddisfatto dei miei traguardi, della mia vita. Sogno di arrivare a un certo punto della vita dove guardarmi indietro e poter dire: sono contento di com’è andata.

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