Boss Doms: il nuovo sound  di un animo poliedrico tra elettronica, Hip-Hop e la nascita di BELLADONNA+

Basterebbe partire da una considerazione per descrivere l’artista che è Boss Doms: «La musica deve colpire un po’ tutti i sensi». Una frase che cela un intricato mondo di corrispondenze, riferimenti musicali, esperienze e contaminazioni vissute. Una realtà dove musica e immaginario si uniscono per formare un genere in cui sonorità elettroniche trovano manifestazione in diversi modi: da quello più commerciale a quello più ricercato e tecnico grazie al suo lavoro di producer. Elettronica, techno, hip-hop. Vuole «sperimentare cose diverse nella musica» dando identità propria a ogni pezzo: sonorità tipiche di un genere, elettronico e techno, pensate e ricollocate come un vero artigiano del suono. Sperimentazione che va di pari passo con internazionalità. Non sono casuali le collaborazioni con artisti internazionali da Feed Me, Doctor P, Culprate a Dodge & Fuski, specchio di come le influenze nella sua carriera siano sempre provenute da più fronti: electrohouse, trap, dubstep.

BELLADONNA+: il ritorno di Boss Doms alle origini techno

Ha all’attivo esperienze importanti come tre Sanremo (come concorrente nel 2019 con Rolls Royce e nel 2020 con Me Ne Frego, mentre nel 2021 come ospite) e un Eurovision (culmine della sua carriera più mainstream). Oggi riflette su se stesso, raccontandosi non più solo come Boss Doms. Perché quello che contraddistingue il giovane produttore romano è una poliedricità di momenti musicali e la capacità di ricercare nella musica il valore della contaminazione.

Dj, compositore, arrangiatore, produttore. Le sue anime sono molteplici e oggi si riscoprono in una nuova veste oltre quella di Boss Doms «come produttore di musica elettronica, hip-pop italiano in generale»: quella di BELLADONNA+. Un’anima musicale «più underground e dark» dove la musica techno è la vera protagonista. Insomma, un ritorno alle origini techno e elettroniche della sua musica, che però riflette una tendenza costante nella sua esperienza d’artista: il rimanere genuino e autentico facendo della musica il veicolo per trasmettere sensazioni, momenti.

Total look Marni, sunglasses Gentle Monster, boots Dsquared2
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«Prendo i concetti da qualunque cosa, spesso e volentieri non dalla musica, ma dall’arte»

Quando ti sei accorto che la musica sarebbe stata la tua strada?

Io ho la sindrome dell’impostore. Da bambino mi sono approcciato alla musica, ma non ci ho mai creduto abbastanza. Finché un giorno ho suonato davanti a 2000 persone che pagavano. Lì mi sono detto “Je la posso fa’”.

Oggi possiamo dire che ce l’hai davvero fatta…

Per me no, non ancora.

Cosa o chi ti ha influenzato maggiormente nel tuo modo di fare musica?

Alla fine, prendo i concetti da qualunque cosa, spesso e volentieri non dalla musica, ma dall’arte. Mi ha influenzato anche Massimo Vignelli che è un grafico. Da bambino ho ascoltato di tutto. Ho avuto la fortuna di avere una sorella sette anni più grande di me, che mi ha fatto sentire la musica migliore da quando avevo cinque/sei anni.

Da ascoltatore, quali artisti ti hanno impressionato?

Led Zeppelin, Jimi Hendrix, per esempio. Ho avuto il periodo dei Metallica, degli Iron Maiden, dei Red Hot Chili Peppers, e ancora Oasis e Beatles. Per quanto riguarda la musica elettronica: i Justice, i Daft Punk, Deadmau5. Insomma, milioni: le reference sono infinite.

Total look Alexander McQueen
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«Per me, la musica non è la tecnica ma è altro»

Oggi si dice che fare musica sia più semplice e alla portata di tutti, anche grazie alla digitalizzazione e all’avvento di strumenti che permettono a chiunque di creare. Cosa ne pensi?

Devo dire che se fossi nato 10 o 15 anni prima probabilmente non sarei mai diventato musicista, perché io suono la chitarra ma non sono un fenomeno, non sono assolutamente un virtuoso, anzi devo scriverla il 90% delle volte. Quindi, se io non fossi stato parte di una delle prime generazioni che facevano musica col computer, probabilmente non avrei avuto una carriera da musicista, avrei fatto altro. Non avrei sfondato come chitarrista, perché non ho nulla di speciale rispetto agli altri, ma come produttore e come “scrivo” la musica sì.

Quindi, com’è stato il tuo esordio?

Io suonavo con i primissimi software di musica, perché ho cominciato quando avevo sedici, diciassette anni.
Parliamo di vent’anni fa, con le prime versioni di Ableton. Come è logico, andando avanti col tempo le cose si sono molto evolute. Ovviamente oggi ci sono mille supporti online dove puoi scaricarti campioni, scaricare cose già fatte. Prima ci facevamo tutto da soli, quindi è vero che forse tecnicamente è un po’ più facile. Tanto, per me, la musica non è la tecnica ma è altro.

Come nasci, musicalmente parlando?

Nasco come produttore prima di tutto, poi anche dj di musica elettronica, tra cui la techno.

Qual è il genere che ti ha reso celebre?

Sono diventato famoso con l’hip hop.

«Io sono partito dalla musica electro house, techno e poi mi sono avvicinato al mondo rap e trap facendo musica anche pop, ma sempre di matrice elettronica. È stata la “nostra firma”, il nostro carattere distintivo rispetto agli altri»

Di generi ne hai approcciati e suonati tanti. Com’è stato vivere questa contaminazione/evoluzione nella scelta delle sonorità da te proposte?

Io sono partito dalla musica electro house, techno e poi mi sono avvicinato al mondo rap e trap facendo musica anche pop, ma sempre di matrice elettronica. È stata la “nostra firma”, il nostro carattere distintivo rispetto agli altri. C’era tanta elettronica, c’era un utilizzo dei software da pro. Non che gli altri produttori non lo fossero, ma nel senso che lo sviluppo del sound design è diverso rispetto a chi fa hip pop, perché è proprio un genere volutamente più rozzo. Anche io, per esempio, quando faccio della musica hip-hop che deve rispettare un certo canone del genere, cerco di essere meno sofisticato possibile.

L’esperienza di Sanremo ti ha spinto a sperimentare un modo diverso di pensare la tua produzione?

A essere onesto, non è stato Sanremo a darmi lo stimolo di sperimentare cose diverse nella musica. Sanremo è stata una cosa che non avrei mai fatto se non fosse stato per il percorso che ho intrapreso. Se fossi rimasto fedele a quando ho iniziato a suonare, probabilmente avrei fatto Tomorrowland, non Sanremo.
Sicuramente è stato un bel cambio di programma. Bellissimo. Ho fatto un’esperienza assurda, ma anche all’Eurovision, che non avrei mai fatto se non avessi fatto un genere diverso. Però diciamo che andare a Sanremo con quel tipo di musica e brani mi ha fatto venire voglia di andarci ancora più così. Di non standardizzare, anzi. La tendenza che si ha è di fare la ‘sanremata’ e invece io sono super contrario.

 Total look Dsquared2, jewels Emanuele Bicocchi
 Total look Dsquared2, jewels Emanuele Bicocchi

«Dopo il primo, ma soprattutto dopo il secondo Sanremo, abbiamo ricevuto una valanga di hating, ma c’è stata anche una valanga di apprezzamenti»

Che concezione ti ha dato la partecipazione a Sanremo rispetto alla volontà del pubblico di avvicinarsi alla tua musica?

Io non mi faccio aspettative. Non ho mai pensato “chissà se la mia roba piacerà all’Italia”. Dopo il primo, ma soprattutto dopo il secondo Sanremo, abbiamo ricevuto una valanga di hating, ma c’è stata anche una valanga di apprezzamenti. Avevamo portato un pezzo rock, però cassa e basso erano quasi techno. Erano nascoste nei suoni di batteria vera, chitarra. Se senti però Rolls Royce in un club, la parte sotto suona come un pezzo techno.

Quali progetti hai in cantiere?

Sto lavorando su Boss Doms come produttore di musica elettronica, hip-hop italiano in generale, come produttore di cantanti, diciamo così. Perché Boss Doms in Italia ha fatto questo fino a due, tre anni fa. Avrò sicuramente delle uscite tech-house quest’anno, anche musica diciamo più elettronica. Poi sto iniziando un nuovo side project che si chiamerà BELLADONNA+. È proprio un altro profilo Instagram, un altro Spotify, un altro look, un altro tutto e sarà solo ed esclusivamente techno.

Total look Dsquared2, necklace Emanuele Bicocchi, sunglasses Gentle Monster
Total look Dsquared2, necklace Emanuele Bicocchi, sunglasses Gentle Monster

«Io oltre a darti la musica ti do anche l’immaginario, che per me è un’estensione di quello che sto raccontando con la musica»

Parliamo del rapporto tra musica e estetica: in cosa cerchi di evolverti maggiormente per non rischiare di uniformarti e creare uno stereotipo?

Secondo me, per una completezza d’opera, si devono colpire un po’ tutti i sensi. Dato che il tatto, il gusto e l’olfatto tramite Instagram sono un po’ complicati da toccare, io oltre a darti la musica ti do anche l’immaginario, che per me è un’estensione di quello che sto raccontando con la musica. A parte che proprio mi diverte, mi piace perseguire questa cosa, quindi la faccio molto volentieri. Per raccontare e spiegare bene un progetto, la parte di immaginario è molto importante. Ogni volta passo tanto tempo in studio a fare le canzoni e poi quando le canzoni sono finite, passo tanto tempo a casa, in giro, a creare l’immaginario che ci sta intorno.

Questo come si riflette nel tuo nuovo progetto BELLADONNA+?

BELLADONNA+ ha tutto un immaginario a sé, lo storytelling è diverso. Mi vedrete in vesti completamente nuove.

Con il nuovo immaginario di BELLADONNA+ cercherai di raccontarti su più media differenti?

Non ci precludiamo nulla. Se si sposano con il progetto e con il suo messaggio è un plus. Di sicuro non vado a pensare robe che possano snaturare il progetto pur di portarlo in televisione, in radio. Sicuramente si parlerà di un progetto super underground perché techno. Non è che senti 8 minuti di cassa dritta in radio, per esempio, magari vai al Burning Man e ti vedi un Dj Set. Sicuramente viaggerà su canali differenti rispetto a Boss Doms, che è un progetto molto più mainstream, dove facciamo canzoni cantate da cantanti, quindi sicuramente molto più radiofonico, molto più televisivo.

«In questi ultimi due-tre anni sono molto concentrato sull’estero, sulla musica elettronica, sul mercato internazionale»

Quindi cosa porterà BELLADONNA+?

BELLADONNA+, dal lato fashion, sarà più settorializzato su qualcosa di underground dark, noir.

Nel panorama musicale italiano, oggi chi ti colpisce maggiormente tra le nuove proposte?

Rondodasosa mi piace molto, anche Paky. Non sono nuovissimi, perché sono due o tre anni che stanno spaccando. Anche ANNA mi piace, spacca. Non so se è una cosa che può offendere qualcuno, però secondo me come donna è la più real d’Italia. Non vedo una donna più trap di lei. In questi ultimi due-tre anni sono molto concentrato sull’estero, sulla musica elettronica, sul mercato internazionale. L’Italia me la sto filando poco.
Ho un grosso progetto italiano, che però rimane mistico per ora. Adesso sto pensando solo a quello, poi quello che verrà lo valuteremo.

Una collab che ti piacerebbe fare e perché?

Joseph Capriati. Perché è Joeseph Capriati (ride ndr). Perché è un grande. Lui però per BELLADONNA+. Come Boss Doms mi piacerebbe fare una bella collaborazione con un produttore figo italiano. Un disco back to back con un produttore tipo NKO. Mi sono stufato di fare featuring solo con cantanti. Ho voglia di
fare collaborazioni con quelli che parlano la mia lingua. Anche Greg Willen spacca davvero ed è un amico.

Total look Jordanluca, necklace Emanuele Bicocchi
Total look Jordanluca, necklace Emanuele Bicocchi

«L’unico consiglio che darei è di seguire la propria vocazione, ma mostrandosi super disciplinato e super cazzuto nel farlo»

Che consiglio daresti ad un ragazzo che si avvicina alla musica oggi?

Direi, fo***tene di qualunque cosa. L’unico consiglio che darei è di seguire la propria vocazione, ma mostrandosi super disciplinato e super cazzuto nel farlo. Non mi sentirei di dargli alcun consiglio tipo “Sperimenta, fai quello, fai quell’altro”. Fai quello che ti pare, basta che lo fai bene.

Boss Doms e BELLADONNA+ in tre parole.

BELLADONNA+ in tre parole: veleno, femminile, techno.
Boss Doms in tre parole: stilista del suono, musicalmente eclettico, pazza scocciata.

Credits

Editor in chief Federico Poletti

Photographer Luca D’Amelio

Stylist Luigi D’Elia

Make-up Francesca Smeraldi – Mulac

Hair Adriana – Contestarockhair

Stylist assistants Eleonora Alberoni, Melissa Vitelli

Location RKF Honorfarm

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