Maschile Singolare: per la regia di Matteo Pilati ed Alessandro Guida, la loro storia

Il primo ciak sul set del Film Maschile Singolare, di Matteo Pilati e Alessandro Guida

Matteo Pilati ed Alessandro Guida, i due giovani registi di “Maschile singolare”, di cui Matteo Bolognese, ed Alessandro Romanissimo, ci hanno regalato un bellissimo e delicatissimo film con tematica LGBT, diventato un poi la bandiera dei Gay Pride italiano. La vera novità sta proprio nel racconto di una storia attuale, senza aggiunte di sovrastrutture drammatiche nella sceneggiatura, una vera commedia. Tendenzialmente in Italia per un film a tematiche omosessuali viene spesso fatta, quasi relegando il mondo gay al drama, qui si ride e si piange entrando nell’anima dei personaggi raccontati dando la possibilità a chiunque di potersi riconoscere. Ecco che cosa mi hanno raccontato i due director.


Matteo Pilati e Alessandro Guida: i registi di Maschile singolare

Come nasce l’idea di “Maschile Singolare”?

Matteo dice che l’idea è nata in maniera totalmente organica scritto da lui insieme a Giuseppe Paternò Raddusa, e nel momento in cui hanno pensato fosse soddisfacente hanno coinvolto anche Alessandro, il quale si è innamorato immediatamente al progetto apportando tantissime idee in più. Quindi è diventata una stesura a sei mani. Lo step successivo era quello di produrlo, abbiamo tentato la strada classica facendolo leggere a case di produzione e distribuzione, con la clausola di voler fare noi due la regia.

Peccato questa nostra richiesta non abbia ricevuto una risposta positiva in nessun caso.

Quindi vi siete autoprodotti?

Beh, era l’unica strada da percorrere per poter fare le cose come volevamo ed essendo convinti di avere in mano qualcosa non solo di buono ma anche di nuovo, senza avere la certezza di uscire in sala o tantomeno su piattaforma, o peggio ce lo saremmo tenuti a casa da far vedere agli amici.


Un’immagine del backstage del film Maschile Singolare

Il progetto nasce poco prima del diffondersi della Pandemia.

Si, perché il film lo abbiamo girato in sole tre settimane, che è davvero pochissimo per un lungometraggio, a cavallo tra gennaio e febbraio del 2020, quindi appena prima del lockdown, e la novità almeno per noi è stato il montaggio in remoto. Tutto questo grazie alla tecnologia che in questi anni ha fatto dei passi da gigante, lasciando spazio alla realizzazione di cose che prima erano impensabili.

Come è stato accolto dal pubblico?

Siamo letteralmente entusiasti della risposta del pubblico e non solo di quello gay, ma ci arrivano tanti messaggi da donne sulla trentina che vivono le stesse problematiche del nostro protagonista interpretato da Giancarlo Commare, perché comunque la società italiana ti vorrebbe ancora vedere accasato a quell’età. A trent’anni oggi si può vivere felici e single con tanti amici che noi abbiamo definito come la famiglia selettiva.

Per noi è stata molto importante la scena della cena, per far capire davvero i rapporti e le interazioni tra i personaggi. Che poi forse è l’unica scena dove ci sono più di due attori.

Come mai la scelta dei trentenni?

Semplicemente perché se ci si guarda intorno nel mercato dell’audiovisivo abbondando storie di teen-ager adolescenti, allo stesso modo anche i quarantenni, mentre i trentenni sono raramente raccontati, è così abbiamo voluto coprire questa landa desolata di target. Abbiamo voluto parlare un po’ di noi, che con un esordio alla regia sia fondamentale.


I registi e i tecnici nel backstage di Maschile Singolare
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