MILANO FASHION WEEK: IL TERZO GIORNO DI SFILATE. IL MEGLIO, DA GUCCI A VERSACE

Rilanci polarizzanti, addii commoventi e cambi di rotta inaspettati. Le collezioni dei brand storici presentate il terzo giorno di sfilate della Milano Fashion Week hanno dato molto di cui discutere e su cui riflettere. I marchi più giovani, invece, sembrano affermarsi sempre più nel panorama italiano, grazie a progetti stimolanti e interessanti. “In che direzione sta andando la moda?” è l’eterna domanda che ci si pone di fronte a questi show e alle dinamiche interne che essi riflettono. Indipendentemente dall’esistenza o meno di una risposta giusta però, l’importante è continuare a interrogarsi.

L’epilogo dell’era Chiapponi da Tod’s

Una collezione che è un addio. La Primavera/Estate 2024 di Tod’s, denominata Fabbrica, è stata la lettera di congedo di Walter Chiapponi, da quattro anni il direttore creativo del marchio.

Dichiarata dai conoscitori del marchio la collezione più identificativa del designer, Chiapponi ha eliminato qualsiasi decorazione superflua, puntando a linee diritte ed essenziali, caratteristiche dell’artigianato italiano. In pieno mood “Milano Bene” le modelle sfilavano tra i laboratori di Scala Ansaldo, nel Teatro alla Scala di Milano, tra le note miscelate dell’ouverture e gli attacchi delle arie più famose. Raffinatezza a livelli altissimi. Highlights della collezione sono un cinturone che avvolge la vita come una sorta di semi-corsetto, da cui pendono ganci per tenere borsellini o guanti. Ancora, le giacche staccate dal busto, le gonne aderenti in pelle, i pantaloni morbidi, e i sabot a tacco basso. Sono tipicamente Tod’s gli abiti sartoriali maschili su misura e le sahariane in pelle.

La paura secondo Cormio

Entrare nell’universo di Cormio è come entrare in un “cabinet of curiosities”. Per il terzo giorno di sfilate alla Milano Fashion Week, Jezabelle Cormio convoglia dettagli e motivi provenienti dal mondo dell’infanzia con elementi disturbanti, dando vita a una narrazione non convenzionale, un po’ spaventosa, ma estremamente intrigante. E la paura è proprio il fil rouge della collezione, come ha dichiarato la designer in un’intervista a Harper’s Bazaar: «Donne che fanno paura, donne che hanno paura.» Ecco forse il motivo per cui l’estetica tirolese, così radicata nel marchio, in quest’occasione lascia più spazio a quella Y2K. Ecco che bandane leopardate e Ugg bistrattati allora condividono lo spazio con cinture borchiate e gonne al ginocchio. La declinazione punk dei look (più punk del solito) fa pensare ai CD di Avril Lavigne e agli outfit paparazzati di Amy Winehouse. È sicuramente dedicato a lei l’hairstyle del look 08.

Gucci Ancora, e ancora e ancora

È successo. Dopo trepidanti attese e aspettative inevitabilmente altissime, Gucci ha presentato la prima collezione firmata Sabato De Sarno. Il designer di origini napoletane stato incaricato di guidare la direzione stilistica dell’intero brand, comprese le categorie di prodotto donna, uomo, articoli in pelle, accessori e stile di vita. Come chiarito nelle settimane passate da François-Henri Pinault, il presidente e CEO di Kering, l’obiettivo di De Sarno è preservare l’appeal delle collezioni presentate finora in passerella e ridefinire l’identità della maison. Il fine, come sempre, è quello di generare nuovi profitti nell’ambito di un concetto di “lusso moderno”.

«Voglio che la gente si innamori ancora di Gucci» aveva dichiarato De Sarno in un’intervista pre-sfilata. Per farlo, la manovra (strategicamente commerciale, ça va sans dire) è stata quella di fare tabula rasa. Una “pulizia” di tutto ciò che poteva rimandare all’era definitivamente terminata dell’ex direttore creativo Alessandro Michele. E se fare il paragone tra i due creativi è tanto ingiusto quanto inevitabile, resta obiettivo che la prima collezione della nuova era sia risultata piuttosto asettica. Complice forse anche la location cambiata all’ultimo causa pioggia, a fine show ci si sente un po’ come quando a casa si osserva un nuovo ripiano Ikea montato. Perfettamente lucidato ed esteticamente gradevole, non ci trasmette alcuna emozione, ma ci regala un senso di soddisfazione per aver portato a termine un (apparentemente) buon acquisto. Con Spotify che suona Ancora ancora ancora di Mina in sottofondo, facendoci sentire un po’ più emotivi del necessario.

Resta importante ricordare, però, che le collezioni di debutto segnano comunque un punto di partenza, un semino da cui far crescere qualcosa. E tutto sommato la SS24 di Gucci è stata piantata in un terreno sicuramente fertile.

MSGM in dialogo con Gio Ponti alla Milano Fashion Week

Il maltempo ha costretto anche MSGM a trasferire lo show dalla location originaria alla propria sede di via Piranesi. L’intenzione era di sfilare tra due palazzi di Gio Ponti al Campus Leonardo in Città studi, dal momento che la collezione è incentrata sulle geometrie del celebre architetto milanese, trasformate in motivi all-over sui capi. Sulla stessa linea stanno i tasselli colorati sulle gonne e le pennellate sulle casacche, rimandi ai disegni policromi delle lettere di Ponti. Ancora, il direttore creativo Massimo Giorgetti ha reinterpretato il tartan, motivo a lui caro e riscoperto a una mostra al V&A di Londra. Lezione di stile finale: i sandali indossati con le calze al ginocchio.

Ten across the board per la collezione SS24 di Sunnei

Il marchio diretto da Simone Rizzo e Loris Messina si è conquistato un posto d’onore nel panorama milanese grazie agli show che uniscono moda e intrattenimento. Stagione dopo stagione Sunnei invita a osservare i capi delle nuove collezioni adottando un punto di vista diverso, coinvolgendo gli invitati nello show.

Al terzo giorno di sfilate Milano Fashion Week, al pubblico di Sunnei sono state date delle palette da “giudici” con cui si poteva assegnare il proprio voto (da 1 a 10) a ciascun look della collezione SS24. Nel frattempo, una voce fuori campo dava indicazioni sul da farsi. Una trovata divertente per abbracciare (o sfogare?) in modo sano la tendenza al giudizio che ci caratterizza come umani. Sul piedistallo che si illuminava ad ogni look si sono alternati capi tipicamente Sunnei: colori vibranti, stampe a righe, tessuti tecnici e accostamenti coraggiosi. Protagonisti gli accessori, che riescono ad avere sempre un sapore avanguardistico e iper cool: dall’eyewear, alle borse, dai portachiavi agli orecchini rubberized, divenuti ormai un classico del brand.

Le ribelli dalle buone maniere di Vivetta

Romantica, sensuale, un po’ civettuola, ma anche intellettuale e ribelle. La donna Vivetta sfila a Chiostro dei Glicini in un mare di fiori e soprattutto di pois, il focus della collezione. “Ho pensato a una celebrazione a pois. Un felice fascio di puntini, una manciata di sfere ipnotiche”, ha spiegato la designer Vivetta Ponti. Partendo da Beau Brummell, l’icona dandy che ha reso scandalosi e popolari i pois nella Londra del XIX secolo, è rimasta fedele a se stessa sublimando nei propri capi una serie di spiriti diversi. Brillano i ricami (passione di Ponti), i colori, che vanno dal blu navy al “rosa Vivetta” al verde acido, e i gioielli. Questi ultimi sono stati realizzati a mano in Italia e costituivano la quota eccentrica della collezione, arricchendo l’estetica scherzosamente bon ton tipica del brand.

Versace

Verso sera, ecco l’ennesima sorpresa della Milano Fashion Week al suo terzo giorno di sfilate. Presentata tra le mura dell’Hangar Bicocca rivestito di bianco per l’occasione, la collezione SS24 di Versace ha stupito con un cambio di direzione estetica sconcertante. In un gesto sovversivo e proprio per questo motivo molto Versace, la Casa di moda ha presentato un’immagine di sé molto bon ton e piuttosto cute. Chiaramente non i tradizionali sinonimi del marchio. Infusi di un’evidente estetica anni ’60, i capi hanno sfilato in passerella in tonalità pastello fresche ed energizzanti, con stampe geometriche che rimandano al quadretto optical utilizzato da Gianni negli anni 90. Un cambio di rotta che però è solo formale, perché lo spirito audace e rivoltoso continua a trasparire da tutti quei dettagli Versaciani che hanno fatto la fortuna e la storia della Maison. La ciliegina sulla torta è l’iconica Claudia Schiffer, che chiude la sfilata raggiante come le estati di Versace tra la California e la Florida.

FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata