MILANO FASHION WEEK: IL MEGLIO DEL SECONDO GIORNO DI SFILATE, DA PRADA A TOM FORD

Alla Milano Fashion Week, la giornata di giovedì 21 settembre si è consumata in un appassionante susseguirsi di nuovi lanci e antiche certezze. Dalle collezioni si respira il desiderio di leggerezza, intesa come fuga dai drammi e dalle sofferenze della vita. Si ricerca conforto nella pura tecnica, che garantisce sempre buoni risultati e quindi non può deludere. Ci si immerge nei ricordi per trarre nuove fondamenta su cui costruire il futuro e non per crogiolarsi nella malinconia. Dalla consapevolezza di Prada alle sperimentazioni di Fiorucci, ecco il meglio del secondo giorno di sfilate della Milano Fashion Week secondo MANINTOWN.

A Milano sfila The Max Mara Army

Colori della terra e blu navy, silhouette anni ’40 e utilitywear. La condizione femminile negli anni della Seconda Guerra Mondiale è alla base della collezione Primavera/Estate 2024 di Max Mara. Per la prima volta le donne si ritrovano a ricoprire ruoli tradizionalmente occupati dagli uomini, come il lavoro nei campi. Parlando delle donne inglesi e americane poi, esse si riuniscono nel movimento civile The Women’s Land Army, una realtà che è stata vitale durante il conflitto.

Il direttore creativo di Max Mara, Ian Griffith, è partito da qui per creare questa collezione, a cui è legato anche dalla personale passione per il giardinaggio. I capi che ne sono derivati rimandano a una donna contemporanea, professionalmente impegnata, pragmatica, ma sofisticata. Poche stampe e ancora meno orpelli e decorazioni lasciano brillare le texture dei tessuti e la costruzione dei capi. Sartorialità e cura artigianale italiana che esprimono lusso. Classico (= di classe) Max Mara.

ACT N°1 sul ring

La prima collezione di ACT N°1 seguita interamente da Luca Lin, dopo l’addio del collega e co-fondatore Galib Gassanoff è un clash semantico. Il mondo dello sport, della box più precisamente, e dell’informazione si uniscono in una performance teatrale per generare una riflessione sulla realtà odierna. Il dramma è il genere d’elezione di ACT N°1 tramite cui veicolare le narrazioni intrinseche ai propri capi.

Presentata su un ring ricoperto da drappi di tessuto e corde (la vita, con le sue battaglie e limitazioni) la collezione SS24 cattura la resa dei conti più che la battaglia. Gli interpreti dello spettacolo sono calmi, compiono gesti semplici e quotidiani. Ritorna l’estetica utilitaria, in particolar modo nei capi della prima parte dello “spettacolo”, che lascia poi il posto alle rouche e agli chiffon voluminosi, tipici e identitari del brand. Una visione poetica della liberazione della classe operaia, che a suo modo si riappropria dei piaceri e delle “frivolezze” della vita. Privilegi di cui non può godere quotidianamente. E quale marchio per esprimere maggiormente l’evoluzione da operaio a modaiolo delle Crocs? Ecco allora svelata la collaborazione di ACT N°1 con il brand di calzature. Una manovra commerciale tanto poetica quanto arguta.

PRADA dolce PRADA: una certezza alla Settimana della Moda

Difficile sbagliare in Casa Prada, e questa ultima SS24 non fa che confermarlo. Miuccia Prada e Raf Simons sono riusciti a conquistare ancora una volta il cuore dei propri fedeli seguaci, strappando anche qualche lacrima di commozione. A fine sfilata infatti, è uscito in passerella Fabio Zambernardi, che si è congedato tra lo scrosciare di applausi e gli abbracci dei direttori creativi. Pare infatti che lo storico design director lascerà il gruppo a fine anno, dopo 40 anni di servizio al fianco alla Signora Prada. Figura fondamentale dietro le quinte, si devono anche a lui la nascita e lo sviluppo dell’estetica Prada e Miu Miu, che li rendono oggi riconoscibili in tutto il mondo.

La collezione era una delle più attese in questo secondo giorno di Milano Fashion Week. Rispetto al solito, questa volta da Prada si sono focalizzati sull’artigianalità e la tecnica, con un rinvigorente approccio per nulla intellettuale (caratteristico della Casa di moda) e molto concreto. I vestiti sono la base di partenza e il punto di arrivo. In un’industria in cui le idee hanno preso il sopravvento sull’esecuzione, il ritorno alla tecnica-protagonista è davvero ben accolto. Ancora più interessante è il taglio che è stato dato a questo approccio. Non si tratta di quantificare e dimostrare le ore di lavoro dietro la costruzione e decorazione di un capo. Il fulcro è indagare la possibilità o meno di realizzare qualcosa.

E così sfilano in passerella abiti leggerissimi che sembrano cristallizzati nel loro svolazzare. Silhouette sartoriali sovversive negli accostamenti e nei volumi, introdotte con la collezione uomo di giugno. Giacche pesanti e usurate stile fienile, che vengono indossate sopra camicette e gonne sfrangiate dall’attitude fru fru. Influenze anni ’60 e ’90, sobrietà apparente che lascia intravedere un’eccentricità di fondo. Serietà e rigore, ma con il cuore leggero. Questo, alla fine, è il centro di Prada.

Il compleanno di Moschino

Lo storico marchio Moschino questa stagione compie 40 anni. Il Caso vuole che attualmente, però, la Maison si trovi orfana di direttore creativo. Per sopperire alla mancanza e festeggiare il gran traguardo sono state invitate 4 super stylist che si sono divertite nell’interpretare i primi anni dell’archivio del brand, secondo la loro personale sensibilità.

Il primo segmento della collezione è stato ideato dall’iconica Carlyne Cerf de Dudzeele, che ha reinterpretato in maniera contemporanea alcuni dei capi più iconici e eleganti di Moschino. Gabriella Karofa-Johnson, collaboratrice e stylist di Vogue, ha abilmente rinnovato i tradizionali cappelli da cowboy, gli orecchini oversize e gli abiti all’uncinetto, in un gesto d’amore e ammirazione. Il terzo atto, curato da Lucia Liu, richiama il romanticismo di Moschino, con l’abbondante utilizzo di organza e abiti che sembrano appartenere a un’epoca passata. L’epilogo, firmato da Katie Grand, la stylist e fondatrice della rivista Perfect, rappresenta una toccante conclusione di questo omaggio: una performance che mescola la danza contemporanea con la sobrietà del bianco e nero, due colori amati da Franco Moschino.

Gli angeli di Blumarine

L’aspetto più interessante della collezione SS24 di Blumarine è sicuramente il cambio di direzione intrapreso rispetto all’estetica piuttosto dark a cui ci aveva abituato con gli ultimi show. In maniera piuttosto letterale, infatti, Nicola Brognano ha portato su una passerella completamente bianca e disadorna, una serie di capi angelici. L’intenzione comunicativa è il richiamo alla purezza, alla luce, alla leggerezza interiore.

Al di là dell’opinabile concezione di purezza di spirito, sicuramente più legata a una morale personale che a un’estetica ben definita, la collezione funziona per coerenza di scelte. Blumarine è un marchio trendy, sfacciatamente sexy, legato a quell’estetica Y2K ancora in voga che lo ha così ben definito stagione dopo stagione. In uno stato d’animo sicuramente leggero, farfalle (icona del brand) e ali da angelo si alternano per adornare o coprire (al minimo) il corpo, in maniera provocante e sensuale, ma anche liberatoria. Trasparenza dei materiali e dei tessuti, una palette ridotta a bianco e nero, con alcuni toni di marrone e dei guizzi di lilla e oro, drappeggi e pizzo. Una selezione che rimanda a una visione stereotipata del costume da ‘angelo sexy’ per eccellenza, ma resa ready to wear. E nel migliore dei modi.

Da Napoli a Milano: le memorie di GCDS

Memorie del passato che ritornano per essere messe nero su bianco, apprezzate e ”traslocare” verso il futuro. La collezione SS24 di GCDS è un insieme di argute trovate per trasformare in capi vendibili i ricordi più cari che Giuliano Calza ha della sua città natale, Napoli. La passerella è stata ricoperta con un telo trasparente di pvc, sollevato a inizio show per esemplificare il rito di inscatolamento e spacchettamento tipico dei traslochi. I colori della bandiera del Napoli e la pelle stampata effetto legno, in ricordo dei mobili della nonna. Il jersey grigio da pantaloni della tuta e il matelassé effetto morbida trapunta, che rimandano allo stare in casa. Il tutto riletto in chiave luxury streetwear, di cui GCDS è il grande rappresentante alla Milano Fashion Week.

Il nuovo vecchio Tom Ford

Peter Hawkings, il nuovo direttore creativo di Tom Ford, è stato scelto dal designer stesso dopo aver lavorato al suo fianco per quasi 25 anni. In precedenza, Hawkings ha ricoperto il ruolo di Senior Vice President di Tom Ford Menswear. Ora, ha assunto la direzione creativa per le categorie donna, uomo e accessori, oltre a essere il designer principale per le collezioni e le sfilate.

Il suo debutto ha toccato diligentemente tutti i pilastri estetici che negli anni hanno formato il celebre marchio americano. Proprio come un allievo che prosegue la ricerca del maestro, Hawkings ha lanciato una collezione consistente che consolida il marchio per quello che è sempre stato. Magnetico, affascinante, sofisticato, glamour, sexy. Tom Ford oggi è prodotto su licenza dal Gruppo Zegna, per cui anche l’alta qualità dei capi era prevista, pretesa ed è stata ottenuta. Non hanno stupito nemmeno le varie reference all’era Gucci di Ford degli anni ’90, che hanno sicuramente fatto la gioia dei fashionisti. Resta da capire se e come si evolverà ora il linguaggio del brand sotto la nuova direzione di Hawkings.

Menzione speciale a due presentazioni della Milano Fashion Week che il secondo giorno hanno destato l’attenzione di tutto il fashion system.

Il debutto di Fiorucci alla Milano Fashion Week

Il marchio italiano Fiorucci, fondato da Elio Fiorucci, è stato rilanciato alla Milano Fashion Week il secondo giorno di sfilate. Noto principalmente per il suo design pop, l’animo ribelle e il famoso logo con gli angioletti, lo storico brand è ora di proprietà di Dona Bertarelli. L’imprenditrice svizzera sarà affiancata dal CEO Alessandro Pisani e dalla nuova direttrice creativa Francesca Murri. L’obiettivo dichiarato è riportare in vita l’atteggiamento giocoso che ispirò il fondatore, reinterpretando la sua eredità per una nuova generazione.

Il marchio fu un’icona della moda dagli anni ’60 agli anni ’90, portando a Milano l’energia trasgressiva di Carnaby Street e King’s Road di Londra, influenzata da figure come Vivienne Westwood e i Sex Pistols. Il suo stile comprendeva jeans attillati, scarpe colorate, minigonne, e una vivace esibizione di prodotti nelle vetrine, insieme a elementi musicali e culturali. Genio creativo a lungo incompreso, Elio Fiorucci era soprannominato il “Re del pop” negli anni ’80 e collaborò con figure come Andy Warhol, Truman Capote, Madonna e Keith Haring.

A Francesca Murri la responsabilità e l’arduo compito di ridefinire la posizione del marchio nel settore del lusso accessibile, mantenendo intatti i valori e la storia di Fiorucci. L’esperienza di Murri l’ha vista passare per aziende dal calibro di Ferragamo, Versace, Giorgio Armani, Gucci con Alessandro Michele e il Givenchy di Riccardo Tisci.

15 sono stati i look presentati per questo lancio. La “Collezione Zero” è genderless e molto commerciale, divertente e, soprattutto, abbordabile. Alcuni simboli notoriamente Fiorucci si sono sovrapposti alla stampa di una banana: un’illustrazione che Andy Warhol aveva realizzato per l’amico Elio.

BE ON, Benetton

Andrea Incontri sta facendo un bel lavoro di rinnovamento dello storico marchio fondato nel 1965. Partendo dai codici identificativi del brand come la maglieria, i colori, il cosmopolitismo e l’umanità, ne sta costruendo un’immagine rinnovata, fresca e desiderabile.

La sfilata fuori calendario è stata presentata il secondo giorno della Milano Fashion Week presso il Museo della Permanente di Milano. In passerella sono scesi capi e accessori dai colori vitaminici, immersi nel giardino surreale in cui divertenti fiori e frutti giganti contagiavano gli umori e i capi stessi. Fiori e frutti sono stati infatti stampati su polo, jersey, denim o intarsiati nei capi di maglieria. In passerella, una line up che mirava a rappresentare persone vere e famiglie di oggi, adulti e piccini, ognuno con la propria linea dedicata.

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