Sailor: il podcast per navigare nel mare della moda alla Milano Fashion Week

No, parlare di moda non vuol dire solo parlare di vestiti. Vuol dire parlare di sistema complesso che intreccia industria, arte e cultura, di storie plurali di donne, di mani, di sguardi in grado di raccontare lo spirito del nostro tempo. Con questa premessa si apre il podcast Sailor, Anatomia del corpo attraverso la moda, ila nuova creatura di Storielibere scritto ‘a voce’ da Chiara Tagliaferri e da Maria Luisa Frisa in collaborazione con Camera Moda.

Presentato durante la Milano Fashion Week Primavera/Estate 2024, il primo episodio contiene già il cuore e l’essenza di questi racconti a più voci: «Cambiare il mondo vuol dire anche cambiarsi d’abito»

Maria Luisa Frisa e Chiara Tagliaferri  fotografate da Alan Chies nella galleria Kaufmann-Repetto di Milano.
Alle spalle il lavoro di Andrea Bowers,
Political Ribbons.
Maria Luisa Frisa e Chiara Tagliaferri fotografate da Alan Chies nella Galleria Kaufmann
Repetto di Milano

Il podcast Sailor è un racconto a più voci

Storielibere ha da sempre una passione per le storie militanti: storie capaci di ispirare e di aprire nuove finestre da cui guardare il mondo. Chiara Tagliaferri è già nota al pubblico come autrice e voce di Morgana, in coppia con la scrittrice e intellettuale Michela Murgia, recentemente scomparsa. Maria Luisa Frisa invece è teorica della moda e curatrice, oltre che professore ordinario all’Università Iuav di Venezia.

Dall’incontro tra queste due donne così diverse (e in qualche modo complementari) è nato Sailor: il podcast, curato da Alessandra Rossi, ha il supporto eccellente di Camera Nazionale della Moda Italiana, sempre più impegnata a promuovere le narrazioni della moda. Ciò che colpisce subito del podcast – di cui il primo episodio è già online – è proprio la pluralità di voci: non è un capitolo di storia della moda né un’antologia, ma un dialogo continuo tra le due voci narranti e i loro ospiti, designer e creativi del calibro di Alessandro Michele, Pierpaolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri.

L'illustrazione di Elisa Seitzinger per la copertina del podcast Sailor
La copertina del podcast Sailor, illustrata da Elisa Seitzinger

Maria Grazia Chiuri di Dior è la prima ospite del podcast

Il filo conduttore scelto dalle autrici è l’anatomia del corpo: come l’abito è cucito addosso alla nostra figura, anche gli episodi sono accuratamente modellati sui loro protagonisti. Si parte dall’infanzia, dove spesso si vedono i semi che fioriranno nelle carriere, seguendo poi i loro desideri, la loro ‘fame’ di andarsi a prendere ciò che pareva loro negato. Ogni stilista, in qualche modo, è rappresentato da una parte del corpo: gli occhi per Pierpaolo Piccioli, il cuore per Alessandro Michele, le mani per Francesco Risso, e così via.

Frisa e Tagliaferri hanno avuto accesso ai luoghi segreti dei direttori creativi, vere e proprie «rockstar» del nostro tempo: le loro abitazioni e i loro atelier. Il primo episodio si apre con la voce di Maria Grazia Chiuri, l’italiana sul trono francese di Dior, che parte dalla sua infanzia nel quartiere Olgiata per ripercorrere la sua carriera. Nell’anatomia sonora di Sailor, Maria Grazia Chiuri rappresenta il seno, simbolo di femminilità per eccellenza, capace di accogliere, sedurre e scandalizzare. La conversazione indaga proprio la volontà della stilista di coniugare due concetti spesso opposti: femminilità e femminismo.

Chiara Tagliaferri, Maria Grazia Chiuri e Maria Luisa Frisa fotografate da Alan Chies

Chiara Tagliaferri e Maria Luisa Frisa raccontano la nascita di Sailor

Ogni episodio si apre con la sigla cantata da Jovanotti, ispirandosi – neanche a dirlo – ai cori dei marinai. Durante un incontro a Palazzo dei Giureconsulti, le due autrici hanno anche spiegato come hanno scelto il nome Sailor: un omaggio all’idea del navigare e dell’esplorare, della curiosità e della scoperta, ma anche un termine ricco di suggestioni e di richiami alla storia della moda. Un nome nato quasi per caso, in un bar di Roma: «Per me era la marinière di Chanel, o le righe di Jean Paul Gaultier», dice Maria Luisa Frisa. «Per me era Nicolas Cage, il Sailor di Cuore Selvaggio – ride Tagliaferri, citando l’indimenticabile giacca in pelle di serpente – o Sailor Moon».

Strano paradosso per un’arte visiva e visuale come la moda: l’incontro di tante voci riesce a restituirci la magia degli atelier, dei processi creativi, delle rivendicazioni delle donne, delle battaglie combattute sugli abiti e attraverso gli abiti. Perché parlare di moda non è solo parlare di vestiti, ma è (anche) parlare di politica.

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