QUANDO DUE METÀ SI INCONTRANO: MOITIÉ STUDIO, IL VIAGGIO TRA DESIGN E SPERIMENTAZIONE DI FRANCESCO E GIORGIA

Moitié, un termine francese che significa “Metà”. Una parola non casuale questa, scelta da Francesco Gennaro e Giorgia Rossi come nome del loro studio di architettura d’interni. Giovani, versatili e freschi, i due interior designer si completano a vicenda. Da un lato il pragmatismo e la curiosità di Giorgia, dall’altro l’accuratezza e l’essere sognatore di Francesco: queste le componenti che hanno permesso la nascita, nel 2019 a Milano, di Moitié Studio, una realtà attenta al dettaglio, elegante e sperimentale.

Forti delle proprie esperienze lavorative pregresse nell’ambito dell’interior residenziale e retail, Giorgia e Francesco si avventurano in un viaggio nuovo e personalissimo; un’attività tutta loro dove poter dare libero sfogo alle idee e alla creatività. Moitié Studio non è altro che l’incontro di due anime sensibili per natura, uno spazio in cui l’approccio artistico diventa protagonista. «Sperimentare con materiali diversi e insoliti, con la luce e lo spazio, con le proporzioni e con la composizione; ricercare l’attenzione per i dettagli e un pensiero concettuale e sofisticato. Questi sono gli aspetti che perseguiamo fin dall’inizio della nostra collaborazione, e che ricerchiamo costantemente in ciò che ci circonda e ci ispira».

Queste le parole di Francesco e Giorgia, con cui abbiamo avuto occasione di scambiare due chiacchiere. Scopriamo così due giovani designer che con la loro personale visione intendono proporre un qualcosa di nuovo e capace di lasciare il segno. Uno scenario che spazia dall’ambito domestico a quello del retail di lusso, dagli allestimenti temporanei ai luoghi dell’accoglienza, dagli uffici all’arredo su misura, con una costante ossessione per quel dettaglio unico e creativo davvero in grado di fare la differenza.

Ritratto di Giorgia Rossi e Francesco Gennaro, fondatori di Moitié Studio. Ph. Silvia Rivoltella
Ritratto di Giorgia Rossi e Francesco Gennaro, fondatori di Moitié Studio. Ph. Silvia Rivoltella

«Ci siamo buttati in questo progetto pensato insieme, nostro grande sogno da tempo, che ci dà la possibilità di esprimerci liberamente»

Come vi siete conosciuti? E come è nata la realtà Moitié Studio?

F: Ci siamo conosciuti in questo studio dove abbiamo lavorato lei cinque e io quasi dieci anni. Siamo prima diventati amici, poi, nel 2019, un po’ per gioco abbiamo iniziato a progettare case per amici vari. E da lì, una cosa tira l’altra, ci sono arrivate via via nuove richieste di progetti. Eravamo entrambi un po’ saturi dalle nostre esperienze lavorative pregresse che, per quanto siano state un’ottima scuola, non ci avrebbero permesso di crescere ulteriormente rispetto al punto dove eravamo arrivati. Quindi ci siamo buttati in questo progetto pensato insieme, nostro grande sogno da tempo, che ci dà la possibilità di esprimerci liberamente e ci auguriamo di spaziare moltissimo. 

In che modo i vostri rispettivi percorsi professionali pregressi hanno influenzato il progetto pensato insieme?

G: I percorsi lavorativi portati avanti da entrambi prima di Moitié Studio comprendevano esperienze nel residenziale ma anche nel retail di lusso. Vorremmo proseguire con questo filone anche nel nostro progetto attuale; tuttavia non è sicuramente un momento facile nel mondo dei negozi. Inoltre, è ancora piuttosto diffusa la mentalità per cui i brand del fashion vogliono collaborare unicamente con nomi già importanti e affermati; in troppi casi non si guarda più di tanto a realtà nuove, che molto probabilmente potrebbero offrire la stessa qualità progettuale, ma con una visione più fresca, versatile, eclettica. Essendo noi un marchio fondato da poco, non abbiamo quella presunzione di imporre uno stile. Al contrario ci piace ascoltare l’esigenza del cliente e dare importanza al contesto dello spazio che andremo a ripensare. Il tutto ricercando e proponendo materiali e linguaggi ad hoc, il più possibile differenti.

«Abbiamo lavorato con gli allestimenti temporanei per diversi brand in occasione della settimana della moda milanese. In primis con Massimo Bonini»

Buona parte del vostro lavoro come interior consiste in una stretta collaborazione con il mondo della moda. Potreste raccontarci di qualche progetto nello specifico?

F: Recentemente abbiamo lavorato bene con gli allestimenti temporanei per diversi brand in occasione della settimana della moda milanese. In primis con Massimo Bonini, lo showroom in via Alessandro Manzoni, con cui collaboriamo da settembre dell’anno scorso e per il quale abbiamo realizzato il pop up di Mugler per la sua prima linea di calzature. Per questa stagione, invece, abbiamo ripensato l’estetica dello showroom Gedebe, marchio romano di calzature e accessori donna, e concepito l’estetica per lo showroom temporaneo di Nensi Dojaka, interessante marchio londinese che ha presentato per la prima volta in Italia la sua collezione rtw.

Lo showroom di Bonini è all’interno dello storico Palazzo Borromeo D’Adda e ogni stanza ospita un brand diverso per estetica e target di riferimento. Essendo un contesto storico opulento, dai molti affreschi, bisogna ogni volta cercare di esprimere l’heritage del brand, neutralizzando il più possibile l’architettura ma senza intaccarla.

E, sempre nell’ambito della fashion week, abbiamo collaborato con Gianluca Saitto e con Alessandro Enriquez per la loro presentazione all’interno degli spazi del Museo Bagatti Valsecchi a Milano.

In che modo siete riusciti a combinare la storicità di una location come il museo Bagatti Valsecchi con lo stile pop di Alessandro Enriquez, magari più complicato da inserire in questo spazio rispetto a Gianluca Saitto?

F: A dir la verità, forse è stato più difficile lavorare con Saitto in questo senso. Alessandro, che si porta dietro un’immagine forte, colorata e con pattern sempre diversi, aiuta molto di più a dare un twist a uno luogo così austero. Gianluca invece, con la sua collezione seria, funziona in un ambiente del genere ma è difficile “trasformare” la location con pochi interventi mirati. Confrontando i due designer, Saitto è sicuramente più adatto a uno spazio storico e importante come il museo Bagatti Valsecchi; Enriquez senza dubbio crea molto più contrasto, anche dal punto di vista della personalità.

Moda a parte, in quali altri ambiti state lavorando?

G: Stiamo lavorando a un B&B a Venezia, a tre appartamenti a Milano tra cui quello dell’influencer Anselmo Prestini e abbiamo appena partecipato a una gara per il nuovo concept per i negozi di un brand di abbigliamento. E poi altre cose “bollono” in pentola ma non ci vogliamo sbilanciare.

Allestimento per Gedebe. Ph. Helenio Barbetta
Allestimento per Gedebe, a cura di Moitié Studio. Ph. Helenio Barbetta

«Moitié Studio unisce la funzionalità al sogno con una cura maniacale per il dettaglio»

Qual è la filosofia alla base di Moitié Studio?

G&F: Ricerca, tecnica, estro. Sensibilità e curiosità. Meticolosità.

Ci piace creare un immaginario contaminato che è frutto di ciò che vediamo, osserviamo, immagazziniamo, reinterpretiamo. Attingiamo moltissimo dal mondo dell’arte, della moda, della musica, dai viaggi… Uniamo la funzionalità al sogno con una cura maniacale per il dettaglio; dal layout al decor, dalla scelta delle finiture edili ai tessuti, fino agli arredi, selezionati o disegnati ad hoc. Non possiamo dire di avere uno stile, ma questa cosa ci piace. Ci piace cambiare, come cambiamo noi stessi.

Con Moitié Studio, quindi, oltre a realizzare progetti di interior create anche pezzi inediti…

G: Sì, in tutti i progetti, siano questi residenziali o retail, disegniamo molti arredi custom. Ci farebbe piacere prima o poi avere una nostra linea di arredi oppure progettare per qualche brand di arredo. Di recente siamo stati invitati a prendere parte a un collettivo di designer per la realizzazione di una collezione di pezzi artistici. Ma di questo, per ora, non possiamo dare troppi dettagli.

Particolare dell'allestimento per Nenci Dojaka
Particolare dell’allestimento per Nenci Dojaka. Ph. Matteo Triola

«Sicuramente l’intelligenza artificiale può essere d’aiuto in molti ambiti lavorativi, ma per quanto ci riguarda temiamo si possa perdere l’aspetto più bello ed emozionale»

Parlando invece di tecnologie sperimentali e AI, state portando avanti qualche progetto?

F: Stai parlando con due persone che non amano nemmeno la televisione a vista nelle case (ride, ndr). L’AI è sicuramente un plus che in futuro porterà a scoprire nuove tecnologie ecc., però noi siamo ancora legati al vecchio modo di progettare, fatto di ritagli di giornale, schizzi (i miei – dice Giorgia ridendo, ndr). Sicuramente l’intelligenza artificiale può essere d’aiuto in molti ambiti lavorativi, ma per quanto ci riguarda temiamo si possa perdere l’aspetto più bello ed emozionale.

Allestimento by Moitié Studio. Ph. Helenio Barbetta
Allestimento by Moitié Studio. Ph. Helenio Barbetta

«Avere un budget ridotto all’inizio può sembrare un ostacolo; in realtà spesso è una bella sfida che sprona a trovare soluzioni ideali, esteticamente ed economicamente»

Quanti clienti richiedono una certa attenzione alla sostenibilità? Ad oggi esistono materiali che si possono definire davvero sostenibili?

F: Molti brand di moda prestano attenzione a questo aspetto; soprattutto quando un marchio vuole ripensare alla propria immagine, tra i punti chiave dei brief c’è spesso l’ecosostenibilità. Varie aziende oggi riciclano il vetro piuttosto che la plastica per creare finiture particolari a livello estetico; è un ambito sicuramente molto interessante, a volte non facile da applicare al mondo del lusso.

G: Oltre alla sostenibilità, crediamo che mai come oggi sia importante rispettare i budget dati al momento del brief. Se all’inizio avere un budget ridotto può sembrare un ostacolo, in realtà spesso è una bella sfida trovare soluzioni esteticamente belle ma con dettagli e materiali che permettano di rispettare il budget a disposizione.

«Ci piace l’idea di poter trasmettere il nostro know-how, non come insegnanti “tradizionali”, ma come docenti-professionisti che con i propri studenti costruiscano un rapporto di fiducia e rispetto, preparandoli al mondo del lavoro»

Un progetto che vi piacerebbe realizzare senza particolari limiti di budget e di creatività?

F: Sarebbe un sogno progettare una struttura ricettiva, un hotel o una masseria in Puglia (aggiunge Giorgia, ndr). La struttura ricettiva si compone di tante parti diverse, ristorante, bar, camere da letto, e l’interior designer può unire un approccio residenziale a uno più “commerciale”.

Un altro sogno che si sta per realizzare è che da aprile terremo un corso di Progettazione allo IED, per i ragazzi del secondo anno. Ci è sempre piaciuta l’idea di insegnare. Io poi ho studiato Interior allo IED di Torino: per me è stata un’esperienza molto positiva e, soprattutto con alcuni docenti, ho instaurato un legame davvero speciale. Ci piace l’idea di poter trasmettere il nostro know-how non come insegnanti “tradizionali”, ma come docenti-professionisti che con i propri studenti costruiscano un rapporto di fiducia e rispetto, preparandoli al mondo del lavoro.

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