Notte in bianco e nero: gli Oscar premiano la vera eleganza

Glamour e sobrietà: agli Oscar trionfano il normcore e il politically correct con abiti mai troppo eccessivi e teatrali. Il trash non abita qui e perfino la mise maschile di Bill Porter (in total look Giles Deacon e stivaletti vittoriani di Jimmy Choo) che ha seguito tutto il red carpet live, sembra avere un suo perché: una corazzetta di foglie d’oro stile vello di Giasone e una gonna dal print lisergico che pareva un fungo. Divertente, c’è molto di peggio.

Ma non sul red carpet degli Oscar 2020 dove hanno sfilato tutti i big dell’alta moda italiana: da Prada che ha firmato l’oufit in iconico nylon blu di Timothée Chalamet, il nuovo teen idol di Hollywood protagonista di ‘Piccole donne’ e impreziosito con spilla di Cartier vintage, Atelier Versace che alla cerimonia ha griffato la toilette color rosa pallido indossata dal premio Oscar Regina King e l’abito da ballo bianco e silver della candidata all’Oscar Cynthia Erivo mentre ai party glam ha vestito Jessica Alba, a Valentino che ha fulminato la platea con l’abito rosso fiamma di Kristen Wiig e con la mise in velluto cangiante dell’elegantissima Maya Rudolph e la flessuosa sirena Caitriona Balfe, fino a Ermenegildo Zegna XXX che ha firmato l’oufit sartoriale di Mareshala Ali, Pemio oscar per ‘Green Book’ e Alberta Ferretti, vestale dell’eleganza tricolore che ha abbigliato le bellissime America Ferrera in chiffon rosso e in dolce attesa e Krysty Wilson Cairns, splendida in mikado e tulle color miele.

E poi immancabile Gucci by Alessandro Michele che dopo il clamore mediatico di Achille Lauro che con i suoi look scenografici ha letteralmente diviso i social, ha ‘guccificato’ la mise paganeggiante di Salma Hayek Pinault in stiel Nausicaa con tanto di coroncina dorata, quella scultorea di Saoirse Ronan, il nero ricamato di Billie Eilish per la sua performance sul palcoscenico degli academy awards, il suit ametista di Elton John (vincitore dell’oscar come miglior canzone originale) completato da occhiali da sole scarlatti di ordinanza, sneaker shock e spilla a forma di missile e il look sgargiante di Spike Lee che con il suo tuxedo viola e giallo ha voluto rendere omaggio allo sventurato Kobe Bryant, scomparso pochi giorni fa in un incidente aereo.

E ça va sans dire, Giorgio Armani che a Hollywood è di casa da tempi non sospetti, si è accaparrato tutte le star di prima grandezza presenti all’evento kolossal della settima arte: dalla vincitrice premio Oscar come migliore attrice protagonista Renée Zellweger per ‘Judy’ che ha scelto un monospalla in paillettes bianche di Armani Privé, a Laura Dern vincitrice dell’Oscar come migliore attrice non protagonista per ‘Storia di un matrimonio’ e ammiratissima per il suo long dress rosa con ricami di jais neri sul corpino sempre di Armani Privé, passando per la mitica terna Robert De Niro, Al Pacino e Martin Scorsese fino a Leo DiCaprio e Tom Hanks.

Anche Dolce & Gabbana ha dato il suo contributo alla gara di eleganza dei divi della settima arte difendendosi a colpi di colore (il giallo abbacinante di Mindi Caling, una bella donna curvy) e alta sartorialità (a scegliere Dolce&Gabbana sono stati Keanu Reeves, Antony Ramos, Gerard Butler e Harvey Keitel) Brioni ha incoronato il suo brand ambassador come vincitore dell’oscar per miglior attore non protagonista Brad Pitt che ha confermato la tendenza dominante per il dresscode maschile degli Oscar: giacca in velluto nero con revers a scialle che abbiamo notato anche sul palco dell’Ariston a Sanremo 70.

Ma qui è stato molto più netto il trionfo della giacca da smoking con baveri sciallati, forse perché slancia, forse perché è una soluzione più creativa e meno monotona, insomma un plebiscito fra i divi si direbbe. E poi un’altra tendenza imperante: il bianco e il nero, il primo soprattutto per le donne (tranne Ryan Seacrest che ha scelto una giacca bianca da smoking) e il secondo per gli uomini (tranne la bella Zazie Beetz che ha scelto un outfit sexy in paillettes con corpetto guȇpière di Thom Browne, o Margot Robbie e Penelope Cruz entrambe in Chanel Haute Couture vintage).

Era candida e Chanel custom made la mise da red carpet di Billie Eilish la nuova star emo del pop che ha esibito lunghe unghie nere.Quella del bianco e nero che abbiamo registrato a Hollywood per la notte delle statuette, sembra una dicotomia legata a doppio filo all’estetica dell’età vittoriana quando la donna doveva essere semplicemente uno status symbol maschile.

Però qui il metoo che oggi a Hollywood fa il bello e il cattivo tempo, non ci sta: presenti al galà delle stelle più abbaglianti del firmamento cinematografico Charlize Theron in cady nero fatalissimo, Greta Gerwig (regista di ‘Piccole donne’ che si è aggiudicato un oscar per i costumi), Natalie Portman in pizzo nero e oro e Sigourney Weaver (in verde smeraldo favolosa interprete di ‘Alien’, di ‘Una donna in carriera’ e di ‘Gorilla nella nebbia’) hanno rivendicato le quote rosa vestite dalla nuova paladina del femminilismo haute couture, Maria Grazia Chiuri che è il direttore creativo della maison Dior(e Kim Jones è la sua controparte maschile per Dior men che ha vestito sul tappeto rosso Antonio Banderas candidato per ‘Dolor y Gloria’ di Almodovar quest’ultimo in nero assoluto Givenchy).

Notevole la cappa nera di Natalie Portman che ha esibito i nomi ricamati delle artiste presenti nel cinema e non candidate all’oscar, una elegantissima revanche. Inclusione è stato il refrain della serata andata in scena a Los Angeles al fastoso Kodak Theatre: dalla presenza sul palcoscenico dell’attore down fino alla rivincita delle donne curvy, Rebel Wilson avvolta in un abito shock arricciato e scollato effetto Ferrero Rocher (ma apprezziamo il suo coraggio), Beanie Feldstein in abito Miu Miu ricamato a fiori in bianco e nero e Krissy Metz in un audace modello rosso fiamma, davvero temeraria, e favolosa la sua performance canora.

Il nero dicevamo è uno statement di stile per gli uomini in look da bel tenebroso, molto Julio Iglesias, o in stile Eminem che si è esibito in una intensa performance canora durante la cerimonia degli Oscar: da segnalare il total black Saint Laurent disegnato da Anthony Vaccarello (che ha vestito anche Gal Gadot e Amber Valletta al party più sfarzoso della oscar night) sfoggiato con somma leggerezza da Rami Malek che nel 2019 si è aggiudicato l’Oscar per ‘Bohemian Rapsody’ e che ritroveremo nell’ultimo capitolo attesissimo di James Bond’, un film Universal Pictures, fino a Adam Driver in Burberry, John Hamm, Dylan Sprouse e KJ Apa in Atelier Versace e dulcis in fundo Joaquin Phoenix.

E qui apriamo una bella parentesi. Il divo che ha trionfato con l’Oscar come miglior attore protagonista con ‘Joker’ di Todd Philips distribuito da Warner Bros che ha vinto anche l’oscar per la colonna sonora, ha esibito con orgoglio lo stesso smoking nero di Stella McCartney che indossava ai Golden Globes e tornando all’inclusione ci sta, perché qui si parla di upcycling e di sostenibilità.

L’attore che per noi è il nuovo paradigma mascolino dell’era del 5g e promuove il glamour sostenibile, ha puntato il dito contro il razzismo invocando i diritti umani e ha così parlato davanti alla platea degli oscar:“siamo disconnessi dalla natura e siamo egocentrici, distruggiamo la natura, non dobbiamo avere paura di cambiare, gli uomini sono geniali, dobbiamo usare amore e compassione per sviluppare sistemi a beneficio di tutti, sono stato egoista e cattivo a volte nella vita e ho avuto una seconda opportunità, bisogna sostenersi gli uni con gli altri dobbiamo sostenerci nella redenzione”, e tutta la sala applaude con una standing ovation.

Gli altri Oscar sono andati a ‘1917’ di Sam Mendes che si è aggiudicato ben tre statuette per il sonoro, gli effetti speciali e la fotografia, a ‘Bombshell’ il film sullo scandalo delle molestie sessuali in tv è andato l’oscar per trucco e parrucco, a ‘C’era una volta…a Hollywood’ di Quentin Tarantino distribuito da Warner Bros premiato oltre che per l’interpretazione di Brad Pitt, anche per la scenografia, mentre Les Mans 1966’ si è portato a casa due oscar per montaggio e montaggio sonoro.

E infine colpo di scena: per la prima volta Hollywood non premia sé stessa ma il cinema asiatico e specialmente la Corea e ‘Parasite’ fa poker di oscar con 4 statuette d’oro: miglior regia, miglior film straniero, miglior film e migliore sceneggiatura originale. Non avevamo dubbi che Parasite, il fim di Bong Joon Ho che racconta la struggle class in Corea del Sud nell’era 4.0 fosse il film dell’anno. Eccellente. Stay tuned on manintown! 

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