Nuovi talenti italiani al Men’s Hub: Matteo Lamandini

Modenese, classe 1989, studi all’Istituto Marangoni di Milano e già molte esperienze alle spalle, come la vittoria nel 2014 del contest Designer for Tomorrow, che gli ha permesso di fondare il proprio brand e gli ha dato l’opportunità di disegnare una capsule per Tommy Hilfiger. Abbiamo ritrovato Matteo Lamandini prima all’ultima edizione di Pitti a Firenze e poi come uno dei nomi che ha preso parte al Men’s Hub, il progetto di CNMI, in collaborazione con Vogue Talents, che ha avuto luogo per la prima volta durante le giornate dedicate alle sfilate uomo lo scorso giugno. Abbiamo in quella occasione chiacchierato con Matteo per farci meglio raccontare il suo percorso e le sue proposte.

Quando hai capito che volevi lavorare nella moda e perché una linea tua?
Ho capito che volevo lavorare nel mondo della moda quando, una volta intrapresi gli studi di ragioneria alle scuole superiori, scelsi quel ramo in quanto mi piaceva la divisa dei banchieri, quindi di come mi sarei potuto vestire per andare a lavoro. La decisione di iniziare con una mia linea è dovuta alla vittoria del contest “Designer for Tomorrow” che mi ha permesso di collaborare con Tommy Hilfiger e successivamente di intraprendere un mio percorso personale.

Hai alle spalle collaborazioni con altri marchi, prima della nascita del tuo brand, quali insegnamenti hai ricevuto da queste esperienze?
Ogni casa di moda in cui ho lavorato mi ha lasciato grandi nozioni, ma tutte diverse una dall’altra; ad esempio l’esperienza da Tommy Hilfiger mi ha trasmesso grandi nozioni a livello culturale, metodi di lavoro nuovi e completamente diversi da quelli italiani e, cosa fondamentale, lavorare per lo “sportwear” cosa a me quasi sconosciuta o meglio, che non avevo ancora inserito nel mio recipiente. Marni invece mi ha introdotto nozioni sulla maglieria che non conoscevo e MSGM mi ha insegnato come si lavora, dato che era la mia prima esperienza, e sopratutto le basi per fare una buona ricerca.

Ci racconti la collezione che hai portato al Men’s Hub e quali le caratteristiche principali del tuo stile?
La collezione S/S17 é improntata sull’ambiente berlinese, che personalmento ho avuto modo di scoprire vivendoci; come in ogni collezione sono partito da un aspetto formale per poi andarlo a contaminare con elementi che appartengono ad un mondo opposto, ovvero quello underground; quindi ho inserito il Denim anche nella parte più formale, come ad esempio nei blazer, e tessuti come il gessato in capi che nascono prettamente dal mondo di strada, per ironizzare e rendere più fresco e giovanile qualsiasi elemento presente in collezione.

Da dove arrivano le ispirazioni
Le ispirazioni provengono quasi sempre dal mondo cittadino, unite a concetti artistici come possono essere quadri oppure installazioni.  Viaggiando spesso entro in contatto con cose che inizialmente posso non trovare interessanti ed é proprio da quest’ultime che può nascere sempre qualcosa da cui parto per disegnare.

Tue icone di riferimento? A chi pensi quando crei? Chi pensi possa indossare i tuoi capi?La mia icona di stile é senza ombra di dubbio Thom Browne in persona, mi stupisce sempre! In realtà non penso a niente, libero la mente e parto facendo a volte anche tanti disegni che poi cestino. L’unica cosa che penso, quando creo, è che il capo dovrà poi essere indossato da un pubblico prettamente giovane tra i 25 e 35/40 anni, legato al mondo cittadino quindi cerco sempre di rimanere in ambiti che possano essere adatti a questo tipo di pubblico.

Quanto é importante una esperienza come il Men’s Hub?
È un’esperienza molto importante per un giovane designer, perché ti permette di entrare in contatto con la press e ti può dare visibilità, cosa che all’inizio é essenziale.

C’è tutta una nuova generazione di designer made in Italy, un ricambio generazionale che era tanto atteso, chi ti piace fra questi nomi nuovi, chi senti affine?
Per quanto riguarda l’uomo mi piace molto il gusto di Andrea Pompilio, che proprio un esordiente non è, ci sono alcune caratteristiche del suo lavoro che rivedo nel mio. Invece parlando di cambi di direzione artistica, mi piace molto Alessandro Michele, da poche stagioni alla guida di Gucci.

Progetti e sogni per il futuro?
Il progetto per il futuro é quello di fare crescere il mio brand, quindi di riuscire ad entrare in nuovi mercati.

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