Intervista a Rocío Muñoz Morales: nella giuria per il miglior corto assoluto al Cortinametraggio

Si è conclusa con successo la 19° edizione di Cortinametraggio, il festival di riferimento per i corti, presieduto dalla fondatrice Maddalena Mayneri e diretto da Niccolò Gentili. In questa settimana Cortina è stata la cornice di una serie di eventi che hanno visto protagonisti i giovani registi dei film in gara e gli ospiti della manifestazione. Rocio Muñoz Morales era nella giuria di Cortinametraggio.

Rocío Muñoz Morales: «Nei corti ho trovato una cura che mi ha colpito molto. Ho notato una grande libertà di espressione»

Cosa pensi dei corti che stanno proiettando a Cortinametraggio?

Sono molto colpita, perché ho trovato una qualità alta. Alcuni mi sono piaciuti di più, altri di meno, ma tutti i corti che ho visto hanno una loro dignità e una pienezza nel racconto. Sarei curiosa di sapere i budget, perché mi sono sembrati molto curati a livello di fotografia, sceneggiatura, livello attoriale. Una volta, proprio perché erano progetti più piccoli con un budget ridotto, non avevi il tempo per dirigere gli attori nel modo che avresti voluto. Ho trovato invece una cura che mi ha colpito molto. Ho notato una grande libertà di espressione. Ci sono racconti di realtà più piccole che forse col linguaggio del lungometraggio, per il cinema o per la televisione, farebbero fatica ad essere rappresentate. Storie che, nonostante la loro dimensione più piccola, mi hanno toccato: ho visto rappresentate delle realtà forti.

Rocío Muñoz Morales al Cortinametraggio
Rocío Muñoz Morales, ph. Anna D’agostino

«Ho partecipato a diversi corti. Mi piace perché mi dà quella possibilità di sperimentare, di essere anche io più libera come attrice, di potermi esprimere»

Anche tu hai recitato in alcuni corti. Alcuni anni fa alla Festa del cinema di Roma eri nel corto Fuori Dal Finestrino

Sì, ma anche da ragazza, in Spagna, ho partecipato a diversi corti. Mi piace perché mi dà quella possibilità di sperimentare, di essere anche io più libera come attrice, di potermi esprimere, di poter anche frugare in cassetti meno conosciuti; e anche di essere ascoltata in maniera diversa. È la prima volta che sono in giuria e dare un giudizio è difficile. Però mi piace, è nutriente e sono davvero contenta di questi pochi giorni durante i quali mi sono riempita di storie.

«Ci sono grandi registi, grandi addetti ai lavori che sono rimasti colpiti dagli attori, dalle storie, da sceneggiature di ragazzi giovanissimi»

Cortinametraggio è un festival piccolo, ma molto partecipato dagli addetti ai lavori…

Mi piace il clima di questo Festival. Appena sono arrivata ho chiesto dei corti proiettati nei primi giorni e tutti li avevano visti, ognuno aveva la sua opinione, c’erano tanti pareri diversi. È questa la bellezza di essere qua. Ci sono grandi registi, grandi addetti ai lavori che sono rimasti colpiti dagli attori, dalle storie, da sceneggiature di ragazzi giovanissimi. Questo è fantastico e ci fa capire quanto sia potente il cinema.

Rocío Muñoz Morales al Cortinametraggio
Rocío Muñoz Morales, ph. Anna D’agostino

Rocío Muñoz Morales parlando della sua famiglia: «Ho due figlie femmine e credo sia fondamentale insegnare loro l’importanza di essere realizzate come individui, per poi nutrire tutto quello che creeranno»

Hai due figlie e sei qui per lavoro. Ti senti fortunata a poter essere qui, a poter vivere liberamente entrambe le realtà, come madre e come lavoratrice? Ancora oggi molte donne debbono scegliere. E poi: in Spagna è la stessa cosa, siete più sostenute o siamo noi che guardiamo sempre all’estero come se fossero tutti migliori di noi?

Non so perché ma all’essere umano piace sempre tirare fuori i panni dalla lavatrice quando non sono ancora puliti e puzzano di umido, mentre ci sembra che il vicino porti sempre i vestiti in tintoria. Il famoso discorso dell’erba del vicino che è più verde. È difficile essere una donna che lavora: lo è qua come in Spagna e nella maggior parte dei paesi del mondo. Ci sono sicuramente paesi dove sono più avanti, ma la strada è ancora in salita. Essere madre è difficile per qualunque donna: trovarsi di fronte a una bomba che esplode nella tua vita quando hai tra le mani un piccolo essere, una piccola nuova vita che all’inizio devi accompagnare nel percorso di crescita.

Devi essere te il faro che mostra loro quello che la vita è, e unire lavoro e maternità è difficile. Ma io non ho mai rinunciato. Non ho mai avuto l’ansia di dover rinunciare, per lavoro, alla donna che ero o alla donna che volevo essere. Quando ho sentito di essere madre, l’ho accolto con grande gioia. Anche felice delle rinunce che questa cosa significava, perché erano naturali. Non le ho vissute come una mancanza di qualcosa. Al contempo, non ho mai voluto smettere di sentirmi completa. E il mio lavoro mi riempie, mi rende una persona migliore, anche una mamma migliore, una donna migliore.

Credo sia giusto dare alla persona con la quale condivido la mia vita e alle mie figlie la versione migliore di me. Una me che sorride, una me completa. Io poi ho due figlie femmine e credo sia fondamentale insegnare loro, dal punto di vista femminile, l’importanza di essere realizzate come individui, per poi nutrire tutto quello che creeranno.

Rocío Muñoz Morales al Cortinametraggio
Rocío Muñoz Morales, ph. Anna D’agostino

«Quando il mio lavoro mi destabilizza, quando mi mancano le forze, l’ispirazione, so che lì c’è un punto fermo al quale posso chiedere aiuto anche senza dirlo»

Quanto è importante per te riuscire a tutelare le tue figlie e la tua vita privata? Le persone hanno un bisogno quasi patologico di entrare nella vita privata degli altri, senza rendersi conto che non è vero privato, che spesso è un finto privato creato ad hoc

Infatti non è vero. Per le mie figlie sono la madre. E sono anche una madre che sbaglia, sono una mamma molto forte, a volte fragile. Sono una persona che non ha paura di niente che in alcuni momenti è invece piena di paure. Questa è la vita vera. Il mio lavoro è solo una parte della mia vita vera. La fama e la popolarità non hanno cambiato chi sono. Sicuramente la realizzazione professionale ha comportato notevoli miglioramenti nella mia vita, ma l’essenza non è cambiata. Le fatiche, le fragilità, i momenti di tristezza, di sconforto, sono sempre gli stessi. Ci sono lo stesso, come le gioie per le piccole cose, come il non aver smesso di essere figlia dei miei genitori, non aver smesso di essere amica delle mie amiche di sempre, non aver smesso di essere sorella delle mie sorelle.

Tutto questo non è cambiato col mio percorso professionale. Anzi, tutte le cose che mi hanno riempito nella sfera personale, sono proprio quelle che mi hanno reso la professionista che sono. Tante volte, quando il mio lavoro mi destabilizza, quando mi mancano le forze, l’ispirazione, so che lì c’è un punto fermo al quale posso chiedere aiuto anche senza dirlo. Ed è bello. Per questo provo a tutelarlo, perché trovo che sia qualcosa di prezioso e di non scontato. Per questi aspetti della mia vita mi reputo fortunata

Rocío Muñoz Morales al Cortinametraggio
Rocío Muñoz Morales, ph. Anna D’agostino

Essere donna secondo Rocío Muñoz Morales: «Veniamo da anni dove abbiamo coltivato un aspetto più superficiale dell’essere donna. Invece la donna è qualcosa di molto più profondo e di molto più potente di quanto lo sia il nostro aspetto»

A volte sei stata anche modella. Alla Milano Fashion Week hanno sfilato donne over 40, 50, 60. La Rossellini, licenziata da Lancôme perché vecchia a 43 anni, oggi è di nuovo la loro testimonial. È una questione di marketing, perché oggettivamente le donne “over” stanno aumentando, o siamo noi donne ad iniziare ad accettarci così come siamo sdoganando il fattore invecchiamento?

Veniamo da anni dove abbiamo coltivato un aspetto più superficiale dell’essere donna. Invece la donna è qualcosa di molto più profondo e di molto più potente di quanto lo sia il nostro aspetto. Trovo che la donna sia un essere pieno di bellezza, pieno di luce, pieno di amore, pieno di forza, di empatia e con gli anni si diventa sempre più empatica, più forte, più dolce. Secondo me la società ha capito che una donna col tempo si impreziosisce sempre di più, come un gioiello che col passare del tempo diventa un pezzo unico.

«Sono molto legata alla mia famiglia, alle persone che amo»

Com’è Rocio lontano dai riflettori?

Non molto diversa da quella che sta parlando con te. Sono molto legata alla mia famiglia, alle persone che amo. Continuo a fare un percorso di scoperta e sono felice perché negli ultimi anni ho capito quanto sia un percorso lungo e che ci sono obiettivi che hanno bisogno di un percorso più lungo per essere raggiunti. Per questo sono diventata meno esigente con me stessa.

FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata