DA CORTINAMETRAGGIO, INTERVISTA A LUDOVICA COSCIONE

Pantaloni cargo, felpa, senza trucco. Capelli senza piega. Due occhi che ricordano il mare delle Flegree, quello che bagna Napoli, la sua città natale, la mattina presto quando il sole, ancora non alto nel cielo, danza sull’acqua. Mi guarda e mi rammenta il ritratto di Irène Cahen d’Anvers dipinto da Pierre-Auguste Renoir. Ludovica Coscione, 25 anni, napoletana: per tutti è Teresa di Mare Fuori. Parla sorridente, nessun divismo. Solo una ragazza felice di essere in giuria al festival dei corti Cortinametraggio, a Cortina dal 12 al 17 marzo.

Non ho mai frequentato una vera accademia – racconta Ludovica – Avevo fatto un workshop prima di iniziare a recitare e avevo anche vinto una borsa di studio in una scuola a Napoli. Ma una settimana dopo ho fatto il mio primo provino per Non dirlo al mio capo. Ho vinto il ruolo e la mia palestra formativa è stato il set. Mi piace lavorare con registi durante i workshop, con casting, con coach, ma non ho mai fatto una scuola di cinema.

Ludovica Coscione
Ludovica Coscione

Come si fa a recitare senza aver mai studiato?

Di pancia. Sono una persona molto razionale e analitica nella vita e mi rendo conto che, quando mi vengono imposte delle tecniche, comincio a ingabbiare i miei sentimenti e mi sembra di non essere più naturale, spontanea. Questo non è un invito a non studiare, anzi; è semplicemente il mio modo per lasciarmi andare, senza avere riferimenti troppo grandi. Il mio modo di lavorare col cuore anziché con la testa. Sembra una frase fatta, però è quello che funziona con me.

Conti di fare il percorso inverso: dal set ai corsi di recitazione?

Sì, ne frequento tanti. Sto studiando anche in America, fra New York e Los Angeles. Lo trovo un ottimo modo per aprire la mente e scoprire nuovi modi di recitare. Leggo anche tantissimi libri. Uno che è stato molto importante per la mia formazione è Il metodo dell’attore di Ivana Chubbuck, che spiega il suo metodo di recitazione. Appena possibile, mi piacerebbe fare un workshop con lei. Però non vedo nel mio futuro l’iscrizione a un’accademia: avrei timore di perdere la mia spontaneità.

In famiglia come hanno reagito?

I miei genitori, e anche mia sorella Lavinia, mi hanno sempre supportato. Non è scontato. All’inizio ne abbiamo parlato, perché mi dicevano: tu non sei figlia d’arte… noi non siamo artisti… è un mondo che non conosciamo… si sentono spesso storie poco rassicuranti… Poi mi hanno chiesto: sei sicura? ti senti abbastanza centrata? Hai solo 16 anni, stai ancora scoprendo te stessa. Però la mia passione, che chiamerei vocazione, per l’arte in generale, è stata più forte. Quindi mia mamma, santa donna, nonostante fossi minorenne, per i primi due anni mi ha accompagnata sui set, stava sempre con me. Praticamente si è ritrasferita a Roma con me, perché lei è romana, e mi ha accompagnata in questo grande salto nel vuoto. Che abbiamo fatto insieme. Oggi mi rendo conto che forse i miei genitori ci credevano più di me. Ora riconosco che sono stati coraggiosi.

«Anche queste sono le mie scuole: guardare come lavorano gli altri, la sensibilità che hanno nel raccontare le storie, come le raccontano»

Ho letto che la prima scena di sesso l’hai fatta con Matteo Paolillo sul set di Mare Fuori. Avete usato un intimacy coordinator?

Questo è un argomento che mi sta davvero a cuore. Proprio qualche giorno fa parlavo con Matteo, che sta lavorando su un set dove hanno questa figura, e dicevo: dovremmo parlarne di più. Purtroppo noi non avevamo un intimacy coordinator. Io dico sempre che sono stata fortunatissima, perché Matteo è un gentleman e insieme siamo riusciti a creare il tipo di intimità che serviva, restando rispettosi l’uno dell’altro. Noi non avevamo questa figura, ma trovo che sia fondamentale. È importante avere qualcuno che coordini e coreografi una scena. Matteo mi ha raccontato che l’intimacy coordinator sul suo set, ad esempio, si preoccupa di sapere se sei a tuo agio. A noi nessuno ha mai chiesto se lo fossimo. Soprattutto quando sei agli inizi, penso dovrebbe esserci sempre, quando ci sono scene del genere, questa figura. Negli Stati Uniti è ormai una figura obbligatoria. E non credo ostacoli la naturalezza. In realtà ritrovi spontaneità perché, nel momento in cui ti senti protetto, sai di poterti appoggiare a qualcuno, a una figura competente, riesci a lasciarti andare e acquisisci maggiore spontaneità.

Tempo fa sei stata al centro di una polemica sul body shaming. Cosa ne pensi della copertina che ritrae Chiara Ferragni deturpata come Joker?

Credo che ognuno sia libero di trarre le sue conclusioni sul mio caso con VF. Io però ho avuto la fortuna di potermi confrontare con chi aveva scritto quelle cose su Vanity e mi ha spiegato il suo punto di vista. Penso che prima di giudicare si dovrebbe capire cosa c’è dietro a quella scelta. A me, personalmente, non è piaciuta. L’ho trovata di poco gusto. Potrei dire tanto sull’argomento, ma preferisco limitarmi a dire questo, perché non conosco i motivi dietro alla scelta editoriale de L’Espresso.

Sei in giuria per il concorso Cortinametraggio. Hai visto i corti? Cosa ne pensi?

Sì li sto guardando tutti. Sono davvero emozionata per essere stata invitata a partecipare. Per me è anche un’occasione per imparare. Anche queste sono le mie scuole: guardare come lavorano gli altri, la sensibilità che hanno nel raccontare le storie, come le raccontano. E ho deciso che il mio giudizio non sarà tecnico, perché sicuramente c’è chi ha più competenze e capacità, ma sarà sul come mi è arrivato, cosa mi è arrivato di quello che registi e sceneggiatori vogliono raccontare. Giudicherò di pancia, come faccio sempre la maggior parte delle cose nella mia vita.

Ludovica Coscione
Ludovica Coscione

Mare Fuori cambia regista: Ivan Silvestrini lascia il posto a Ludovico Di Martino. Pensi sia iniziata la parabola discendente e che Mare Fuori abbia meno da dire?

Penso che alcuni personaggi abbiano raccontato tutto quello che potevano dire. Credo che Mare Fuori non inizierà la sua parabola discendente se arriveranno nuovi personaggi con nuove storie. Il mio è uno di quei personaggi che ha raccontato tutto quello che c’era da dire quindi, probabilmente, lascerei andare.

Sei pronta per un altro set?

Sì sì, assolutamente.

Potendo esprimere un desiderio, con chi chiederesti di lavorare?

Se devo proprio sognare in grande, mi piacerebbe fare un film con Margot Robbie. Recitare al suo fianco o partecipare a una sua produzione, visto che lei è anche produttrice. Questo è uno dei sogni più grandi.

Su Instagram ho visto che sei testimonial di Mac, Lancôme, L’Oreal. Ti consideri un’influencer?

Secondo me si è semplicemente creato un termine per qualcosa che già esisteva. Sono sempre stata influenzata da personaggi dello spettacolo, attori o cantanti che fossero. Sono anche influencer? Probabilmente sì, nella misura in cui c’è qualcuno che ha voglia di ascoltare quello che ho da dire.

Mattarella, in un recente incontro con un gruppo di youtuber non influencer, ha detto che, oltre ai follower, è importante capire che hanno delle responsabilità. Sei d’accordo?

Sì! E non solo mi rendo conto che ho una responsabilità, ma me la voglio prendere; contenta se posso usare i social per contribuire a creare qualcosa di buono.

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