Simone Liberati, dall’Armadillo di Zerocalcare a “casa Muccino”

Il desiderio di raccontare storie è sempre stato un sentimento forte, quasi necessario, per Simone Liberati. Una passione che lo ha accompagnato sin da bambino e che ha seguito con tenacia in età adulta. Lascia la sua città natale, Ciampino, nel 2011 e si trasferisce a Roma. Qui frequenta la Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté, che ha formato e istruito gran parte della nuova generazione di attori del piccolo e del grande schermo.
La carriera di Liberati parte a razzo. Il debutto al cinema avviene con un ruolo da protagonista nel film Cuori puri, presentato in anteprima alla sezione Quinzaine des Réalisateurs della 70esima edizione del Festival di Cannes. Il suo nome inizia a vorticare nel settore e arrivano altre importanti occasioni. Nel 2014 torna nei multisala con Suburra, pellicola diretta da Stefano Sollima, nei panni del braccio destro di Numero 8, interpretato da Alessandro Borghi. Qualche anno dopo arriva La profezia dell’Armadillo, progetto che porta al cinema il mondo a colori di Zerocalcare molto prima dell’avvento su Netflix di Strappare lungo i bordi e successivamente di Questo mondo non mi renderà cattivo

Total look LARDINI
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«È terminato un percorso intenso e malinconico. Ora posso finalmente guardare oltre»

«Noi fummo degli antesignani anche nell’introdurre la parte di animazione che apre e chiude il film – racconta Simone – quel periodo ha segnato uno spartiacque decisivo per me». Un progetto importante ma allo stesso tempo insolito «che spaventò su tutti il suo autore e forse anche qualcun altro. Per puro caso ne ho rivisto qualche scena di recente e ho visto che il tempo lo ha ulteriormente migliorato. Sembrava un film dolcemente imperfetto allora, oggi la gente che lo scopre attraverso le serie animate di Zero lo definisce un film cult, e ha ragione».
Passano gli anni e il CV dell’attore si arricchisce di esperienze. Spazia tra il cinema e la tv, dal giallo Petra al fianco di Paola Cortellesi al ruolo da protagonista nella fiction di Rai Uno Chiamami ancora amore con Greta Scarano. A dicembre del 2021 entra nel cast di A casa tutti bene, remake seriale firmato da Gabriele Muccino dell’omonimo film da lui diretto. Per due stagioni interpreta il ruolo di Paolo Ristuccia, uno dei figli protagonisti delle vicende del family drama. «Quello di Paolo Ristuccia è stato il primo personaggio su cui ho lavorato più a lungo, circa due anni e mezzo», ha rivelato l’attore. «In questo lasso di tempo, dal provino con Gabriele a oggi, sono successe molte cose, ho interpretato altri ruoli, ma la mia orbita professionale continuava a gravitare attorno A casa tutti bene».
Parlando del suo percorso nella serie Sky, Simone commenta la conclusione della seconda stagione: «Finire la serie è stata un po’ una violenza, avrei voluto vedere altro sul futuro di Paolo, ma al tempo stesso è stato anche un grande sollievo. È terminato un percorso intenso e malinconico. Ora posso finalmente guardare oltre».

SIMONE LIBERATI Total look SEAFARER
Total look SEAFARER

«Di un copione mi conquista l’onestà»

Liberati è certo che la regia e la direzione artistica di Gabriele Muccino rappresentano un bagaglio importante di cui gioverà anche per le opportunità future. «Mi porterò dietro l’apprendistato svolto accanto a Muccino, un cineasta puro, uno che dirige gli attori provocando in loro uno scollamento dalla parte razionale del cervello, lasciando che vibrino solo gli istinti più animaleschi».
Un trait d’union che contraddistingue molte delle sue esperienze è il racconto di ciò che accade all’interno delle famiglie. Storie normali che diventano straordinarie, grandi amori tormentati che finiscono con strascichi incontrollabili. «Quello della famiglia è un tema ricorrente nelle drammaturgie dei miei personaggi, è vero. C’è sempre un totem familiare da cui derivano affetti compromessi e disagi individuali», riflette. Simone aggiunge però che fa fatica a sopportare l’etichetta di “family drama”.
«Vuole ridurre a ‘genere’ una drammaturgia che si fa potente nel racconto di piccoli passaggi chiave che sono determinanti nella formazione di ciascuno di noi. Penso che esista una crescita solo se si sono fatti veramente i conti con le nostre famiglie di origine, per cui riguarda un po’ tutto», sostiene con fermezza.

Bocca cucita sui progetti che lo vedranno coinvolto prossimamente. C’è un’unica grande certezza: l’attenzione con cui sceglie i panni da vestire e i copioni in cui indirizzare la sua arte. «Posso accettare un ruolo solo se vedo una proiezione della mia attorialità in quella storia – precisa Liberati – non deve essere forzato il mio lavoro, non sento il bisogno di inanellare un film dietro l’altro, non colleziono figurine. Devo poter avvertire un’appartenenza già dalla prima lettura. Di un copione mi conquista l’onestà».

SIMONE LIBERATI Total look DHRUV KAPOOR
Total look DHRUV KAPOOR

Credits

Photographer Davide Musto

Stylist Stefania Sciortino

Grooming Chiara Crescenzi @Simone Belli Agency

Photographer assistant Cristina Proietti Panatta

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