Sophie Xeon: nove mesi dopo

Nove mesi sono passati dalla scomparsa di Sophie a 34 anni. L’ineffabile DJ scozzese riuscì a plasmare il volto della musica pop e dance con un ampio ventaglio di collaborazioni che vanno dal mainstream di artisti pop come Madonna e Charli XCX ad artisti più fuori dagli schemi come la rapper Industrial Hip-Hop britannica Shygirl, la produttrice venezuelana Arca o l’avatar Hyperpop QT. Con il suo album in studio Oil of Every Pearl’s Un-Insides (un gioco di parole di “I love every person’s insides”) (2018), è diventata una delle prime donne trans ad essere nominata per un Grammy Award. Il suo sound era caratterizzato dallo scontro, o meglio dalla giustapposizione, degli opposti: melodie bubblegum pop incontravano l’abrasività sfacciata della techno, suoni industriali, il tutto con l’aggiunta di un pizzico di sensibilità house e sormontato dalle voci di software ibridi privi di un genere definito.



Si potrebbe probabilmente fare riferimento a un “approccio” Sophie alla musica piuttosto che a un genere, anche se in effetti la DJ diventò una delle precorritrici del cosiddetto genere “Hyperpop”. L’Hyperpop è accreditato come uno stile che ha aiutato a colmare il divario tra la sensibilità alternativa dei suoi araldi (come A.G. Cook, Charli XCX, 100 gecs, Dorian Electra, ecc.) con suoni e melodie che suonano come musica Pop sotto steroidi, il tutto privo di qualsiasi elitarismo snobistico. Infatti, solo negli ultimi 10 anni la critica musicale ha iniziato a parlare con un ritrovato “poptimismo”, per il cui insorgere possiamo ringraziare anche Sophie e il resto della compagnia Hyperpop.

Musica che prima sarebbe stata liquidata come confusionaria o addirittura inascoltabile è diventata il pane quotidiano delle popstar di serie A: non può essere un caso che Lady Gaga abbia appena pubblicato una rielaborazione del suo album Chromatica del 2020, con remix e guest spot gentilmente offerti da star dell’Hyperpop come Shygirl, Dorian Electra, LSDXOXO, A.G. Cook. Il pop mainstream ha raggiunto il suo cugino più edgy, ma allo stesso modo si può dire anche il contrario: la platea più indie e alternativa dell’Hyperpop più indie è stata anch’essa felice di invitare i ragazzi del Pop alla festa. 



Le imprese collaborative dei 100 gecs sono un esempio lampante di questo: dalle loro collaborazioni con artisti Pop vintage dei primi duemila come i Fall Out Boy e 3OH!3, ai loro remix bootleg di Taylor Swift e Katy Perry, nulla sembra al di là della presa dei loro tentacoli. Le influenze Pop sono perfettamente rifratte attraverso il loro prisma di strutture spezzate, strumentali imprevedibili e beat EDM. 

Parte dell’eredità che Sophie ha lasciato è proprio questo: la convinzione che i confini dei generi musicali non siano sacri e intoccabili; che il divertimento e la serietà possano essere ugualmente degni di rispetto; proprio come il genere sociale nella sua fissità e binarietà, i generi musicali sono un costrutto, una tela che può essere dipinta, ma anche fatta a pezzi e rimodellata in qualsiasi forma si voglia. Questo è visibile anche nelle ultime offerte di Sophie dei suoi ultimi anni: dalla contagiosa musica House del suo Sweat (Remix) alle sue sperimentazioni Industrial Hip-Hop nel banger SLIME di Shygirl, è possibile vedere la varietà di uno stile onnicomprensivo che non conosceva limiti preconcetti. L’importante era poter ballare.

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