Cinecult: Star Wars: l’ascesa di Skywalker di J.J. Abrams

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Siete angeli o demoni? Sitts o Jedi? E siete per la libertà o per l’odio? Sono domande che cari lettori dovrete porvi vedendo per le feste di Natale l’ultimo epico capitolo della saga fantascientifica più osannata del mondo ‘Star Wars: l’ascesa di Skywalker’ diretto da J.J. Abrams e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures che nel 2012 ha acquisito la saga dal suo creatore George Lucas.

Per chi non lo sapesse si tratta dell’epilogo di una epopea siderale che affonda le sue radici nel lontano 1977 quando chi scrive aveva appena 5 anni.

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Courtesy of Walt Disney Pictures

Star Wars ci ha accompagnato dall’infanzia alla maturità e continua a forgiare l’animo delle nuove generazioni, educando a incrollabili e solidi valori che oggi sono quasi antitetici alla propaganda sovranista e becera di Trump: l’inclusione, il multiculturalismo, l’estetica green, la tutela dei più deboli, l’uso della forza a beneficio di tutti, il rifiuto dell’odio e dell’imperialismo totalitario, la bellezza poetica della fantasia che tutto avvolge con la sua alchemica fascinazione.

Tutte componenti  che ritroviamo in questo nuovo, avvincente capitolo di questa fantastica e galattica epopea. Daisy Ridley, una conferma dopo il suo successo nel precedente capitolo, incarna la figura della nuova eroina della settima arte: la jedi Rey che salverà il mondo dal perfido imperatore del male Palpatine è una ragazza intrepida, sensibile e valorosa, capace di slanci e grande femminilità pur nei suoi abiti da oplita siderale, peraltro curatissimi, e complimenti ai costumisti.

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Courtesy of Walt Disney Pictures

L’autocrazia è una minaccia anche nel futuro come nel presente, e il regista e gli sceneggiatori J.J. Abrams e Chris Terrio lo sanno bene: meglio la democrazia interplanetaria guidata dalla proba, saggia e virtuosa principessa Leia Organa che nel film è interpretata da una miracolosamente ‘riesumata’ Carrie Fisher scomparsa nel dicembre 2016 e che rivive sul grande schermo grazie a una speciale tecnologia denominata ‘rotoscoping’.

Interessante Adam Driver, attore pregevole e poliedrico, nel ruolo sfaccettato e non facilissimo di Kylo Ren: sarà cattivo oppure no? Diciamo pure che si tratta di un personaggio piuttosto fluido, abbastanza posh.

Interessante perché c’è un bel lavoro di definizione psicologica del personaggio, anche se non eccessivamente intimistica, ça va sans dire. Il ragazzo ha la stoffa e lo ha dimostrato a più riprese e a chi scrive la sua figura piace molto.

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Courtesy of Walt Disney Pictures

C’è poi il dualismo fra Finn e Poe, ovvero rispettivamente i due eroi di sfondo della scena galattica interpretati da Oscar Isaac e John Boyega, che non fanno che bisticciare ma che sono amici per la pelle quando si tratta di difendere la Resistenza dagli attacchi del Primo Ordine.

A tratti sembra di vedere Space Vampires, a tratti Shining o l’Esorcista perché in certe scene cariche di tensione scenica e di thriller dove il lato oscuro ruba la scena alla forza, il regista sembra aver calcato un po’ troppo la mano.

Lo spettacolo in tutta la sua magniloquenza è assicurato anche dal ritorno di fiamma di Billy Dee Williams nei panni del generale Lando e da qualche cammeo qua e là, immancabile diciamo.

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Courtesy of Walt Disney Pictures

Formidabile la macchina scenica che ovviamente punta sui virtuosismi tecnologici per stupire e sorprendere lo spettatore: ci sembra di esserci dentro nei duelli quasi 3D sullo sfondo dei flutti più impetuosi o negli inseguimenti nel deserto, magnifico.

Esilaranti i personaggi che sono ormai parte dell’immaginario dei fan della serie cinematografica: da C3Po molto sarcastico e sempre molto blasè, al gigante peloso Chubeka, fino ai mille animaletti e robot ai quali manca solo la parola.

Il film è suggestivo anche per la fotografia che non ha badato a spese: la pellicola è ambientata in parte in Giordania e in parte nei Pinewood Studios di Londra. Curiosità: il film è stato realizzato in Cinemascope ma anche in formato IMAX a scorrimento orizzontale, mentre la maschera fratturata nera che compare nel film si ispira all’arte giapponese del kintsugi che nel sol levante attraverso l’oro e l’argento serve a dar vita nuova a un oggetto rotto.

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Courtesy of Walt Disney Pictures

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