Stefano Malchiodi e Domenico Croce, ecco i vincitori del David di Donatello 2021 per il migliore cortometraggio: “Anne”

Quest’anno ai David di Donatello 2021 ad aggiudicarsi la tanto desiderata statuetta come miglior cortometraggio sono stati due giovani registi Stefano Malchiodi e Domenico Croce, altri due talenti plasmati dal Centro Sperimentale di Roma. In un’edizione ovviamente diversa dal solito a causa del distanziamento sociale che ci impone la pandemia, hanno trovato il modo di emergere con un progetto degno di nota, ricco di dettagli che sapientemente hanno aggiunto il carattere che li ha portati al trionfo. Ecco cosa ci ha raccontato Stefano.



Eravate presenti alla cerimonia dei David?

Sì, assolutamente eravamo in sala, nello studio televisivo, in quanto una parte degli invitati erano nel teatro dell’opera per un a questione di capienza delle sale.



Come ci si sente a ricevere il premio più ambito del nostro paese?

La prima reazione è stata quella dell’incredulità, quando si vincono premi così grossi per due ragazzi appena usciti dalla scuola ed autoprodotti, la sensazione è davvero immensa. È la storia di studenti cresciuti insieme, ed indipendenti, ecco una bella differenza dagli altri candidati.

Come nasce l’idea di Anne?

La storia di Anne, l’avevo trovata sul web diversi anni prima, e la verità è che mi rimase così impressa in quanto quasi surreale, e l’idea di poterne far qualcosa in futuro mi ha sempre accompagnato. Ovviamente quando ho iniziato la scrittura mi son dovuto andare ad informare meglio sul dettaglio anche perché volevo essere fedele il più possibile alla storia reale. Distinguendo ciò che fosse realtà o mistificazione. Questa è una storia realmente accaduta.

A cosa si lega la grafica del vostro cortometraggio?

La scelta è molto legata al tipo di storia, e a noi interessava giocare con i due piani della realtà e del racconto. Ovvero, gli incubi del bambino, con la grafica che a livello istintuale ti porta a collegarlo a delle immagini molto realistiche. Per noi è stato anche un modo di porre lo spettatore a scegliere quale fosse il piano di riferimento a cui fare fede.

Avete anche scelto la lingua inglese, dimmi perché.

Questo semplicemente per una questione di fedeltà alla storia, in quanto il protagonista era un ragazzo americano e ci interessava essere rispettosi nei suoi confronti.

Lo avete portato in giro per svariati Festival prima di arrivare ai David?

Sì, il primo è stato il “Giffoni Film Festival”, appena terminato il lavoro nel 2019 nella sezione Parental Experience, poi il “Cortinametraggio” dove abbiamo vinto tre premi, tra cui il Cinema RaiPlay, infitti è visibile proprio li il nostro corto, e poi un altro premio che ci porterà nelle sale cinematografiche in visione prima di altri film, insomma non potevamo chiedere di meglio.

FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata