Story-grammer, pagine Instagram e racconti visuali di storie urbane

Dai rapsodi, bardi, scaldi e cantastorie che di piazza in piazza, di città in città, intrattenevano il pubblico con il racconto delle loro storie, vere o di fantasia che fossero, agli story-grammer, i moderni avventori della narrazione visuale da social, ne è passata di acqua sotto i ponti. L’arte del raccontare, e del raccontarsi, in qualsivoglia forma, espressione o mezzo si manifesta resta pur sempre uno dei ‘mestieri’ più antichi e affascinanti del mondo.



Lo sa bene drcuerda, l’account Instagram alter ego di Daniel Rueda – story-teller, creatore di immagini, cercatore di geometrie, amante delle architetture ed esploratore del mondo – che ha dato vita, insieme alla sua musa/collaboratrice Anna Devís, ad una pagina a immagini ludicamente narranti. Classe 1990, spagnoli, laureati in architettura all’Universitat Politècnica di Valencia e inseriti di recente nella classifica di Forbes 30 Under 30 Europe List come “i fotografi in grado di raccontare storie attraverso gli oggetti di uso quotidiano creando scene surreali senza l’aiuto di software di photoediting”. Le architetture, ricercate o casualmente incontrate, sono la materia prima rielaborata in sketch, accuratamente studiati, che si innestano nel contesto urbano sotto forma di divertenti narrazioni visionarie. Sembra quasi di immergerci nell’immaginario visivo di uno story game dove le geometrie, i dettagli, le prospettive e i colori di palazzi, edifici e facciate la fanno da padrone.



Daniel e Anna, partendo da queste ispirazioni, mettono la loro creatività al servizio dello spazio prescelto aggiungendo quel particolare che ne completa la storia. Elementi semplici, quotidiani, spesso realizzati a mano, fini a stessi o resi parte attiva grazie all’interazione umana in contesti architettonici che, seppur non conoscendo frontiere geografiche, prediligono la luce della Spagna. Valencia, Madrid, Barcellona, Albufera, Maiorca, Cadice diventano, così, scenografie a cielo aperto. Gli scatti, carichi di sense of humour, dall’estetica pulita e accurata e dallo spirito naïf, sono costruiti su un’intelligenza creativa argutamente minimalista e fantasiosa che si traduce in immagini che “parlano di sé, e da sé, senza la necessità di aggiungere parole”.



L’esigenza di traghettare la fotografia in un mini racconto a immagini, dal frame decisamente poco ordinario, è la missione creativa di un’altra pagina Instragram citylivesketch, nata nel 2014 da uno schizzo del porticciolo de La Balata nel borgo marinaro di Marzamemi. Il progetto parte dal cuore della Sicilia, come il suo ideatore Pietro Cataudella, originario di Pachino ma toscano di adozione, con l’intento di narrare scorci, simboli, monumenti e bellezze guardando il mondo da un “taccuino di viaggio”. Foglio di carta e matita alla mano diventano i mezzi e gli strumenti di illustrazione per realizzare schizzi che si completano e si fondono nella fotografia.


Immagini di interazione con la capacità di smarcarsi dalla bidimensionalità per approdare ad un’ottica 3D, quasi da effetto pop-up. Un mash up tra astratto e concreto, dove la fantasia serve la realtà, o viceversa. Alle fedeli riproduzione in grafite e digitale si alternano innesti fantasiosi che capovolgono inaspettatamente il modo di percepire ciò che ci circonda. Perché come diceva Paul Klee “l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.



Spingere l’immaginazione oltre le apparenze e sovvertirle in un gioco creativo è anche il leitmotiv narrativo di paperboyo, l’estroso “ragazzo di carta” che, su Instagram, ha stravolto vedute, paesaggi e panorami con forbici e cartoncini. Rich McMor, il creativo britannico dietro l’account, ha intrapreso un fantasioso e ingegnosamente illusorio viaggio in stile “cutout” dove monumenti, ponti, edifici e luoghi storici vengono invasi da ritagli di carta per raccontare la sua visione da artista sognatore. La mano di Rich diventa un elemento integrante nella messa in scena delle foto, come quella di un burattinaio che accompagna e anima le sue marionette, ma qui invece di fantocci di legno e di stoffa troviamo sagome nere ritagliate ad arte che danno una nuova e personale interpretazione a luoghi turistici di culto ed architetture.



La City Hall di Londra diventa la palla di un giocatore di football americano, il Neon Museum di Las Vegas la gonna svolazzante di Marylin Monroe, l’Arco di Trionfo un omino del Lego, la ruota panoramica del Central Pier a Blackpool un banjo. McMor attinge da un baule iconografico pop, tirandone fuori allusioni e figure popolari nell’immaginario collettivo. Quando la fantasia oltrepassa il limite dell’ordinario tutto diventa possibile anche che il David di Michelangelo si trovi addosso dei boxer di Calvin Klein o che il Cristo Redentore di Rio venga abbracciato da un Leonardo Di Caprio come nella cinematografica scena di Jack e Rose sulla prua del Titanic.



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