Talent to watch: i gioielli della Capitale di Flavio Bellantuono

Una libera rappresentazione di mondi fantastici, pensieri che prendono il volo, amabili ossessioni. Sono sculture da indossare i gioielli di Flavio Bellantuono. Quelli che lui definisce “istantanee dell’immaginazione umana”, forgiati per farli vivere dentro la materia, come se custodissero in sè un soffio vitale.

Romano di nascita, appartiene a una terza generazione di orafi. Il nonno lasciò negli anni 50 la Puglia per trasferirsi a Ostia e aprire una delle prime gioiellerie del quartiere. Un diploma all’Istituto Europeo di Design, seguito da un corso di alta formazione in design del gioiello al Politecnico di Milano che gli hanno fatto ottenere le prime esperienze presso aziende di settore all’estero e una specializzazione nella progettazione 3D. Evoluzione necessaria nel design e strumento di precisione, assume un ruolo di grande importanza nella sua carriera, perchè diventa la materia della sua cattedra nel 2018 alla Made in Italy school, prima di intraprendere un nuovo percorso formativo presso la scuola di Arti Ornamentali San Giacomo e diventare orafo.

Una vera luxury experience quella del 2019 alla Damiani Academy nei laboratori di Valenza, che ha segnato la fine di un lungo capitolo della sua vita e l’inizio di un sogno: il brand Bellantuono Gioielli e un riconoscimento che ha consolidato la sua figura nel panorama degli argentieri e gioiellieri dell’Alma città di Roma con il premio “Armando de Simoni”.

Da dove nasce la passione per la gioielleria. Quanto e come l’esperienza di tuo padre ti ha formato?

Mi sono mosso all’interno del mondo della gioielleria come fosse il mio habitat naturale, fin dalla nascita, anche se da adolescente non avevo ancora maturato la scelta d’intraprendere questa strada. Durante il liceo ho sviluppato una passione per la storia e la letteratura, elemento ancora visibile nelle mie creazioni. Io e mio padre abbiamo sempre avuto idee e visioni molto diverse sul lavoro. Lui m’immaginava all’interno dell’azienda, come designer, cosa che per un periodo ho fatto. Oggi so che la mia strada è sicuramente un’altra; voglio che i pensieri a cui riesco a dare forma portino il mio nome.

Tra le tue diverse esperienze professionali, quali senti ha più influenzato il tuo lavoro di oggi?

Ogni esperienza lavorativa e ogni corso di formazione hanno dato il loro contributo per comprendere le strade da intraprendere e le scelte giuste da fare, nell’ottica di aprire un mio marchio. Con la mia esperienza aziendale, durante la quale ho disegnato e progettato gioielli per il mercato americano, ho imparato ad allontanarmi dal concetto di gioiello classico e dalle forme commerciali italiane, per sperimentare strutture uniche.

Quali sono i jewel designer per te di riferimento e ispirazione? 

In realtà guardo poco ai miei colleghi, le mie fonti di ispirazione sono le storie e la Storia. Dovessi dirti, però, un brand che ammiro, ti citerei Pomellato.

Quale il plus di lavorare con la tecnica 3D? E come riesci a combinarla con tecniche più tradizionali?

Scultura in cera del busto dell’Imperatore Adriano, realizzato a mano

Trovo che nella lavorazione tradizionale, che sia a banchetto direttamente in metallo, o scultura in cera, si possa trovare più facilmente l’anima del gioiello. Come nel disegno, l’opera avrà sempre l’impronta dell’artigiano che l’ha creato. Ma ad oggi è fondamentale saper usare entrambe le tecniche. La progettazione 3D permette di creare forme con una precisione che sarebbe molto difficile, se non impossibile, con le tecniche tradizionali.

Raccontami i tuoi pezzi “signature” che rappresentano momenti importanti nella tua carriera

Il mio primo anello, realizzato durante il mio primo corso come designer allo IED di Roma. È nato con lo scopo di realizzare un nuovo tipo di anello di fidanzamento. Sono ancora molto legato a questa idea, perchè il primo amore non si scorda mai!

Il secondo anello è il simbolo della voglia di mettermi alla prova e ricominciare con un progetto tutto personale, dopo l’uscita dall’azienda per cui ho lavorato. La collezione Urania rappresenta il punto di partenza per la creazione di un mio brand.

Il pendente meridiana è il mio primo gioiello amuleto, e fa parte della collezione “Radici”, gioielli che sono ispirati alla cultura classica. Al contrario dell’antico strumento per misurare il tempo, questo gioiello cristallizza un attimo per farlo diventare eterno, come la pietra centrale incastonata al centro che sostituisce lo gnomone.

Quando hai deciso di lanciare il tuo marchio e come lo stai sviluppando?

Quale momento migliore se non durante una pandemia? (L’umorismo è la via più rapida per ridere di una cosa, per poi cambiarla, diceva il life coach statunitense Richard Bandler).
Scherzi a parte, l’idea era quella di cominciare a sviluppare alcuni modelli, per poi partire appena sarei stato pronto. Dopo l’esperienza del 2019 alla Damiani Academy, la mia vita si trovava ad un bivio: rientrare all’intero di un’azienda o perseguire il mio sogno. Se adesso ci stiamo facendo questa chiacchierata è perché ho deciso di combattere perché la mia visione prendesse forma. La pandemia che stiamo vivendo, purtroppo, sta rallentando programmi e aspettative di tutti, ma ho già cominciato a farmi conoscere e far conoscere le mie opere tramite i social e le fiere artigianali a cui ho avuto l’occasione di partecipare.

Tre parole per definire il tuo stile?

Descrittivo: studio approfonditamente la fonte a cui s’ispira la mia idea, e mi piace trasferire i dettagli di ogni forma a cui mi sono ispirato; lavoro accuratamente per portare più elementi possibili del mondo che voglio raccontare sul mio monile, proprio come una scultura.
Evocativo: il gioiello ha una responsabilità, quello di custodire una storia, la storia della persona che li indossa.
Originale: le mie forme sono inedite e rivoluzionarie rispetto all’idea di gioiello classico a cui siamo abituati.

Quali sono i personaggi che vorresti portassero tuoi gioielli?

Se parliamo di target, vorrei che i miei gioielli fossero indossati da chiunque cercasse un nuovo linguaggio per raccontarsi. Non sono semplici accessori, ma simboli portatori di un significato. Se invece parliamo di personaggi del mondo dello spettacolo, penso a personaggi che attraverso la loro arte amano “narrare”. Nel mondo della musica, un esempio calzante potrebbe essere sicuramente Levante, se andiamo con lo sguardo all’estero Eddie Redmayne.

Quali sono i tuoi prossimi passi e progetti?

Mi sono da poco iscritto ad un corso di incastonatura per perfezionarmi nel mio lavoro e poter essere sempre più indipendente nelle mie creazioni. Se penso al periodo post covid, vorrei concentrami sulla comunicazione per la mia attività, a cominciare dalle fiere che si svolgono in tutta Italia e danno prestigio alle aziende del Made in Italy in tutto il mercato mondiale.

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