Tra innovazione e tradizione, la Stockholm Fashion Week AW 2021 mette al centro la sostenibilità

L’ultima manifestazione, in ordine di tempo, ad aver acceso i riflettori sulla moda prossima è stata la Stockholm Fashion Week Autumn/Winter 2021, svoltasi (in forma digitale, s’intende) dal 9 all’11 febbraio, che ha alternato alle collezioni dei designer invitati – perlopiù nazionali – seminari e conversazioni incentrate su argomenti di stringente attualità, dalla diversità nel fashion system alla sostenibilità, all’orizzonte post Covid del settore.

Di seguito una carrellata dei principali show presentati durante la settimana modaiola svedese.

Cmmn Swdn

Ad aprire le danze, nella prima giornata dell’evento, è Cmmn Swdn, uno dei marchi svedesi più conosciuti e apprezzati per l’abilità nell’armonizzare elementi (apparentemente) discordi, espressione di dicotomie quali maschile e femminile o materico e fluido. Un’attitudine confermata nella collezione Fall/Winter 2021, in cui trovate stilistiche d’antan vengono integrate in capi e accessori urban, per cui anorak e blouson sono profilati di frange ondeggianti, i pantaloni bootcut si aprono sulle sneakers da trekking e i pattern floreali d’ispirazione 70s sono sparsi su piumini, cappe imbottite e grandi sciarpe coordinate ai maglioni.
La tavolozza propende per cromie da sottobosco, quali marrone bruciato, khaki, ocra e verde, intervallate da flash di turchese e dall’irrinunciabile binomio black & white.



Schnayderman’s

Il brand Schnayderman’s ha iniziato nel 2012 dalla camiceria ed ha rapidamente esteso la propria offerta al total look del guardaroba maschile.
La collezione per la prossima stagione fredda, intitolata ‘The Outsiders’, ruota attorno al viaggio di quattro adolescenti in un luogo ultraterreno; partendo da questo incipit, il racconto per immagini svela outfit dall’allure casual, una sequela di overshirt su pantaloni dal taglio dritto, suit spigliati, completi in denim bleached, caban destrutturati, fleece jacket a collo alto, camicie e pull spennellati con chiazze dégradé, in una palette dai toni autunnali, con incursioni occasionali di ottanio, rosso e blu profondo.



Hope

Per l’autunno/inverno 2021 Frida Bard, direttrice artistica di Hope (griffe high-end di Stoccolma che elude le connotazioni di genere, prevedendo per i propri capi taglie sia maschili sia femminili) riflette su come lo spazio condizioni la percezione di sé, arrivando alla conclusione che, di questi tempi, le persone siano fragili, bisognose di coprirsi adeguatamente.
Il focus è quindi sui filati che meglio restituiscono una sensazione di purezza e intimità (lana, velluto di seta, organza, raso…). Overcoat, puffer jacket, blazer e golf dalla lunghezza extra scorrono leggeri sulla silhouette, accarezzandone i contorni e lasciando un certo spazio – appunto – tra pelle e tessuto, seppure non manchino indumenti più accostati al corpo, tra camicie avvitate e gilet slim. La cartella colori si mantiene sulle nuance neutre tipiche della stagione, con parentesi di rosa bubblegum e arancione.



Chimi Eyewear definisce l’occhialeria presentata nell’ultima giornata della fashion week «un ibrido tra convenzionale e progressista». Nello specifico, si parla di dieci montature diverse contrassegnate da altrettanti numeri, disponibili in sfumature terrose (dall’havana al marrone scuro, all’écru), adatte a qualsiasi occasione, mentre gli occhiali della Core Collection vengono sviluppati tenendo presenti innanzitutto simmetria ed equilibrio dell’insieme.



Sostenibilità

Diversi brand partecipanti hanno messo l’accento sulla questione della sostenibilità, emersa come una sorta di filo conduttore degli show succedutisi nel calendario: House of Dagmar, per esempio, adotta da sempre un approccio basato su tre pilastri – design, etica e longevità, una conditio sine qua non per centrare, entro il 2025, l’ambizioso obiettivo della neutralità carbonica. Self Cinema, invece, in linea con il proprio modus operandi, fondato su «azioni e condotte responsabili e sostenibili», firma abiti easy to wear in materiali che vantano le principali certificazioni in materia (GOTS,  Ecocert, Global Recycle Standard ecc.).
Si possono poi menzionare le scarpe e le borse di ATP Atelier (label fautrice di una singolare crasi tra design scandinavo e artigianato italiano), realizzate nella maggior parte dei casi in vacchetta e altri pellami conciati al naturale, o ancora i capi in denim della capsule collection ‘Plant Based’ di Weekday, frutto di un workshop che ha visto i clienti del marchio colorare il jeans usando tinture ottenute dagli scarti alimentari.
La centralità dei temi green è stata confermata, inoltre, da una serie di panel digitali dai titoli emblematici quali ‘Climate Auction – The Countdown Continues’ o ‘Fashion Recycling – An Exciting Experience’.



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