World Oceans Day 2021

L’8 giugno in tutto il pianeta si celebra la Giornata mondiale degli Oceani. Una data che è stata istituita nel 1992 al Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro e dal 2008 riconosciuta dall’ONU che vuole ricordare quanto sia fondamentale proteggere i “polmoni blu”. Il tema scelto per quest’anno è la vita e la sussistenza. Tuttavia, tra decine di altre manifestazioni internazionali e i problemi legati al COVID-19, l’evento per la comunicazione ambientale rischia di passare in secondo piano.                            

L’Oceano è la più grande biosfera e il più importante regolatore climatico del pianeta. Dalla sua salute dipende anche la nostra, la maggior parte dei mari sono minacciati da gravi pericoli: decenni di riscaldamento globale, inquinamento da plastiche, disastri ecologici e cambiamenti  che stanno alterando l’essenza stessa dell’oceano. I mari più caldi e acidi, il veloce ritiro dei ghiacciai, l’aumento del livello del mare a causa della fusione delle calotte glaciali: queste alcune delle tante questioni aperte per le quali è necessaria una riflessione costante e un impegno comune per la garanzia di un futuro alle nostre acque e a chi le abita.                                    



La loro resilienza non è infinita e non possiamo aspettarci che continuino ad assorbire gli effetti di attività umane insostenibili. Il 60% dei principali ecosistemi marini del mondo è stato già degradato. Le acque costituiscono il 70% della superficie terrestre, assorbendo il 25% di tutte le emissioni di CO2 e il 90% del calore. Il mare crea il 50% dell’ossigeno che respiriamo, senza dimenticare che è un grande pozzo di carbonio per il pianeta.



Il problema tocca da vicino anche il bacino mediterraneo. Diverse associazioni scendono in campo in questa giornata, tra cui il WWF  che sottolinea come solamente l’1,27% del Mare Nostrum sia effettivamente protetto. La restante parte è sottoposta a  pressioni crescenti da parte del trasporto marittimo e dell’acquacoltura: attività che spesso sfociano su aree marine chiave, inquinandole. Sempre il WWF ha stimato che l’economia legata agli oceani nel Mediterraneo potrebbe generare un valore annuo di circa 400 milioni di euro, equivalente ad oltre la metà del Fondo per la Ripresa europeo. Questa strategia si metterà in moto solo con l’attuazione di un’efficace sviluppo sostenibile con piani mirati e realizzabili nel medio-lungo periodo, potendo così restituire la vita alle distese blu.

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