Andante nostalgia: il Vaderetro nello zeitgeist della moda

Un passo indietro per fare spazio al duo che si autoproclama come l’araba fenice della moda italiana. Finalista del Who’s on Next 2020,  Vaderetro è una mappatura dell’antropologia umana focalizzata sull’analisi delle contaminazioni che giungono dagli usi e costumi territoriali.  Hanna Marine Boyere e Antonio D’Andrea da cittadini del mondo, dopo aver calcato il Regno Unito, la Francia, il Marocco e il Chile, approdano al 50% delle proprie radici per dar vita ad una «bonne aventure» con l’intento di valorizzare il know how e la sartorialità Made in Italy.

La proattività culturale che vi contraddistingue , per il prossimo Autunno/Inverno, lascia fluire le proprie idee partendo dalla collaborazione con un pittore italiano,  Golia, che realizza un esclusivo dipinto olio su tela “one of”. L’opera d’arte, d’ispirazione macchiaiola, “Ho visto degli zingari felici”, diventa l’essenza della collezione il cui racconto è nelle vostre mani lette dalla cartomante che ne predice il futuro.

Siamo profondamente convinti delle contaminazioni generate dalle sinergie più variegate. Non amiamo le speculazioni e le visioni finalizzate unicamente al lato commerciale di un prodotto moda.  



Non solo arte figurativa per un lavoro che possiamo definire etno-antropologico. Il prodotto creativo che ne deriva è ispirato a uno dei gruppi minoritari più noti in Europa: il popolo Roma. Come siete entrati nella sua identità, nata dalle contaminazioni morali, religiose e artistiche attinte dai paesi che gli hanno fatto da “genitori adottivi”?

Un brand è sostenibile e etico quando si approccia anche alle tematiche inerenti le minoranze mettendone in luce aspetti mai emersi sinora. Abbiamo trovato la bellezza nel gruppo “Roma” che in molti paesi non è ben visto. Ghettizzato e stigmatizzato seppur con forti componenti culturali. Ne abbiamo ricreato l’immaginario puntando i riflettori sui fenomeni migratori che da sempre accompagnano l’umanità.

Avete recentemente introdotto una capsule permanente  “Vade-recycle” dedicata interamente a capi realizzati con tessuti e accessori vintage dead stock. In un mondo che si muove sempre più verso l’up cycle in cosa si differenzia la vostra proposta?

L’immergerci negli stock è una delle nostre più grandi passioni, non solo tessuti ma anche merceria e rifiniture. Questo imprinting deriva dal nostro viaggio in Marocco, dal Suq a Forcella, da Napoli a Londra. La scoperta degli archivi e del passato è il concept stesso di VadeRetro. Far riemergere e ridar vita a ciò che è stato.



La filosofia che vi appartiene decanta la fluidità di genere e l’ aesthetic nostalgia e l’eclettismo per il quale si contraddistingue è stato già apprezzato da alcune celebrity. Vaderetro a Sanremo i vostri look sono stati scelti per Fulminacci detenendo il primato di un’ascesa in tempi record. Come proiettate le vostre collaborazioni con il mondo dello spettacolo?

Diamo sempre un forte valore ai placement allineati con la nostra vision, motivo per il quale i testimonial VadeRetro devono sempre trasmetterne il messaggio senza snaturarlo. Di sicuro le nostre scelte saranno sempre oculate e trainate verso l’emozionalità generata dalle stesse.



Avete recentemente affermato che il vostro sogno sarebbe quello di riuscire ad affermarvi non solo come brand di abbigliamento, ma come un vero e proprio movimento culturale, avendo la possibilità di lavorare con enti e associazioni che lottano per cause che vi appartengono. Avete già attivato sinergie in tal senso?

I valori etici di Vade Retro partono innanzitutto da un processo produttivo trasparente, dando in primis risalto all’elemento umano e alla manodopera. Ne deriveranno sicuramente altre tematiche e non vediamo l’ora di diventarne portavoci.

Photographer: Carmine Romano

FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata