Il multiverso musicale di Betta Lemme, cantante tra empowerment femminile e voglia di riscatto

Betta Lemme non è un’artista come ne si vedono in giro abitualmente. In un mondo in cui, tra tendenze e fenomeni social passeggeri, apparire conta più dell’essere, la giovane artista e cantautrice italo-canadese ha deciso di affidare alla giornata dell’8 marzo il lancio del suo nuovo singolo Dance Til Forever. Quella firmata da Betta Lemme è una canzone manifesto che rappresenta un grido liberatorio contro i pregiudizi dell’era moderna e la necessaria ricerca di un’autodeterminazione femminile anche laddove, a volte, può sembrare difficile.

Con la forza umile e disarmante di un sorriso, Betta Lemme si racconta in un’intervista a 360 gradi; dalla collaborazione con il duo americano Sofi Tukker, con cui registra il successo Awoo, al primo singolo ufficiale Bambola, cantato in tre lingue (francese, italiano, inglese). Certificato ORO in Italia, il brano conta ad oggi 83 milioni di views e più di 20.6 milioni di stream su Spotify.

Nel suo percorso musicale collabora con figure del calibro di Rick Markowitz (Chainsmokers, LP, Melanie Martinez) e Scott Harris (Dua Lipa, Shawn Mendes, Selena Gomez, Justin Bieber), suonando sui principali palchi a livello globale, come Coachella e Osheaga.

Oggi con Dance Til Forever è come se raccontasse parte della sua vita personale e della sua evoluzione d’artista. Il singolo ci catapulta in un multiverso musicale dove le radici della cantante si esprimono con una scrittura matura e una contaminazione di generi, tra cui dance e pop. Uno stream of consciousness artistico e sociale, se si guarda alle parole, che fa della voglia di riscatto il proprio leitmotiv; un inno alla volontà di sentirsi free as a feather (liberi come una piuma) una volta per tutte.

Betta Lemme sulla sua crescita in questi anni: «Diventi molto introspettivo. Impari molto sul mondo della musica e su te stesso, diventi più forte»

Il tuo ultimo singolo Dance Til Forever arriva dopo il trionfo di Bambola nel 2018. Quanto sei cambiata come persona e come artista in questi anni di “silenzio”?

Direi che sono cambiata parecchio, ma allo stesso tempo mi sembra di non esserlo. È strano. Potrebbe essere entrambe le cose. È passato molto tempo, diventi molto introspettivo. Impari molto sul mondo della musica e su te stesso, diventi più forte.

Betta Lemme e le sue influenze musicali: «È stato bello e interessante inserire nel mio singolo una tra le parti della musica che più mi piacciono»

Cosa ti porti dietro di Bambola, singolo di successo lanciato nel 2017? È stato un omaggio a Patty Bravo e alla musica italiana?

Non è stato esattamente un omaggio. È stato più un accenno, perché avevamo la parola bambola nel titolo. Non è stato fatto come una cover con quell’intento, anche se lei è un’artista che mi piace molto. Quindi l’abbiamo pubblicata alla fine del 2017, lanciandola tecnicamente nel 2018. Devo dire che è stato bello e interessante inserire nel mio singolo una tra le parti della musica che più mi piacciono. Insomma, quella canzone è un classico in Italia dagli anni ‘60!

Betta Lemme in un vestito di Antonio Grimaldi
Dress Antonio Grimaldi

Betta Lemme e la scrittura: «In quel periodo mi sono dedicata molto alla scrittura. Non ero in una posizione artistica che mi permetteva di pubblicare alcune cose che avrei voluto far uscire, ma continuavo a scrivere»

È passato molto tempo dal lancio di Bambola. Cosa è successo nel frattempo? Hai studiato, sei cresciuta. Come ha vissuto quel periodo?

In quel periodo mi sono dedicata molto alla scrittura. Non ero in una posizione artistica che mi permetteva di pubblicare alcune cose che avrei voluto far uscire, ma continuavo a scrivere. È stato un periodo strano, viziato dalla pandemia Covid19 che ha causato molte perdite e altre situazioni strane. Tutto ciò mi ha portato a delle scritture davvero belle, che non sono ancora state pubblicate, ma che sono in fase di lavorazione e che mi porto nel cuore.

«Abbiamo scritto una canzone il cui testo era molto importante: un testo che potesse dare energia e carica perché è così facile per le persone pensare di arrendersi»

Parlando di Dance Til Forever, cosa ti ha ispirato a scrivere questa canzone?

A volte la magia della musica è che, anche se hai l’intenzione di scrivere qualcosa di molto specifico, alla fine finisci per scrivere ciò di cui hai bisogno, magari qualcosa che ti serve nei mesi successivi, anche se non te ne rendi conto. È come se questa cosa partisse dal subconscio. In quel momento era un periodo molto difficile per me. Volevo scrivere un brano emozionante e divertente, che facesse ballare. Un modo per estraniarmi da ciò che stava succedendo, cercando di non pensare alle cose.

Alla fine, abbiamo scritto una canzone il cui testo era molto importante: un testo che potesse dare energia e carica perché è così facile per le persone pensare di arrendersi. Quello che mi è piaciuto di questa canzone è che i testi sono diventati come un ritornello orecchiabile. Con il passare dei mesi, mi sono resa conto che, ascoltando a più riprese questa canzone, in realtà, avevo bisogno di quel testo a livello personale. L’ho scritta con due amici che sono molto vicini a me e con cui mi trovo molto bene a scrivere, Sebastian Higgins e Lena. Loro sono di Copenaghen. Quindi, eravamo semplicemente collegati su Zoom e ci siamo detti: “Ok, proviamo così”. Quel sentimento di amicizia è ciò che ha ispirato la canzone. Mi piace la possibilità di lasciare aperta l’interpretazione della canzone all’orecchio di chi la ascolta, di chi magari sta vivendo un periodo difficile, sia che si tratti di una rottura, sia che si stia vivendo una situazione lavorativa particolare, o relativamente a qualunque sentimento che ognuno di noi sta affrontando dentro.

Betta Lemme e l’influenza della musica sulle persone: «Riuscire a togliere il peso dalle spalle delle persone non è facile. Penso che la musica sia fatta per connettersi proprio con questi piccoli mondi, con le persone, ognuna con le proprie fragilità»

Cosa vuoi trasmettere alle persone che ascoltano questa canzone?

Il fatto che qualcuno possa sentirsi più leggero e sereno dopo aver ascoltato il brano, libero da pensieri negativi, per me è motivo di orgoglio e penso sia fantastico. Ogni forma di alleggerimento mentale è positiva. Riuscire a togliere il peso dalle spalle delle persone non è facile. Penso che la musica sia fatta per connettersi proprio con questi piccoli mondi, con le persone, ognuna con le proprie fragilità. Quindi, se la mia canzone riesce a far sentire meglio qualcuno, questo per me è tutto ciò che conta.

«Anche se solo cinque persone apprezzano ciò che faccio, mi sento felice. Ed è la cosa più importante, perché non lo sono stata per molto tempo»

Ci sono tre parole del testo che figurano come un manifesto: Free as a Feather. Un inno alla libertà?

Il concetto di sentirsi liberi è quello che ho cercato di trasmettere. La parola piuma incarna proprio quella sensazione. L’ultima volta che mi sono sentita così libera è stato quando ho pubblicato Bambola. Mi sono sentita molto me stessa. Mi sono sentita disinibita sia a livello sonoro sia direzionale. Ed è il regalo più grande per un artista, perché si può essere onesti con i propri ascoltatori. Si può percepire la sincerità nelle canzoni: se uno non è orgoglioso e sincero della propria opera lo si percepisce. E le cose su cui sto lavorando adesso mi piacciono davvero molto. Anche se solo cinque persone apprezzano ciò che faccio, mi sento felice. Ed è la cosa più importante, perché non lo sono stata per molto tempo.

Betta Lemme in un vestito di John Richmond
Dress John Richmond

«L’idea della libertà è fondamentale, ora posso collaborare con altri artisti. Questo è ciò che più mi rende entusiasta, perché non ero in grado di farlo prima»

Oggi ti senti “libera come una piuma”?

Penso di vivere una combinazione di diversi fattori. Non so come spiegarlo. A volte mi sorprendo; è come se mi dicessi “oh, non pensavo di poter fare così”, ed è super. Altre volte mi sento ancora in fase di “guarigione” e cerco di essere molto onesta con me stessa, perché tutti cercano di raccontarsi e mostrarsi esternamente sempre nella loro forma migliore, ma se in realtà ti siedi e parli con qualcuno ti accorgi di essere fragile. È così che mi sento: alcuni giorni mi sento super, come se volessi conquistare il mondo. Altri giorni ho bisogno di avere vicino i miei amici. Penso che avere questo tipo di sincerità, anche nella musica, sia importante e per questo mi piace. È il punto in cui mi trovo ora. L’idea della libertà è fondamentale, ora posso collaborare con altri artisti. Questo è ciò che più mi rende entusiasta, perché non ero in grado di farlo prima.

«Ora finalmente ho la possibilità di entrare in contatto con il pubblico, che è la cosa più importante. Il motivo per cui faccio musica è sentirmi vicina agli altri o per dare loro forza»

Prima non era così?

Ora ho molta più libertà. Se avessi voglia di collaborare con qualcuno. Se avessi voglia di fare un concerto dal vivo, cosa che non ho mai fatto. Ho sempre suonato solo in TV, in occasioni molto riservate o in festival ristretti. Ora, invece, potrei realizzare un concerto dal vivo con la musica che amo ed essere finalmente me stessa, sperimentare anche grazie ai remix. Insomma, le porte si stanno aprendo. Quindi vediamo se ci sono persone che ci aspettano dall’altra parte. Ma ora finalmente ho la possibilità di entrare in contatto con il pubblico, che è la cosa più importante. Il motivo per cui faccio musica è sentirmi vicina agli altri o per dare loro forza.

«Oggi sono un’artista che sa davvero cosa vuole, e lo vedo da come approccio la scrittura dei pezzi e la loro produzione»

Vista la difficoltà iniziale nell’inserirsi in un’industria musicale che non regala nulla a nessuno, che consiglio daresti oggi alla Betta Lemme di 5 anni fa?

Le direi di ascoltare il proprio istinto. Di preservare la propria integrità creativa, perché se la si perde, viene a mancare il legame con le persone. Quindi le direi di seguire il proprio intuito.

Le ricorderei di rimanere sempre sé stessa. Oggi sono un’artista che sa davvero cosa vuole, e lo vedo da come approccio la scrittura dei pezzi e la loro produzione. Canto in tre lingue diverse, ma a volte in questo mondo questa cosa non rappresenta un plus.

Cercherei di spronarla ad essere un’artista a 360 gradi, perché questa è la cosa migliore che potrebbe ottenere, il miglior regalo che potrebbe farsi. Essere onesta e libera di creare la propria arte.

Penso sia importante ricordarsi di prestare molta attenzione a chi ti sta effettivamente sostenendo, mentre stai cercando di creare il tuo pubblico.

Circondarti di persone che vogliono vederti per quello che realmente sei a volte è difficile. E non è qualcosa di cui gli artisti parlano spesso. La musica migliore, a volte, può nascere anche solo vicino ai tuoi amici più cari che ti supportano.

Betta Lemme e il suo rapporto con la moda: «Adoravo disegnare, guardare le sfilate; come le persone si muovevano a ritmo di musica, seguendo il flusso e le vibes, quasi come rapite da una singolare energia»

Sei sempre alla moda. Quale è il tuo rapporto con l’industria della moda?

Amo la moda. Quando ero bambina, mi piaceva disegnare vestiti e scarpe. Volevo essere un’egittologa, un’archeologa. Adoravo disegnare, guardare le sfilate; come le persone si muovevano a ritmo di musica, seguendo il flusso e le vibes, quasi come rapite da una singolare energia. E per me, musica e moda sono molto integrate. Sono praticamente la stessa cosa. Cinema, moda e musica si legano in modo indissolubile. Per esempio, a volte scrivo basandomi anche su quello che potrebbe essere il video musicale. Penso subito agli outfit. Quando ho fatto domanda per la scuola di musica, mi hanno detto che non avrei potuto frequentarla, perché non sapevo leggere le note. Quindi ho studiato fotografia. Ed è così che sono entrata nella moda. E successivamente, la moda mi ha permesso di viaggiare finché non ho pensato: cosa sto facendo? Cosa desidero fare? Voglio fare musica. Quindi il mondo della moda, che secondo me rappresenta una delle espressioni di più importanti della propria essenza attraverso la scelta degli abiti e/o degli accessori di design, è qualcosa che mi piace molto.

Foto ritratto Betta Lemme
Dress Italo Marseglia

«Considerando la musica straniera, non italiana, mi piacerebbe molto duettare, ad esempio, con Elyanna, giovane artista palestino-cilena. È incredibile»

Oggi nell’industria musicale con chi vorresti collaborare?

Ci sono molti artisti che seguo con ammirazione. Mi piacciono molto Big Mama, con il messaggio di “ribellione” e libertà che cerca di trasmettere, e Ghali. Ovviamente, Mina, un’icona incredibile non solo nella musica ma anche nella moda. In termini musicali apprezzo tanto anche Mahmood, ha stile da vendere.

Considerando la musica straniera, non italiana, mi piacerebbe molto duettare, ad esempio, con Elyanna, giovane artista palestino-cilena. È incredibile. Lana Del Rey è stata direttrice creativa di uno dei suoi video. Il suo progetto artistico è molto bello, molto onesto, molto crudo. La sua voce è bellissima. Poi penso sarebbe pazzesco esibirmi con Miley Cyrus, Lady Gaga, Stromae. Ci sono così tanti artisti, potrei continuare all’infinito, magari accompagnando il duetto anche al pianoforte.

«Quando vuoi qualcosa di essenziale, ti reputano una ragazza esigente»

Quale canzone pensi abbia avuto il maggior impatto sulla tua vita e quale ti piace di più ascoltare?

È difficile rispondere, così su due piedi, a questa domanda. A volte penso a qualcosa di leggero e divertente, come Primadonna della cantante gallese Marina and the Diamonds: il pezzo racconta, in modo ironico, di una ragazza che vorrebbe tutto dalla vita. Mi ci sono immedesimata durante i miei primi anni di carriera e così mi sentivo nella musica. Quando vuoi qualcosa di essenziale, ti reputano una ragazza esigente. Non si tratta di pretendere qualcosa di eccezionale, quando si chiede qualcosa di semplice. Quindi, cantavo quella canzone con un significato diverso rispetto a quello che forse intendeva davvero comunicare.

Betta Lemme e le sue origini: «Essendo i miei nonni nati in Italia, un legame con i classici della tradizione italiana ha caratterizzato la mia gioventù»

Tu incarni due anime diverse: quella canadese e quella italiana. Come le unisci nelle tue canzoni?

La mia anima franco-canadese è stata molto influenzata dal fatto di essere cresciuta nella provincia del Quebec, che è una provincia di lingua francese. Molte influenze musicali, crescendo con gli anni, venivano proprio da quella nazione. Dall’altra, essendo i miei nonni nati in Italia, un legame con i classici della tradizione italiana ha caratterizzato la mia gioventù. Quella combinazione crescente tra canzoni tipicamente francesi e brani italianissimi penso mi abbia davvero plasmato musicalmente. Quindi influenze come quella di Joe Dassin e Dalida, che era italiana, ma è andata in Francia, e di molti di quegli artisti dell’epoca mi hanno sicuramente formata. Quello che amavo davvero era fare cover di questi artisti, che venivano da me cantate in diverse lingue, raggiungendo le persone di tutti quei Paesi. E questo è davvero bello. È qualcosa che appartiene alla vecchia scuola, ma che mi piacerebbe portare in futuro con un pezzo.

«Passo da un estremo all’altro, cercando di far incontrare a metà strada mondi apparentemente lontani»

Quali sono gli artisti da cui cerchi di trarre ispirazione?

Mina sicuramente, con la sua presenza quasi cinematografica e orchestrale. Gli italiani sono conosciuti per quello. E in un certo senso, lo sono anche. Mi piace il pop, mi lascio influenzare da artisti come J-Lo, ma anche da altri come gli ABBA. Passo da un estremo all’altro, cercando di far incontrare a metà strada mondi apparentemente lontani.

Betta Lemme sul suo futuro: «Adesso voglio tornare alle cose reali, pubblicare la mia musica, costruire da zero il mio primo show dal vivo e iniziare semplicemente a trovare una nuova connessione con le persone attraverso la musica»

Progetti per il futuro, cosa stai facendo adesso, qual è la tua ambizione e quali sono i tuoi obiettivi?

Il mio obiettivo principale è mangiare carbonara ogni singolo giorno mentre sono in Italia. Questo è il primo, il più importante (ride ndr). Adesso voglio tornare alle cose reali, pubblicare la mia musica, costruire da zero il mio primo show dal vivo e iniziare semplicemente a trovare una nuova connessione con le persone attraverso la musica. Questa è la mia priorità, cercando di abbracciare una comfort zone artistica senza paletti e restrizioni: decidere in modo libero di voler pubblicare due singoli in un mese o solo un brano, scegliere in libertà se pubblicare un pezzo solo strumentale. Insomma, sentirmi me stessa, sperimentando e lasciandomi trasportare dalla creatività. Sentirmi libera. La cosa più importante però è proprio connettersi con le persone, senza smettere mai.

Credits:

Photographer: Bex Gunther

Stylist: Floriana Serani

Production: Edge Management

Make up: Maria Isopo

Hair: Adriana Basilico

Lighting Assist: Davide Fascetta

Styling Assistants: Eugenia Casciu, Aurora Orlandino

Press office: Golin Italy

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