Le Bolle di Studio Fuksas per grappa Nardini

Un giorno Giuseppe Nardini, allora presidente della distilleria Nardini, chiamò gli architetti Massimiliano e Doriana Fuksas. Per celebrare la lunga storia dell’azienda familiare, l’imprenditore aveva pensato inizialmente a un’opera d’arte, ma la scelta era ricaduta infine su un’architettura. Non c’erano indicazioni per il budget, né per le funzioni che lo spazio avrebbe dovuto ospitare, l’unica certezza era la località dove sarebbe sorta: a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza.
Nel bel mezzo di un pranzo, dopo aver visto la location a cui aveva pensato Giuseppe Nardini, i fondatori dello Studio Fuksas cominciarono a schizzare con un pennarello su un piatto. Nascono così le Bolle di Nardini che, sospese su uno specchio d’acqua, si elevano verso il cielo, affacciandosi sul parco di querce disegnato dall’architetto paesaggista Pietro Porcinai e offrendo una vista unica sul paesaggio del monte Grappa.

Nardini, una storia che affonda le sue radici nel Veneto del XVIII secolo

La storia della grappa Nardini era iniziata nel 1779, a Bassano del Grappa, una località tra le colline venete e le montagne delle Prealpi attraversata dal fiume Brenta. In quella zona, la produzione della bevanda ottenuta dagli scarti della vinificazione era diffusa almeno dal XVIII secolo, quando la distillazione era una pratica comune, ma la storia della più antica distilleria di grappa in Italia comincia quando Bortolo Nardini decise di avviare proprio a Bassano la propria piccola impresa.
Bortolo Nardini era nato nel 1739 a Segonzano, in provincia di Trento, un paese di antica tradizione enologica dove era diffusa la pratica di distillare le bucce delle uve. I distillatori allora usavano spostarsi di casa in casa, di porta in porta, con il proprio alambicco mobile, ma un incidente costrinse Bortolo Nardini a fermarsi presso Bassano del Grappa e fu lì che intuì le opportunità che avrebbe potuto cogliere in un crocevia commerciale strategico tra Venezia, il Trentino e l’Austria.

Bortolo Nardini acquistò l’Osteria al Ponte, a due passi da Ponte Vecchio, simbolo della città veneta, e cominciò a produrre grappa con un alambicco in pianta stabile, per rivenderla ai contadini che gli conferivano le vinacce per la produzione di grappa. Il fiume forniva l’acqua necessaria alla lavorazione grazie all’estrazione diretta dal Brenta; le colline circostanti garantivano invece la quantità e la qualità di vinaccia. Nella bottega, all’ingresso dal Ponte degli Alpini, campeggiava una scritta: “Acquavite di vinaccia”.

Bolle Nardini
Bolle Nardini, Massimiliano e Doriana Fuksas

Bolle di Nardini, il progetto firmato Massimiliano e Doriana Fuksas

Nasceva così la prima grappa d’Italia: la grappa Nardini. Da sette generazioni, la famiglia Nardini continua la propria produzione, in pieno rispetto delle tradizioni venete. Cresciuta di generazione in generazione, la distilleria è famosa anche grazie alle Bolle di Nardini, il progetto disegnato da Massimiliano e Doriana Fuksas in occasione del 225° anniversario della fondazione dell’azienda. Due bolle ellissoidali trasparenti, sospese da sei colonne su uno specchio d’acqua riflettente, ospitano i laboratori del centro ricerche. Una rampa discendente consente l’ingresso a un volume sommerso e scavato nel terreno come un canyon naturale: l’auditorium.
Nell’architettura, la leggerezza tecnologica ed eterea delle bolle incontra la brutalità del cemento armato impiegato nell’auditorium: l’edificio diventa un manifesto dei valori della grappa Nardini che, da oltre due secoli, ricerca l’originalità nel rispetto della tradizione. Da Nardini, infatti, la storia va di pari passo con l’innovazione e una continua ricerca del perfezionamento della tecnica di distillazione: nel 1860, la famiglia introduce l’alambicco a vapore, un metodo che consente di migliorare la qualità della grappa rispetto agli alambicchi a fuoco diretto, permettendo di preservare la qualità delle vinacce senza bruciarle. Nel 1910, nasce la Grappa Nardini Riserva, invecchiata in botti di rovere; nel 1919, la tecnica della doppia rettifica, che assicura una purezza superiore del prodotto, perché consente la precisione nella selezione degli alcoli; negli anni Sessanta, la distillazione sottovuoto a bassa temperatura.

Una grappa d’eccellenza, oggi come ieri

Oggi, l’azienda utilizza diverse varietà di vinacce di uve rosse e bianche, selezionate e conservate prima di essere stoccate in vasche di cemento per una fermentazione naturale in assenza di aria. Dopo due mesi, le vasche vengono aperte e ha inizio la distillazione attraverso tre tipologie di alambicchi differenti: a caldaiette a vapore, a bagnomaria e a colonna di distillazione. Solo a questo punto, è selezionata la parte nobile del prodotto, poi ulteriormente perfezionata in uno speciale alambicco di rettifica, infine lasciata maturare per un anno nel caso della Bianca o per tre anni in botti di rovere in caso di Grappa Riserva.

La grappa Nardini si riconosce anche per le etichette realizzate dalla storica stamperia bassanese dei Remondini, per la comunicazione all’avanguardia, le confezioni di design e per le iniziative in collaborazione con i migliori bartender internazionali, finalizzate a promuovere la cultura della grappa in miscelazione, al passo con i tempi moderni. Nell’epica attuale, la grappa è il distillato italiano più famoso al mondo e con il suo nome omaggia quel monte Grappa tra le Prealpi venete dove tutto ebbe inizio.

Grappa Nardini
Bolle Nardini, Massimiliano e Doriana Fuksas (ph. Matteo Danesin)

Nell’immagine in apertura, Bolle Nardini, Massimiliano e Doriana Fuksas (ph. Maurizio Marcato)

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