Dietro il cappellino, una voce emergente: il talento poliedrico di Coca Puma

Coca Puma, all’anagrafe Costanza Puma, è una giovane artista emergente. Classe 1998, mostra fin da piccola una forte passione per la musica, sperimentando via via influenze e generi diversi. Da un lato il sound brasiliano, a cui il padre l’ha avvicinata, dall’altro il jazz, primo amore della cantante. E poi ancora, soul, musica elettronica e post-rock: lo stile di Coca Puma è un efficace melting pot, “un bel mix di tante cose diverse”, come lei stessa racconta.

In occasione dell’uscita del suo primo album da solista, Panorama Olivia, disponibile dal 19 aprile, l’artista si rivela emozionata ed entusiasta; carica in vista del tour musicale che la porterà in giro per l’Italia, da Roma a Milano. La raccolta di brani firmata Coca Puma racconta la vita della cantante, tra campagna e città, stile urban e atmosfere oniriche. Un progetto dal carattere sincero e autentico, mosso semplicemente dalla voglia dell’artista di fare musica con dedizione e passione.  

Coca Puma
L’artista emergente Coca Puma

Coca Puma: «I miei primi ricordi legati alla musica sono i viaggi in macchina con la mia famiglia; mio padre è appassionato di musica, quindi sicuramente all’inizio lui mi ha accompagnata in questa passione»

Come ti sei avvicinata al mondo della musica e quali sono state le tue principali influenze?

La musica è sempre stata importante, una presenza fondamentale nella mia vita sin da quando ero piccola. I miei primi ricordi legati alla musica sono i viaggi in macchina con la mia famiglia; mio padre è appassionato di musica, quindi sicuramente all’inizio lui mi ha accompagnata in questa passione. Poi ricordo una pianola con inserite le classiche demo, tipo l’Inno alla gioia per dire. La portavo sempre con me ovunque andassi, cercando di riprodurre diverse melodie. A un certo punto mio padre, più o meno per la mia comunione se non sbaglio, ha deciso di regalarmi un pianoforte elettrico, e da lì ho iniziato a fare un po’ di lezioni con un suo amico. In seguito ho continuato a suonare da autodidatta, fino a un’età un po’ più adolescenziale.

Verso la fine del liceo mi sono resa conto che la musica era davvero molto importante e volevo farne qualcosa, non semplicemente considerarla un hobby. Ero decisa nel provare ad approfondirla un po’ di più. Quindi ho iniziato a studiare e, una volta concluso il liceo, mi sono trasferita in Spagna, a Valencia. All’epoca lì ho fondato un gruppo con due studenti della Berkeley e insieme abbiamo registrato il nostro primo EP negli studi di Valencia. Una volta finito quest’anno all’estero sono tornata a Roma e sono entrata al conservatorio in composizione jazz, dove poi mi sono laureata.

A proposito di influenze musicali, invece, non posso nominarne una sola. Nel corso della mia vita ho sempre cambiato molto gusti e preferenze. Da ragazzina ascoltavo soprattutto soul ed ero una fanatica di Aretha Franklin. Poi più avanti ho iniziato a studiare il jazz, mia grandissima passione. Un altro genere a me molto caro, a cui mio padre mi ha avvicinata, è la musica brasiliana, che ho sempre ascoltato e amato. Solo ultimamente ho iniziato ad ascoltare musica elettronica, dream pop e post rock. Sono influenzate da un bel mix di cose diverse insomma (ride, ndr).

Coca Puma
Coca Puma

«Quando l’ispirazione arriva, io la lascio semplicemente scorrere»

Come definiresti il tuo stile musicale in tre aggettivi?

Sincero, viscerale ed emozionante – almeno per me, non so se anche per gli altri è lo stesso (ride, ndr).

Perché viscerale?

Perché il mio progetto musicale portato avanti fin qui non è stato un lavoro pensato a tavolino. Ogni brano è stato scritto in maniera molto naturale, come se realmente non avessi una percezione razionale su quello che stavo scrivendo. I miei testi sono il risultato di momenti in cui realmente forse non sentivo il controllo. Proprio per questa ragione, mi piace definire l’embrione di questi brani come “viscerale”.

Con quest’ultima risposta hai involontariamente anticipato la prossima domanda che mi ero preparata per te. Tu hai dichiarato: “È difficile definire lo sviluppo della mia scrittura, il tutto avviene da sé in momenti dove non sento il controllo di quello che sto facendo. È come se diventassi un’antenna”. Questa antenna è attirata da qualcosa nello specifico? In altre parole, quando scrivi sei ispirata da un topic in particolare oppure no?

Dipende, l’ispirazione arriva quando arriva. Certo, la si può ricercare, si possono fare degli esercizi per far sì che le idee affiorino; secondo me, però, i momenti di ispirazione si palesano casualmente. Non è un qualcosa che può essere controllato, è come un’energia che ti pervade e in un certo senso ti guida. Quando l’ispirazione arriva, io la lascio semplicemente scorrere.

Coca Puma
Coca Puma

Coca Puma parla del nuovo album Panorama Olivia: «I miei brani raccontano momenti della mia vita, gli ultimi anni soprattutto»

Parlando più nello specifico del tuo nuovo album uscito il 19 aprile, sappiamo che per il titolo, Panorama Olivia, ti sei ispirata al nome di una gatta, Olivia appunto. Come mai questa scelta?

Questa gatta a cui mi sono ispirata è l’animale domestico dei miei vicini di casa, in campagna. Mi viene spesso a trovare mentre lavoro, immersa nella valle del Treja, nel viterbese. In qualche modo è stata una compagnia nei momenti di scrittura e registrazione di molti brani. A lei ho voluto rendere omaggio dedicandole il titolo del mio primo album. Poi ho deciso di usare la parola “panorama” perché secondo me racchiude l’idea di aver scritto questi brani in luoghi diversi e in tempi diversi, tra campagna e città. Ho voluto attribuire la prospettiva di questo panorama alla gatta Olivia, la mia compagna fedele durante i miei momenti da eremita immersi nella scrittura.

Da cosa nasce questo album? Sentivi la necessità di esprimere e condividere un qualcosa nello specifico?

In questo momento della mia vita sento una forte necessità di fare musica. È una vera e propria esigenza artistica e personale. Dietro il mio progetto non c’è una particolare premeditazione, i brani raccontano semplicemente momenti della mia vita, gli ultimi anni soprattutto.

Panorama Olivia
Coca Puma

«Il cappellino è un po’ una mia firma ormai»

A breve comincerà un tour di concerti per portare sul palco Panorama Olivia, partendo da Roma arrivando poi fino a Milano. Come ti senti a riguardo?

Sono molto emozionata. Adesso, col fatto che sto curando la colonna sonora di un film di Carolina Pavone, un’opera prima prodotta da Vivo Film e Rai Cinema, ho la mente un po’ affollata. Per me il tutto rappresenta una grande sfida. Però, insomma, sono anche molto entusiasta al pensiero di partire tra poco e di portare la mia musica e questo album in giro per l’Italia.

La prima cosa che balza all’occhio leggendo la tua bio è “cappellino sempre abbassato sugli occhi”. Cosa rappresenta per te questo capo d’abbigliamento? Gli attribuisci un valore particolare?

All’inizio indossavo questo cappellino per timidezza, per vergogna. Poi è diventato un simbolo del progetto, quindi mi piace tenerlo. È un po’ una mia firma ormai.

Chiuderei questa intervista con un augurio che la te presente vuole rivolgere alla te del futuro. Quali sono le tue speranze per il tuo prossimo percorso in termini musicali?

Mi auguro di prendermi il giusto tempo per realizzare il prossimo album e di farlo bene, con passione. E soprattutto spero di continuare a lavorare nel cinema, perché questa prima esperienza con il film di Carolina Pavone è stata per me travolgente e molto stimolante.

Panorama Olivia
Coca Puma
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