“Margherita delle stelle”: Cristiana Capotondi porta in scena il genio della scienziata che ha cambiato il mondo della fisica

Cristiana Capotondi torna in Rai dopo diversi anni e lo fa con un biopic su una delle grandi donne della storia moderna italiana, l’astrofisica Margherita Hack: Margherita delle stelle dal 5 marzo su Rai 1 e RaiPlay.

Con Cristiana Capotondi, Cesare Bocci, Sandra Ceccarelli, Flavio Parenti, regia di Giulio Base, Margherita delle stelle è una co-produzione Rai Fiction e Minerva Pictures.

Margherita delle stelle racconta la giovinezza di una grande scienziata che nasce a Firenze nel 1922 e cresce nell’Italia fascista e del dopoguerra; un mondo dove le qualità femminili erano limitate alla maternità e alla manodopera, non alla scienza. Parla di una donna che si è imposta in un mondo maschile e maschilista e che ha contribuito a fare la storia della fisica moderna italiana. Una donna non trasgressiva ma libera, con la sua ironia, la sua battuta sempre pronta, la sua capacità di analisi, che è riuscita a parlare a tutti. Margherita delle stelle è la storia di una grande divulgatrice alla quale dobbiamo molto, che ha insegnato a tante giovani donne dopo di lei come sia possibile, se aiutate da chi sta loro accanto, riuscire a rompere quel tetto di cristallo che relega bellissime menti a ruoli dietro le quinte.

«Nata e cresciuta durante il ventennio fascista – racconta Cristiana Capotondi, che incontriamo alla presentazione del film –  Margherita Hack era stata formata ed educata alla libertà da due genitori non convenzionali. Ha poi avuto la fortuna di incontrare un uomo che l’ha sostenuta e spronata a diventare divulgatrice e ad aprirsi al mondo, per essere conosciuta non solo nell’ambiente scientifico».

Da poco mamma, la Capotondi non si è sottratta a un set che ha richiesto anche uno sforzo fisico.

«Come Margherita – ammette Cristiana – ho portato tutti i mezzi di terra a disposizione: macchine, camion, camionette dell’esercito, partendo dalla bicicletta sulla quale ho avuto, devo ammetterlo, delle difficoltà. Ho anche saltato la corda. Tutto in una condizione fisica di ripresa dopo la maternità, quindi spero di aver dato dignità alla sportività di Margherita».

Margherita delle stelle
Cristiana Capotondi e Flavio Parenti sul set di Margherita delle stelle

Cristiana Capotondi, protagonista in Margherita delle stelle: «Quello che amo di Margherita è la sua schiettezza, questo spirito toscano tra l’ironico e il serio che le consentiva di dire anche cose che non erano concesse»

E cosa l’ha colpita di questa donna?

Quello che amo di Margherita è la sua schiettezza, questo spirito toscano tra l’ironico e il serio che le consentiva di dire anche cose che non erano concesse. Mi ha colpito il suo ateismo, che non le ha tolto la contemplazione, quel qualcosa di molto spirituale che ci unisce al tutto. Mi è piaciuto il suo spirito di ricerca che la spingeva a non accettare la risposta più scontata, che esiste un dio che ha acceso la miccia, ma ha cercato una risposta nella scienza.

«La donna deve essere, secondo me, messa nella condizione di fare una scelta sapendo che le è garantita la possibilità di realizzarsi»

Lei è una donna indipendente, che fa il lavoro che le piace, è madre. Ha molto in comune con la Hack. Si sente una privilegiata? Cosa pensa di un Paese che costringe le donne a scegliere non solo tra carriera e maternità, ma addirittura tra lavoro e maternità?

Il nostro Paese sicuramente non aiuta le donne a diventare madri e a proseguire nel mondo del lavoro con la stessa ambizione, ma da genitore mi sono resa conto che tante cose non sono più come prima. Per me la competitività, il desiderio e l’ambizione di realizzarmi professionalmente sono cambiati da quando sono diventata madre. I miei interessi e le mie priorità si sono ampliati. Questo è meraviglioso. Probabilmente qualcosa a terra nel mondo del lavoro lo lascio, anche se sono una privilegiata perché faccio un lavoro che mi consente di avere una vita abbastanza agiata, di avere degli aiuti ed è anche un lavoro saltuario. Tante cose di mia figlia me le posso godere perché non sono a lavoro tutti i giorni, 12 ore al giorno, magari lontana da casa.

Credo però che sia naturale: è come una persona che si dedica a venti cose. Le fai tutte bene? Forse no. Se ti dedicassi a cinque cose forse le faresti meglio, ma ne faresti solo cinque. Dipende da come decidi di impiegare le tue energie. Credo ci dovrebbe essere un welfare molto più attento alle mamme. Credo che le madri vadano aiutate perché sono un patrimonio pazzesco, perché credo sia più connaturato all’essere donna il desiderio di genitorialità che non all’uomo. Anche se ultimamente ci sono molti uomini che vogliono diventare papà e tante donne che non vogliono diventare mamma. Ma la donna deve essere, secondo me, messa nella condizione di fare una scelta sapendo che le è garantita la possibilità di realizzarsi. Non è importante solo per il sostentamento economico, ma anche in termini di realizzazione perché è un esempio che si dà alle figlie.

Cristiana Capotondi in Margherita delle stelle
Cristiana Capotondi sul set di Margherita delle stelle

«Penso che si sia arrivati in un’epoca in cui ognuno si deve disegnare la propria vita come la vuole, come la sceglie»

È una donna con un grande senso di spiritualità che vive una famiglia non tradizionale. Creare un ambiente positivo per i bambini trascende la forma della famiglia?

Penso che la famiglia tradizionale oggi sia in grande crisi per via dei modelli, ma anche perché noi abbiamo deciso di realizzarci e il nostro modo di stare in casa è cambiato. Questo mi fa immaginare che la famiglia era molto sulle spalle delle donne. Da questo punto di vista siamo un matriarcato. Con dei vizi di dipendenza, di sudditanza, nei confronti del maschio, ma siamo davvero un matriarcato. La famiglia tradizionale, proprio perché la donna si sta rivoluzionando, non esiste più.

È anche corretto che sia così, perché molto spesso queste storie sono racconti di gabbie, di sofferenza, di mancanza d’amore in contesti che sono rimasti in piedi perché c’era il sociale, c’era il sistema, c’era il fuori. Penso che si sia arrivati in un’epoca in cui ognuno si deve disegnare la propria vita come la vuole, come la sceglie, e un figlio, se viene educato alla verità, sarà educato bene perché molto spesso crescere in gabbie dorate, dove sei cresciuto protetto, non ti consente poi di affrontare la vita con la forza necessaria.

«Margherita diventerà una sportiva e una donna libera nel modo di pensare, responsabile fin da piccola delle proprie scelte»

Il successo di Margherita Hack si deve anche al tipo di educazione ricevuta. Quanto contano i genitori e il loro messaggio nella riduzione del divario tra uomini e donne?

Questo è un racconto che porta sullo schermo una parte della vita di Margherita meno conosciuta. È un romanzo di formazione e abbiamo scelto come punto centrale del racconto la formazione della giovane che poi diventerà Margherita Hack. I genitori sono due personaggi strani per il loro tempo: sono teosofi, un po’ cattolici un po’ buddisti, credono nella reincarnazione, sono vegetariani. Non sono preoccupati del fatto che la bambina sia irruente o vivace, diversa dalle altre bambine. Anzi, rispettano la sua libertà. Diventerà una sportiva e una donna libera nel modo di pensare, responsabile fin da piccola delle proprie scelte.

Anche io sono stata lasciata libera. Ho iniziato questo mestiere perché il mio padre spirituale, che era allora il parroco di Santa Maria in Trastevere, invitò la Rai per una giornata con i boyscout della parrocchia. Il regista della Rai si complimentò con don Vincenzo e disse che, secondo lui, ero un talento. Don Vincenzo lo disse a mio padre che mi chiese: «Sei stata bene, ti sei divertita questo pomeriggio?» Risposi di sì e che mi sarebbe piaciuto farlo ancora. Quindi don Vincenzo fu fondamentale. Nella mia vita ho sempre comunicato le cose importanti alla mia famiglia tramite don Vincenzo. Ogni volta gli dicevo: don Vincenzo devi parlare con i miei genitori. Faccio questo mestiere perché lui ha acceso la risposta positiva in mio papà. Altrimenti forse non sarebbe stato così.

Cristiana Capotondi
Cristiana Capotondi sul set di Margherita delle stelle

«Per una donna, la scienza è ancora un luogo che parla maschile. Molte fondazioni si occupano di promuovere materie scientifiche per le donne»

Collabora con alcune fondazioni. Quanto è cambiato il rapporto tra le ragazze e gli studi STEM dai tempi in cui studiava la Hack?

Lavoro con fondazioni che si occupano di promuovere le materie STEM e c’è un dato, che accomuna le giovani donne italiane, che credo sia un problema culturale. Molte giovani donne non riescono a immaginare di poter affiancare una vita privata realizzata con una vita da scienziato, magari all’estero, come è accaduto a Margherita Hack. I dati dicono che le giovani donne fino a 16 anni esprimono il desiderio di frequentare facoltà STEM e di lavorare in campo scientifico. Un anno dopo le troviamo che hanno fatto scelte in campo umanistico. Questo credo dipenda, in parte, dal fatto che l’Italia non sia un Paese per ricercatori e scienziati.

Un’altra ragione credo sia che, per una donna, la scienza è ancora un luogo che parla maschile. Molte fondazioni si occupano di promuovere materie scientifiche per le donne. Da Margherita Hack a Marie Curie ad Amalia Ercoli-Finzi, sono tante le donne che hanno lasciato il segno nel mondo della scienza. Queste fondazioni offrono borse di studio a giovani donne che, uscite dal liceo, non hanno i mezzi per continuare gli studi. Come cittadina sarei felice che nel mio Paese non ci fosse una simile perdita di cervelli, da aggiungere a quelli in fuga.

«Margherita delle stelle descrive Margherita anche con le sue imperfezioni»

Cosa risponde a chi pensa che Margherita Hack sia stata raccontata in modo troppo edulcorato, facendone quasi un santino?

Abbiamo rispettato il modo in cui lei si racconta, anche nelle interviste. Margherita delle stelle descrive Margherita anche con le sue imperfezioni. Si racconta studentessa svogliata. Quando deve scegliere se allinearsi al padre, che perde il lavoro e va in rovina perché rifiuta la tessera fascista, lei accetta di leggere il giuramento al duce in pubblico e lo legge perché lei ha voglia di quegli applausi. Non è una cosa da santino. L’eroina avrebbe detto: papà faccio come te e rinuncio al mio momento di celebrità; tu sei antifascista e lo sono anch’io.

Alle leggi razziali lei si ribella solo in un secondo momento. È una studentessa che se può non studia, fa fisica non per una vocazione intellettuale ma perché la fa la sua migliore amica. Raggiunge il successo sempre sdrammatizzando e mai da prima della classe. Se avessimo davvero voluto fare un santino, avremmo certamente evitato il giuramento al duce.

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