Il fenomenale caleidoscopio ELASI e il suo nuovo singolo “Franco” (feat Anoraak e Dumar)

Franco è il titolo del nuovo singolo di ELASI, con la partecipazione di Anoraak e Dumar, che è uscito proprio oggi per Trident/Believe Music Italia. Abbiamo colto l’occasione per chiacchierare con l’artista riguardo il suo percorso, l’industria della musica e in particolare il genere elettronico. Dal suo appartamento in Chinatown a Milano, ELASI ci ha guidato attraverso il suo mondo. Una realtà variopinta e multiforme, che non si lascia limitare dai confini tradizionalmente imposti dal mercato musicale.

ELASI by Manuel Bifari
ELASI

ELASI: una vita legata a doppio filo con la musica

Elisa Massara, nome d’arte ELASI, nasce ad Alessandria nel 1993. A soli sei anni inizia a studiare musica e a dieci è già iscritta al Conservatorio Vivaldi della città, dove si dedica al pianoforte e alla chitarra classica. Il suo sogno è cantare su un palco le canzoni che scrive (altra cosa che comincia a fare già da piccolina). A quattordici anni circa comincia a esibirsi live nei pub e nelle sagre di provincia, insieme ai compagni della band punk-rock di cui entra a far parte. Nel frattempo alterna le serate con la band alle lezioni di musica classica, portando avanti quella che definisce ironicamente “una sorta di doppia vita”.

Amante della musica in tutti i suoi generi e sfaccettature, le piace scoprire e provare a studiare i relativi modi per crearla.  È con questa attitudine che si è avvicinata al mondo dell’elettronica.

«È un mondo che ti permette di unire tanti strumenti e generi, perché con i software puoi estrapolare qualsiasi tipo di campione o di suono. Melodie provenienti da luoghi lontani, voci, cori tradizionali e folkloristici. Con l’elettronica mi sono sentita libera di giocare con i generi che avevo imparato a suonare negli anni e di fonderli con quelli appresi più recentemente (il funk e il jazz, per esempio)».

Nonostante ciò, però, quando pensa a una carriera nella musica, ELASI si immagina di arrivare al massimo a proporre idee e realizzare progetti per conto di terzi. «Non mi sono mai sentita abbastanza brava per riuscire ad avere una carriera come artista solista», afferma. Si iscrive così a un corso universitario di economia per l’arte a Milano, il suo “piano b”. Continua a coltivare la passione per la musica parallelamente agli studi e al momento di redigere la tesi di laurea si sposta a Los Angeles. Lì ha l’opportunità di svolgere un praticantato in uno studio di composizione di musica per il cinema. In questo modo ha la possibilità di approfondire il mestiere della produzione: «Però continuavo a considerarla un’attività che si sarebbe limitata a soddisfare la mia curiosità, piuttosto che viverla come uno step verso un mestiere. E poi facevo la dog sitter per mantenermi» (ride, ndr).

ELASI continua sulla strada dell’economia, svolgendo anche lavori nell’ambito per qualche tempo, ma alla fine il destino la riconduce alla musica. Nel 2019 firma il suo primo contratto discografico e da quel momento diventa ufficialmente un’artista musicale.

ELASI by Luca Secchi
ELASI

«Io ho deciso di seguire il mio istinto e la mia verità e di non limitarmi a un solo aspetto della mia persona e passione, ma di continuare a nutrirle tutte contemporaneamente»

L’eclettismo che caratterizza il tuo percorso è ben riflesso dall’estetica con cui il tuo alter ego artistico si presenta al pubblico. Il ruolo che la moda gioca nella tua vita in ambito performativo è lo stesso che gioca nella quotidianità?

Direi di sì. I look con cui mi presento sul palco sicuramente non sono gli stessi con cui esco di casa e purtroppo non ho la make-up artist che mi trucca ogni mattina, però giocare con l’abbigliamento in modo creativo è una cosa che mi è sempre piaciuta. Da piccola amavo travestirmi ogni volta che se ne presentava l’occasione e oggi adoro andare alla ricerca di capi estrosi, particolari e scovare pezzi unici. È quello che faccio di più. Non seguo le tendenze e non mi interessa molto accaparrarmi l’ultimo drop del brand in hype o l’ultima borsa della maison di lusso. Anzi, ultimamente la principale designer che seguo è mia mamma! È molto brava a cucire, perciò le mostro o disegno dei capi che vorrei avere, e lei me li realizza.

Questo stesso ecclettismo però si è rivelato un problema per qualcuno. Alcune persone con cui ho collaborato mi hanno chiesto di scegliere un genere distinto, definito, un modo di scrivere preciso, di decidere se fare o la cantautrice o la cantante o la producer o la dj. Questo perché, a detta loro, avrei rischiato di veicolare un’identità confusionaria. Io ho deciso di seguire il mio istinto e la mia verità e di non limitarmi a un solo aspetto della mia persona e passione, ma di continuare a nutrirle tutte contemporaneamente.

ELASI by Luca Secchi
ELASI

Dal momento che hai viaggiato molto e vissuto all’estero, pensi che questa richiesta di limitarsi a una categoria ben definita sia una caratteristica del mercato musicale in generale o di quello italiano?

Faccio fatica a generalizzare, perché per quanto riguarda il mercato americano si tratta di un panorama talmente ampio che a confronto quello italiano è una realtà microscopica. Anche lì puoi incontrare gli stessi ostacoli che si possono ritrovare in Italia, quindi credo sia una caratteristica che non distingue un mercato dall’altro. A me basta sapere che sono esistiti ed esistono tuttora personaggi che sul loro eclettismo hanno fatto una carriera: penso a David Bowie per quelli meno recenti o a Shygirl nel contemporaneo. Di conseguenza mi rendo conto di essere un personaggio sicuramente più di nicchia rispetto a chi magari mostra un’identità più precisa. Di certo si viene lanciati nel mainstream anche grazie a questa caratteristica. Ma mi sembra che i progetti che ho realizzato finora abbiano riscontrato comunque successo, perciò questa strada, per la persona che sono, mi pare funzioni.

ELASI by Manuel Bifari
Total look Vivetta

«Non è un progetto indirizzato esclusivamente alle donne, non vogliamo auto-ghettizzarci in questo senso. Però sicuramente l’intento è quello di accogliere e sostenere chi tendenzialmente fa più fatica ad entrare in questo sistema»

Sei co-fondatrice di POCHE Cltv, il primo collettivo italiano di produttrici di musica elettronica. Com’è nato questo progetto e come si è sviluppato? 

POCHE è nato nel 2021 da una domanda apparentemente banale che Plastica (l’altra fondatrice e producer) e io ci siamo fatte nel periodo del lockdown: «Ma noi conosciamo altre ragazze produttrici?». Lavoriamo sempre in mezzo a colleghi, ma non abbiamo mai incontrato altre colleghe. Quindi, tramite passaparola, ci siamo informate su quali altre produttrici ci fossero in giro per l’Italia e abbiamo messo insieme un elenco. Spiccano ragazze davvero interessanti: dalla produttrice di musica da film come Ginevra Nervi, a Federica Furlani che si occupa di musica per il teatro; da quella più techno come Giulia Tess, fino a IDRA, che si dedica a un genere più ambient. Professioniste con background super diversi, ma accomunate dal fatto che la musica elettronica è il loro mestiere. Spesso poi non sono conosciute nel mainstream, quindi con POCHE cerchiamo di dar loro maggiore e meritata visibilità.

Come anticipavo il progetto è nato durante la pandemia, quindi i primi approcci sono stati le riunioni su Zoom dove condividevamo contatti, punti di vista, lavori, ma anche frustrazioni. Da lì è nata l’idea di dar vita a un progetto che potesse diventare una piattaforma o comunque farsi punto di riferimento per chiunque volesse dedicarsi professionalmente alla musica elettronica. Non è un progetto indirizzato esclusivamente alle donne, non vogliamo auto-ghettizzarci in questo senso. Però sicuramente l’intento è quello di accogliere e sostenere chi tendenzialmente fa più fatica ad entrare in questo sistema.

Nel concreto POCHE organizza corsi di formazione gratuita, in cui si utilizza il software di produzione musicale Ableton, che è il maggiormente diffuso. Il collettivo dà la possibilità di fare networking a scopo professionale e organizza rassegne musicali che possano dar voce ai nuovi talenti.

Un esempio è l’evento che abbiamo gestito alla Triennale di Milano, che ci ha concesso la direzione artistica di un palco per una rassegna di concerti di musica elettronica di produttrici. Siamo molto felici che il collettivo stia catturando l’attenzione di istituzioni importanti, grandi brand e agenzie di media. Significa che qualcosa di buono lo stiamo facendo!

ELASI by Luca Secchi
ELASI

«Adoro vedere gli altri felici e facendo la dj mi sembra di avere l’opportunità di modificare in positivo il loro umore (e di conseguenza il mio)»

Un’ulteriore sfaccettatura di ELASI è l’essere dj. Come si ricollega alla tua carriera?

Dal momento che creo musica per professione, essere una dj per me è una sorta di continuum inevitabile.  Ascolto tanta musica, in generale, quindi ho sempre fatto tantissima ricerca e di conseguenza imparato a selezionare. Fin da piccola amavo scegliere la musica da ascoltare in auto, alle feste ecc. Riuscivo sempre a captare il mood delle persone e a proporre musica che le entusiasmasse, le rendesse felici. Adoro vedere gli altri felici e facendo la dj mi sembra di avere l’opportunità di modificare in positivo il loro umore (e di conseguenza il mio). La sento veramente come una sorta di vocazione! Nonostante siano pochi anni che mi esibisco in modo professionale, sono contenta dei risultati che ho ottenuto finora. Quest’anno, in particolare, sono riuscita ad affermarmi un po’ di più nel panorama, quindi sono davvero soddisfatta.

È recente l’uscita di Autostop, il singolo prodotto da Rocco Rampino con il featuring di Willie Peyote. I toni intimi e le sonorità malinconiche del pezzo vengono rappresentati visivamente da un bel video musicale, dove tu e Willie interpretate i protagonisti. È un singolo che ha segnato un evidente cambio di rotta rispetto a CHE CALDO, uscito l’estate scorsa. Autostop racconta gli ultimi strascichi di una relazione ormai giunta al capolinea, ma che risulta difficile da spezzare. Scritto con delicatezza nella malinconia di un pomeriggio di novembre, tu e Willie rappresentate i diversi punti di vista della coppia, dove ognuno affronta la situazione in modo diverso. Da un lato qualcuno si chiude e vede il distacco come unica soluzione, dall’altro c’è chi non si arrende e continua a dare tutto se stesso con propositività.

Un concept opposto a quello di Franco, il nuovo singolo composto e scritto con Dumar e Anoraak, il musicista, producer e dj francese con cui hai già collaborato. Un pezzo allegro e spensierato, che fa ballare e la cui origine sembra molto diversa da quella di Autostop…

Franco parla di gioco, amore libero, nonsense ed è un pezzo nato per divertimento, senza alcuna reference particolare al mio vissuto. Autostop invece parte da esperienze strettamente personali, sia mie che di Willie Peyote. Quindi le origini dei due pezzi sono opposte direi. Franco è stata scritta in un’ora, cosa che capita raramente, ma ti fa capire la leggerezza e la spontaneità che caratterizzano il brano. È nato tutto quando Anoraak, Dumar e io ci siamo ritrovati a jammare in uno studio per una session organizzata da Italia Music Export (una branca della SIAE che si occupa di diffondere la musica italiana all’estero). Da lì ha avuto origine il beat.

Il testo è stato messo in piedi a partire dalle mie “supercazzole”, si può dire? Innanzitutto, Franco è un soprannome che amo dare a chiunque in tono ironico e divertente, perché suona buffo e amichevole. Dopodiché ci sono tante frasi nonsense, dove compaiono parole-stereotipi italiane con risonanza internazionale: fusilli, Bocelli ecc. Anoraak è francese e io italiana, e tra di noi parliamo in inglese. Stavamo cercando un punto d’incontro per scrivere il testo. E da lì la scelta di parole che venissero comprese universalmente, ovviamente in modo molto ironico. Sono contenta, mi sembra sia un pezzo davvero divertente.

ELASI by Manuel Bifari
Total look Vivetta

Franco chiude in bellezza il tuo 2023, un anno ricco di nuova musica, concerti e dj set, residenze artistiche e collaborazioni creative. Tirando le somme, cosa ti porti di tutto questo nel 2024 e cosa preferisci lasciarti dietro?

Guarda, dall’esterno questo anno è apparso bellissimo proprio perché ricco di date e nuove opportunità, ed effettivamente è stato emozionante. Però ti confesso che, al tempo stesso, è stato tanto difficile e doloroso per diversi motivi. Per cui mi auguro che il prossimo anno sia un po’ più leggero (almeno emotivamente!).

Credits

Photographers Luca Secchi e Manuel Bifari

Art Director Arianna Puccio (Studio Cemento)

Make-up Monica Crosta

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