Wine experience su misura: House Of Vino

Il mondo dei vini si apre a nuove e più personali esperienze grazie a House of Vino, un progetto nato dall’intuizione di un giovane imprenditore Luca Genova, manager della comunicazione e appassionato da sempre di eno-gastronomia. House of Vino propone degustazioni private a casa (o in location su richiesta specifica del cliente) per trascorrere una serata diversa alla scoperta di sapori, odori e colori unici. Una serata tra amici si trasforma così in un’esperienza speciale e inconsueta che può basarsi solo sul vino o essere arricchita grazie all’accompagnamento di cibo, musica e momenti di intrattenimento. Un’esperienza multisensoriale che si può arricchire di volta in volta anche tramite collaborazioni con producer musicali, piccoli produttori, artisti e tutto ciò che possa rendere l’esperienza unica ed irripetibile. Abbiamo infatti incontrato Luca e House of Vino durante una speciale degustazione di bollicine per l’opening del GUM Bar, una nuova iniziativa di GUM SALON di Milano.

Di dove siete e come è nato il progetto?
Io sono siciliano, il mio socio friulano. Vivo a Milano da dieci anni. Vengo dalla comunicazione, ho lavorato per 9 anni con Lapo (Elkan, ndr) e ho una mia agenzia di comunicazione, Dreamers&Makers. Ho fondato House of Vino con un approccio legato a una comunicazione più da storytelling che da tecnico del vino. Parallelamente abbiamo, poi, una linea di business che sviluppa progetti di comunicazione legata al Food & Beverage, con cui aiutiamo cantine, istituzioni o consorzi attraverso consulenze e progetti nel mondo del vino. Sentiamo la necessità di svecchiare il settore. Il Food, grazie agli chef e ai grandi marchi, non fa fatica, ma gli altri comparti sì e non riescono a togliersi la polvere di dosso, vuoi perché siamo poco ricettivi alle innovazioni o perché abbiamo sempre paura e non siamo in grado di fare squadra. Il vento sta cambiando, però.

Quali le proposte di House of Vino?
Eventi privati di degustazione, abbinati a cene o aperitivi, in base al format richiesto. Lavoriamo molto sulle cene di business, con persone che vogliono avere un approccio più forte sui propri clienti o fornitori. Le persone chiedono qualunque cosa, dalle degustazioni di coppia a quelle per il papà, o da soli. Da ogni mail o telefonata, nasce qualcosa di nuovo. Creiamo progetti tailor made, sulla base delle informazioni o delle richieste. Vogliamo avvicinare le persone al vino, non spaventarle. Le degustazioni private sono per piccoli gruppi, facili da gestire e con cui avere rapporto più diretto. Oltre le quindici persone progettiamo eventi ad hoc, considerata la necessità di appoggiarsi a supporti diversi, come il catering.

Per Gum Bar hai scelto una degustazione di Champagne…
Per due ragioni: la prima è che Stefano Terzuolo (founder di GUM, ndr) ne è un amante; la seconda è la location, così accogliente, con i velluti e lo stile vintage – da Francia del 700 – che poteva accompagnarsi solo a dello Champagne.

Quali sono le differenze tra i tre Champagne scelti?
Sono tre vini provenienti dalla stessa cantina. Uno è il Tradition, classico Champagne composto da Pinot nero, Chardonnay e Pinot Meunier. Il secondo è un gradino più su, prodotto da una selezione degli stessi vitigni: un millesimo della medesima annata. Il Brut Selection, più complesso, strutturato e avvolgente. L’ultimo, Fleur de Vigne, dalla bottiglia particolare, è un assemblaggio contente anche piccoli vitigni autoctoni, in percentuale minore, ma capaci di conferire una freschezza diversa, rendendolo un vino più facile. Se ne potrebbe bere una bottiglia senza accorgersene, al contrario degli altri, più stucchevoli.

Qual è la degustazione più creativa che vi sia stata richiesta?
Abbiamo lavorato anche con clienti stranieri, progettando degustazioni dal budget molto alto, con bottiglie da due/tremila euro ciascuna. La costruzione dell’evento è più impegnativa ma interessante. Si sfida un terreno molto forte. A noi, poi, piacciono molto i percorsi regionali particolari. In Sardegna, ad esempio, siamo partiti dai bianchi, dai Moscati secchi, per arrivare a delle bollicine di Vermentino pazzesche, affinate sott’acqua, nella Riserva Marina di Alghero. C’è anche Giovanni Montisci, proprietario di una cantina sotto casa sua e produttore di un Cannonau in purezza, dalla forte gradazione alcolica, il Barrosu. Un’elegenza e una raffinatezza egregie, difficile da catalogare, con una ricerca di varie eccellenze regionali.

 Come gestite la ricerca delle piccole cantine?
La portiamo avanti personalmente con molto piacere e tanta fatica, ma è un aspetto fondamentale del lavoro. Ci aiuta, questa vicinanza al prodotto, alla cantina e al contadino stesso, perché possiamo farcene forza quando lo proponiamo a progetti anche con aziende. Non è una cosa scontata. È facile pensare a un progetto di comunicazione di un vino, ma conoscerlo, servirlo e aver parlato col contadino ti dà una serie di nozioni utili per un approccio diverso. Teniamo molto a questa ricerca, e lavoriamo con cantine piccole che stanno tracciando la linea dei vini naturali, trend nascente, in Italia. Siamo la nazione con più autoctoni al mondo, con più varietà di uva, anche rispetto alla Francia e alla Spagna e alla Napa Valley in California. Questo ti dà l’idea di cosa si potrebbe scoprire nell’arco di un viaggio in Italia.

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