Ileana D’Ambra, la trasformista

Ileana D’Ambra è un vero ensemble: papà veneto, mamma per metà greca per metà romana, è cresciuta nella città del padre fino all’età di sei anni, per poi trasferirsi a Bologna, restarci fino ai sedici e quindi raggiungere Roma, dove vive tuttora.
Potremmo definirla, per la capacità di trasformarsi, la nostra Renée Zellweger. L’abbiamo conosciuta in Favolacce dei fratelli D’Innocenzo, il mese scorso era al cinema con il film La prima regola, inoltre è entrata a far parte della nuova stagione di Che Dio ci aiuti; teniamola d’occhio, a breve sarà infatti anche ne Il maledetto di Giulio Base.

Ileana D'Ambra
Jacket and pants Federica Tosi (ph. by Roberta Krasnig)

Il tuo esordio, nel film Favolacce, è stato col botto, hai vinto subito il premio come miglior attrice esordiente, costruendo per intero il personaggio e ingrassando di quasi 20 kg, voglio sapere tutto...

Lo è stato davvero, col botto, per il semplice motivo che, dalla prima lettura della sceneggiatura, l’ho trovata meravigliosa, poetica ed estremamente attuale; poi il fatto che mia madre lavori come mediatrice familiare mi ha reso il tutto più credibile. Da cinefila accanita quale sono, Favolacce è esattamente il genere di pellicola che vado a vedere, quindi tutto torna.
Anche la richiesta di prendere peso aveva un senso nel racconto, quindi ho accettato con gioia e senza problemi, era la mia prima volta al cinema e potevo fare ciò che avevo sempre desiderato.

“Da cinefila accanita, Favolacce è esattamente il genere di pellicola che vado a vedere, tutto torna”

Diciamo che la trasformazione del personaggio è meno comune in Italia, mentre negli Stati Uniti è quasi una routine, come ti sei approcciata a questo processo?

In un mese e mezzo ho preso 15 kg, una cosa veramente impegnativa, mentirei sostenendo se dicessi che è stato semplice; ovviamente sono stata seguita da un nutrizionista che, per il motivo contrario, mi seguiva già precedentemente, era basito dal fatto che una persona, dopo tanti anni, gli chiedesse l’esatto opposto.
Ogni volta che mi dava la dieta rabbrividiva, però a suon di 250 grammi di pasta a pranzo e a cena, e proibendomi nella maniera più assoluta il junk food, siamo arrivati all’obiettivo finale che, ripeto, per ragioni lavorative aveva un senso. È talmente fuori dal comune, questa cosa, che il pubblico pensava fossi veramente così. Non si è trattato di uno street casting, insomma, ho dovuto davvero lavorarci su.

A dicembre eri in sala con La prima regola, devo ancora vederlo ma sono affezionato al titolo, avendo visto tanti anni fa la prima versione teatrale, già potentissima; cosa vuoi raccontarci a proposito?

È stata una bellissima sfida in quanto il regista, Massimiliano D’Epiro, aveva le idee molto chiare ma allo stesso tempo si è lasciato sorprendere, una situazione perfetta, mi piace avere un dialogo diretto e di scambio, inoltre il testo proviene da una pièce, quindi c’era ancora spazio per la costruzione. Un lavoro interattivo, sul serio, per me è stato un film anche di formazione; so che il regista si arrabbierebbe sentendomelo dire, ma gli sono davvero grata.

La prima regola è stato un lavoro interattivo, anche di formazione”

Sei appena entrata a far parte della grande famiglia di Che Dio ci aiuti, giunta alla settima stagione, come ci si sente a salire su un treno in corsa come questo?

È impegnativo, diciamo che il carico di ansia per la messa in onda della prima puntata c’era, stavo morendo! Come dicevi, è un treno in corsa, con un pubblico meraviglioso e fidelizzato. Ero stata “istruita”, in questo senso, da colleghi protagonisti di altre titoli caratterizzati da una lunga serialità, non è semplice entrare nel cuore delle persone.
Questa, inoltre, è una stagione particolare, in quanto Elena Sofia Ricci ha passato per metà il testimone a Francesca Chillemi, e in più il cast risulta rivoluzionato, regia compresa. Alla fine, però, mi ha portato tanta felicità, mia madre è la fan numero uno e sono riuscita, per la prima volta, a fare qualcosa di comico.

Si tratta del tuo esordio nei panni del personaggio di una serie? Entrare nelle case di tutti cambierà completamente il tuo approccio col pubblico, lo sai.

Sono molto elettrizzata all’idea di avere questo contatto ravvicinato, tante ragazze hanno già iniziato a scrivermi.

“Mi piace avere un dialogo diretto e di scambio sul set”

Jacket and pants Federica Tosi (ph. by Roberta Krasnig)

In uscita, sempre quest’anno, avrai anche Il maledetto, per la regia di Giulio Base, presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma, cosa vuoi dirci a riguardo?

Quello di Giulio è un film che mi ha segnato parecchio, sia perché prosegue, diciamo, quel filo di drammaticità iniziato con Favolacce, sia perché era la prima volta nel ruolo della co-protagonista, insieme a Nicola Nocella.
Una parte impegnativa dunque, anche perché si parla della Sacra corona unita, in un ambito malavitoso che porta con sé situazioni difficili.
In questo caso, il personaggio era più spigoloso, perciò niente dieta, mi sono solo ammazzata di sport.

Non è che lavori troppo Ileana? Riesci a goderti un po’ la vita?

Sono appena diventata zia, sono felice ora di avere qualche mese di pausa per potermi godere mia nipote.

Ileana D'Ambra serie
Dress Missoni (ph. by Roberta Krasnig)

Credits

Talent Ileana D’Ambra

Text Fabrizio Imas

Photographer Roberta Krasnig

Hair and make-up Iman El Feshawy

Press office laPalumbo

Nell’immagine in apertura, Ileana D’Ambra, fotografata da Roberta Krasnig, indossa giacca e pantaloni Federica Tosi

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