Incontri fra arte e moda: la nuova collezione di Studiopretzel

Con Studiopretzel è stato finalista al prestigioso concorso “Who’s on next?”, mentre con la sua collaborazione con Berto Industria Tessile ha partecipato ai Global Deim Awards di Amsterdam. Il lavoro di Emiliano Laszlo, con il suo heritage made in Tuscany, ma anche fortemente legato all’estetica nipponica, è riconosciuto come uno dei più interessanti del nuovo Made in Italy. Durante la novantesima edizione di Pitti il designer ha presentato la nuova collezione per la P/E 2017, che vanta la collaborazione con il duo Pattern Nostrum, che porta colore sul design essenziale di Laszlo. Il binomio arte e moda si arrichisce così di un capitolo nuovo, molto stimolante.
Abbiamo incontrato Emiliano Laszlo a Firenze per una chiacchierata sul suo Studiopretzel.

Come è nata la tua collaborazione con Berto e come si è sviluppata?

La collaborazione con Berto Industria Tessile è nata dopo la sfilata durante la Mercedes Benz Fashion Week di Zurigo. Avevo inserito alcuni loro tessuti (che già usavo da un paio di stagioni) in collezione ed è piaciuta, diciamo, la mia interpretazione. Sono così entrato a far parte del progetto #berto4youngtalents e sono diventato ambassador dell’azienda. Nel novembre 2015 abbiamo partecipato insieme, con una collezione ad hoc, ai Global Denim Awards di Amsterdam, vincendo il premio come ‘BEST FABRIC’.

Come è nato invece l’incontro con Pattern Nostrum?
Con Pattern Nostrum ci conoscevamo già da qualche anno, anche per motivi di vicinanza territoriale, Firenze e Prato, ma non eravamo riusciti ancora a trovare un modo per lavorare insieme. Questa stagione, dopo alcuni incontri preliminari per capire le rispettive esigenze, ci siamo riusciti.

Ci racconti l’ultima collezione?
La collezione trae spunto proprio dal rapporto che c’è tra arte e riproduzione della stessa. Il lavoro di Pattern Nostrum è interessante perché parte dalla mano e dal pennello, per poi arrivare ad una digitalizzazione dell’arte. Questa era l’aspetto a cui tenevo di più, cioè mantenere l’aspetto più artistico del processo creativo, facendo in modo che il tessuto sembrasse dipinto direttamente, focalizzando l’attenzione sul grande formato, come se il capo fosse la tela e diventasse un quadro.

Come è cambiata la linea in questi anni?
Studiopretzel in realtà non cambia. Si trasforma, stagione dopo stagione, creando dei ‘sotto-moduli’ che ne mantengono inalterata la coerenza, ma che aggiungono dettagli importanti, maturati grazie a conoscenze acquisite sul campo.

A distanza di qualche stagione dal lancio della linea e poi dalla tua partecipazione a “Who’s on next?” come valuti questo nuovo gruppo di designer che si è affacciato sulla scena? C’è effettivamente un nuovo made in Italy?
Il ‘nuovo gruppo di designer’ ha raggiunto, in questi ultimi anni, un numero esponenziale di cui è difficile tenere di conto. Va tenuto presente che, come in tutti i campi lavorativi, ma soprattutto nell’ambito creativo, si assiste ad un sovrappopolamento che toglie attenzione verso il nuovo: troppi nomi, troppe collezioni, troppi talenti. Ci vorrebbe un’intera fashion week dedicata solo ai nuovi designer italiani.

Progetti a cui stai lavorando?
Per quanto riguarda i prossimi mesi, il lavoro si muove nella direzione di un consolidamento del brand su nuovi mercati come quello giapponese e americano.

www.studiopretzel.com

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